A tu per tu con l’autore
Ciao Gaja e benvenuta su ThrillerNord! Grazie per aver accettato il mio invito!
Iniziamo subito con la prima domanda: nelle note del tuo libro ( ‘’A scuola non si muore’’, Marsilio) scrivi che in due mesi hai concluso la stesura di questa prima indagine di Margherita Magnani, hai seguito una scaletta o hai lasciato fluire la penna?
Io non uso mai scalette, non le ho mai fatte, è una cosa che mi differenzia dai miei amici scrittori, soprattutto giallisti. Quasi tutti hanno una scaletta, invece a me viene un’idea, il centro del libro, da cui poi si dipana tutto il resto; è come se lanciassi una pietra nello stagno, escono come dei cerchi concentrici e poi costruisco tutto il resto, cioè costruisco il libro scrivendolo in realtà, senza architetture preimpostate.
Gaja, svela ai lettori di thriller nord, se hai voglia, la giornata tipo da scrittrice!
Io non so se ho una giornata tipo, perché dovendo andare a scuola, in realtà, molte ore della mia giornata lavorativa vengono impegnate tra gli spostamenti relativi alla scuola e per tutti gli adempimenti extrascolastici. Cerco di infilare la scrittura in ogni pertugio di tempo libero che ho a disposizione; per esempio ‘’A scuola non si muore’’ l’ho scritto dalla mattina alla sera per un mese. Quando sono in ferie scrivo tutti i giorni, scrivo senza orari, scrivo tutti i giorni!
Se non avessi fatto l’insegnante saresti stata una detective?
Nemmeno morta, Io guardo film thriller e horror, leggo anche letteratura di genere ma nella vita reale sono una gran fifona! (ride). Credo che guardando tutte queste cose esorcizzo la mia paura e mi convinco che in fondo la vita non è poi così male, mi rilasso, ma no, non avrei mai fatto la detective ho troppa paura.
Veniamo ora proprio alla protagonista del tuo primo giallo, Margherita Magnani: è una donna che si trascina dietro di sé molte ansie, ma quando serve diventa anche una combattente, da dove nascono le ansie della Magnani?
Ma credo dalla vita quotidiana e un po’ dal suo passato, dai suoi traumi pregressi, dai suoi fallimenti, dalla sua insicurezza e dal fatto di sentirsi sempre inadeguata, insomma troppo fragile. In realtà, come dici giustamente tu, non è così. Gli esseri umani che credono di essere i più fragili sono quelli che hanno delle risorse insospettabili e che nel momento giusto diventano dei giganti e sono in grado di fronteggiare le situazioni più spinose, anche le più crudeli, drammatiche. L’unico posto in cui si sente al sicuro, in cui veramente non ha paura, è la scuola, ecco perché è così innamorata dei suoi ragazzi, dell’istituto scolastico proprio architettonicamente parlando…
Dove il cuore riposa e l’ansia scompare, Gaja?
Esattamente.
In ‘’Profondo rosso’’ Helga Ulmann, è una sensitiva tedesca e mentre tiene una conferenza sul paranormale avverte la presenza di un killer tra il pubblico, peccato che non riesce a guardarsi bene le spalle… la Magnani da chi e da cosa deve proteggersi?
Deve proteggersi prevalentemente da sé stessa perché è un po’ sventata e un po’ troppo fiduciosa, crede purtroppo nella buona fede del prossimo e questo ovviamente le fa prestare il fianco alla cattiveria degli altri che peraltro non la sopportano, perché lei è fortunata, dalla sua parte ha gli studenti e quindi gli altri, non tutti naturalmente, hanno una sorta di invidia. Deve proteggersi da sé stessa e questa cosa gli studenti la capiscono e la comprendono e sono loro a proteggerla, a guardargli le spalle alla Magnani.
Bertold Brecht diceva ‘’durante i miei nove anni alle scuole superiori non sono riuscito a insegnare niente ai miei professori’’ i suoi studenti, Gaja, che le hanno insegnato?
