Dieci cose




Alice Guerra


Editore: Rizzoli

Genere: Narrativa gialla

Pagine: 251

Anno edizione: 2024

Sinossi. “Chissà se anche Luigino ha iniziato a pensarla come me e per questo ha cominciato a mettersi le camicie con le angurie. Era demenza senile oppure aveva semplicemente iniziato a volersi bene?” Luigino, novantenne di Mestre che vive in compagnia delle sue galline, una mattina sparisce senza lasciare traccia. Un riluttante commissario siciliano, che odia il Veneto e sogna il trasferimento, sarà costretto a farsi carico delle indagini, ma la vera investigatrice – caparbia e inarrestabile come il suo mentore Jessica Fletcher – sarà Alice: una ragazza che si autoproclama “l’influencer di Mestre” e che non smette di ficcare il naso al bar, alle poste, al gingerino pomeridiano delle amiche della zia e, soprattutto, all’interno della stessa casa di Luigino. Guidata dai principi e dagli insegnamenti della sua adoratissima Signora in giallo – tra cui: “Anche la tua amica può essere un’assassina”, “Se qualcosa non torna, è meglio ficcare il naso” e “Chi ha bisogno di dimostrare il proprio valore non vale poi molto” – della quale non perde una puntata, Alice inizia a scoprire qualcosa di più sulla vita e sul mondo di Luigino, che sotto molti aspetti sono simili ai suoi. Tra colazioni al bar per carpire informazioni ai vecioti di Mestre, goffi pedinamenti e scelte coraggiose (sul filo della legalità), Alice ci racconta anche un po’ di sé: del disturbo d’ansia generalizzata di cui soffre, di come ha fatto in qualche modo i conti con questa realtà, di anni trascorsi a rincorrere le cose sbagliate e delle sue relazioni amorose disfunzionali.

“… sappiate che in questo volume vi dirò la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. E anche una marea di cose inventate. È pur sempre romanzo giallo (più o meno).”

 Recensione di Loredana Cescutti

A mio avviso, ci sono sostanzialmente due modi per leggere un libro.

Si può aprirlo, scorrerlo velocemente e saltare a piè pari ciò che risulta noioso e ci infastidisce oppure si può scegliere di farci rapire dalle pagine, permettere a queste ultime di prendere il controllo su di noi e fermarci a leggere e ascoltare anche ciò che si nasconde sotto la superfice di parole che già dette così, talvolta sono ricche di tutt’altro, figuriamoci poi a scavare oltre.

Ecco, a me piace che sia il libro ad avere il sopravvento su di me e di norma non sbaglio.

Perché il libro ha tutti i sacrosanti diritti di essere ascoltato

Senno come possiamo parlarne poi?

“… gli imprevisti non capitano se vivi senza rischiare mai. Però quanto è importante diventare chi si vuole e smettere di fingere di essere qualcun altro, o di fare solo ciò che gli altri si aspettano da noi, passando esistenze infelici a rincorrere ciò che ci chiede la società?”

Parto col dire che già il titolo per me è stata una specie di Pasqua, una beatitudine che può capire solo chi, come Alice e come me ama alla follia zia Jessica e si è visto e rivisto tutte le puntate all’infinito, tanto da sapere di quale episodio si tratti solo dalla scena iniziale, tralasciando di leggere il titolo.

“… ho imparato a capire che non tutto è come sembra, che se una persona sorride sempre non significa che stia bene… che a volte chi è circondato da tanta gente è più solo di chi ha un unico amico…”

Credetemi, qui in casa mio marito ancora ne rimane scioccato se accade, pur avendo dovuto pure lui impararle tutte e non parliamo di mio figlio tredicenne, che ormai come me ha le sue preferite.

Perché Jessica è Jessica eh sì, ma quanto sarebbe bello vivere a Cabot Cove?

“… non puoi piacere a tutti nemmeno se sei Jessica Fletcher…”

È vero, questo è un giallo, più o meno, come si legge in copertina, ma l’atmosfera frizzante, gli arzilli personaggi, la signorina influencer che non ce la fa ad evitare i guai come se i guai avessero scritto il suo nome, il poliziotto mammone e prevenuto e, una buona dose di ironia, hanno reso la lettura assolutamente divertente regalandole un ritmo irrinunciabile.