Tutti i miei studenti mi hanno insegnato qualcosa, nessuno escluso. Io sono sempre più convinta ogni anno che passa di essere stata fortunata, perché loro hanno dato a me più di quanto io abbia dato a loro. Mi hanno insegnato a stare al mondo, a stare in mezzo al mondo, a trovare un equilibrio, una centratura. Mi hanno insegnato che ‘’a scuola non si muore’’ (ride), ma veramente! sembra che mi stia autocitando, però è vero, mi hanno insegnato proprio questo: finché sto lì dentro, finché sto con loro, la vita sembra eterna.
In questo libro ci parli soprattutto della scuola come istituzione, ma è davvero come si dice da anni a questa parte, che la scuola è finita e non aiuta più giovani, insomma, che è un luogo sterile dove i giovani attendono inesorabilmente lo scorre il tempo e che decada l’obbligo di frequenza? come siamo messi con l’abbandono scolastico?
Tutto questo sparare a zero su questioni che non si conoscono è una cosa che mi fa profondamente innervosire; la scuola è a pezzi come qualsiasi altra istituzione in Italia, è vero, non sta benissimo, ci sono un sacco di disastri, di contraddizioni, di poca formazione o comunque quando c’è la formazione è una formazione molto elementare, insufficiente. La scuola è una specie di labirinto di Escher ma è agita da persone che la rispettano e la vorrebbero vedere in salute, che fanno di tutto per rimetterla in sesto, probabilmente non sono le persone potenti, ma sono persone che ogni giorno fanno del proprio lavoro una militanza politica. L’abbandono scolastico è tutto un’altra questione, dipende anche quello, dipende dal censo, non c’è niente da fare, è sempre una questione di classe sociale e di questa roba non si parla più perché sembra ormai che le classi sociali siano scomparse e invece esistono e nei quartieri un po’ più disagiati, l’abbandono scolastico è molto alto.
Connelly diceva che ‘’nei migliori romanzi polizieschi non è importante il modo in cui un detective lavora su un caso ma il modo in cui il caso funziona su un detective’’ e il tuo, devo essere sincero, funziona benissimo! i plot twist che lasci sempre dietro l’angolo sono scelte meditate oppure hai immaginato la storia così come il lettore la legge?
Il colpevole mi si è manifestato un giorno per caso, mentre scrivevo. Avevo in mente tutto un altro tipo di storia e tuttavia, a un certo punto, mi è venuto un flash: ho detto ‘’ma secondo me la colpevole o il colpevole potrebbe essere questa persona’’ e da quel momento tutta la trama si è costruita attorno a questo. Io sapevo chi è che moriva all’inizio, l’unica ricetta che avevo nella testa era il primo morto, tutto quello che è venuto dopo si è creato automaticamente. Diciamo che la storia mi ha preso per mano e si è in qualche modo costruita. Ho dovuto percorrere una strada particolare per arrivare a quella o quel colpevole.
Cosa sono gli studenti per Margherita Magnani? tanto se dico Cenciarelli è la stessa cosa no?
Sotto questo punto di vista si, diciamo che la professoressa Magnani si mette a indagare, io non l’avrei mai fatto, nemmeno sotto tortura, quindi siamo abbastanza diverse, siamo simili, però, nell’amore che proviamo entrambe per i nostri studenti. Diciamo assolutamente sovrapponibili!
Se i muri di scuola, soprattutto i muri della scuola in cui hai ambientato il tuo romanzo, parlassero quante cose uscirebbero fuori?
Mamma mia potrei scrivere un libro infinito, tipo dodici volumi per raccontare tutto, ma sarebbero in continuo aggiornamento perché ogni anno ne succede una nuova.
Non manca l’ispirazione insomma!
Se c’è una cosa che non manca è l’ispirazione, poi mi chiedono come faccio a scrivere così veloce…
La protagonista del tuo libro è una grande cultrice di film horror quali film consigli tu?
‘’Hereditary – le radici del male’’, è l’ultimo horror che ho guardato e che mi ha abbastanza inquietato.
Quale potrebbe essere la colonna sonora del tuo romanzo?
‘’I will survive’’ di Gloria Gaynor.
Gaja, progetti futuri?
La seconda indagine di Margherita Magnani, attualmente sto scrivendo un libro per ragazzi. Questi sono i miei due obiettivi prossimi e credo che basti, vorrei anche sopravvivere! (Ride)
Gaja, grazie mille per avermi concesso questo tempo di riflessione.
Grazie a te, a voi!
A cura di Gabriel Uccheddu
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