“Il tempo che abbiamo su questa terra è troppo breve per passarlo con persone che ci fanno sentire a disagio, per far finta di essere chi non siamo, per omologarci agli altri e per avere i ciglioni frantumati da qualcuno.”

Fra “sera triglie” (serial killer) minacciosi, situazioni tragicomiche e momenti assolutamente imbarazzanti, Alice Guerra ha confezionato un romanzo molto divertente ma che ti lascia spunti di riflessione non da poco, perché è sempre indispensabile andare a guardare sotto la superficie delle persone, per conoscerle veramente e capire chi abbiamo davanti.

“… prima di amare qualcuno e di farti amare da qualcuno in maniera sana, sei tu che devi amare te stessa…”

Personalmente mi sono divertita con le arzille vecchiette e i loro pettegolezzi in veneto. Io sono friulana e vi è abbastanza affinità nei modi di dire e nel modo di affrontare la vita, per cui è stato un po’ come sentirmi a casa.

La costante presenza, poi, di Jessica e i suoi insegnamenti ha reso l’atmosfera decisamente molto simile a quella di Cabot Cove, pardon Mestre Cove, piccolo lapsus.

La scrittura è fluida, certi momenti ti lasciano con le lacrime agli occhi, dal ridere e ho trovato, in Guerra, un’ironia e un’autoironia contagiosa che mi è piaciuta moltissimo.

Ad un certo punto ti perdi, perché è vero che la storia gialla è inventata ma Alice no, e tu finisci per non capire dove finisce la verità e inizia la finzione.

La cura dedicata ai personaggi, poi, è stata veramente tanta e mi sono immedesimata come se pure io fossi lì, con loro a fare pettegolezzi addentando qualche dolcetto e bevendo l’immancabile gingerino, che anche le mie nonne avevano sempre in uno dei mobiletti delle loro cucine.

Mi è parso di respirare il passato, ma senza dimenticare il presente e i forti messaggi che arrivano da queste pagine, legate al fatto di rinnovarsi, di non fermarsi e soprattutto, di non farsi andare bene il solito se si può avere di più per sé stessi.

Per stare bene.

Inutile dirvi che mi sono sentita in sintonia anche con le puntate preferite (io adoro quelle ambientate a Cabot Cove!), che qui non ci sono tutte ma mi rendo conto che la storia fosse un’altra, e però che bello leggere di ciò che si conosce e che ti fa ripiombare all’istante in quei momenti sereni, quando mi rifugio con Jessica per non pensare a null’altro.

Il messaggio finale è potente, arriva a sorpresa, con ilarità e joie de vivre , tanto cara a questi vecchietti così frizzanti, che si mantengono in forma continuando a fare quello che hanno sempre fatto, nei limiti delle loro attuali possibilità, ovviamente.

Deambulatori, carellini, aparecchi acustici, una buona dose d’ironia e spontaneità a manetta, per una storia che diventa un manuale d’insegnamento che tutti dovremmo abbracciare e tenere stretto stretto, perchè delle volte, non serve leggere un saggio sulla vita per imparare a conoscerci.

Tante volte, basta un romanzo più leggero che però parla di noi e che non si fa abbandonare e riesce a farti ridere a crepapelle, che poi è uno degli ingredienti per vivere bene, ovvero farsi una bella risata invece di rimanere rigidi e ingessati, finendo per trattenere dentro tutte le emozioni, fino ad arrivare a trasformarci in una pentola a pressione pronta ad esplodere.

Che dire, date una possibilità ad Alice e leggete il libro, non vi deluderà.

“… la vita è solo una… e non voglio più essere triste…”

Buona lettura!

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Alice Guerra


Vive a Mestre, è un’influencer e autrice italiana. Seguitissima sui social, la sua missione è quella di diffondere il veneto. Laureata in comunicazione, in poco tempo ha conquistato i social grazie ai suoi video e le sue parodie in veneto.
Nel 2024 esce per Rizzoli il suo primo libro, Dieci cose che ho imparato da Jessica Fletcher.