Fumana




FUMANA

Paolo Malaguti


Editore: Einaudi

Genere: Narrativa

Pagine: 304

Anno edizione: 2024

Sinossi. A Fumana la nebbia piace così tanto che a volte, quando si immerge in quel bianco opalescente, sembra ci sia qualcuno – o qualcosa – ad aspettarla. Le piace pure pescare con il nonno, la notte, sul sandolo, una lanterna a illuminare il buio della palude. E poi, da un certo punto in avanti, inizia a piacerle anche Luca: dopo aver fatto il bagno con lui alla pozza delle monache, torna a casa senza sapere bene che cosa le si agita dentro, e perché. La notte in cui è nata, la gente di Voltascirocco se la ricorda ancora, sembrava che l’Adige volesse portarsi via tutto il Veneto. Se sopravvivi a un disastro come quello, con tua madre che muore di parto e tuo padre che forse è fuggito verso la Merica a cercare fortuna, è perché la vita ti ha destinato a qualcosa. I primi anni col nonno Petrolio, nella quiete immobile dei margini del paese, tra i canali pieni di rane, anguille e tinche, Fumana li passa a esplorare tutto ciò che può e a far finta di non sentire i giudizi degli altri. Ma poi l’infanzia finisce, e persino il burbero Petrolio capisce che deve fare qualcosa, che sua nipote sta diventando una ragazza: l’incontro con Lena, che con certe sue parole, con certi suoi segni, con certe sue erbe guarisce la gente, sarà la svolta. Ma accettare il proprio dono – Fumana è «venuta al mondo con la veste» e ha perciò qualità prodigiose – significherà forse sacrificare tutto il resto. Paolo Malaguti ci racconta una storia antica eppure ancora vicina. Un mondo perduto tra il fiume e la pianura, tra la pesca e la magia contadina, al centro del quale c’è un personaggio femminile tenace, alle prese con le aspettative di una società chiusa, a tratti meschina, e il desiderio di essere sé stessa.

 Recensione di Renata Enzo

Dopo averci regalato una serie di memorabili personaggi maschili, con Fumana, Paolo Malaguti osa avventurarsi oltre il confine del genere, presentandoci una figura femminile altrettanto indimenticabile, così vicina alla storia e alla natura della sua terra da incarnarne la voce. 

Sullo sfondo c’è la grande storia: ogni singolo passaggio della narrazione rinvia agli eventi che hanno segnato il secolo, dalle alluvioni alle due grandi guerre. È il 1882 quando Fumana nasce, durante una delle grandi alluvioni che hanno colpito il Polesine e il paese di Voltascirocco.

La madre muore di parto e il padre sparisce, forse a cercare fortuna nella Merica, o forse chissà. Lei rimane con il nonno, Petrolio, a vivere in una capanna di pescatori che è poco più che un tugurio. Eppure Petrolio le vuole bene e sa che a quella bambina è toccato un dono, con cui, prima o poi, dovrà fare i conti. 

Ecco, il primo ritratto davvero affascinante di Fumana è proprio quello di Petrolio. Un uomo povero, che ha perso la moglie e la figlia e vive da umile pescatore e che, però, sa offrire alla nipote la ricchezza dell’amore incondizionato di un padre e di una madre insieme. Finché starà con Petrolio, a Fumana non mancherà davvero niente.

Poi c’è la questione del “dono”: se Fumana è venuta al mondo “vestita”, il suo destino è quello di guaritrice. È per questo che Petrolio affida Fumana a Lena, la guaritrice del paese, ricomponendo per la nipote una famiglia che non ha mai avuto: Petrolio è il padre, Lena la madre e Fumana è la figlia. Insieme costituiscono una famiglia alternativa e unita da legami più forti del sangue. 

In un tempo in cui la medicina era un lusso per i ricchi che vivevano in città,  guaritrici o “strigosse” facevano parte del tessuto sociale e ogni villaggio aveva la propria. Le strigosse curavano “segnando” e pronunciando parole rituali. Erano anche grandi conoscitrici della natura e dei rimedi naturali, ricavati dalle erbe dei campi.  Come già nelle sue opere precedenti, l’autore ci offre una ricostruzione fedele e documentata di una figura che la storia sembra aver dimenticata, tanto è sospesa tra magia e superstizione. 

Al di là della bella scrittura, scorrevole e ricca di animazione e dialogo, con il suo linguaggio che mescola l’italiano al dialetto della bassa pianura padana, Fumana merita di essere letto per almeno due motivi. 

Il primo è nella schietta autenticità dei personaggi che rivelano se stessi nella quotidiana ordinarietà dei loro gesti e delle loro parole. L’altro è l’intreccio tra la natura femminile e l’elemento magico che tanto spazio ha avuto nel Veneto dei secoli scorsi.

La voce maschile è quella autoritaria e autorevole del potere: la guerra, il commercio, ma anche la medicina ufficiale con i suoi dottorini, è roba da uomini. Ma altrettanto forte è la linea del mistero magico, della cura alternativa e del rito, che si esprime con voce femminile e che si alimenta di un rapporto ancestrale con la natura. 

Si potrebbe quasi dire che alcuni tra i più popolari autori veneti contemporanei, da Matteo Righetto a Sonia Aggio, a Matteo Melchiorre e a Paolo Malaguti, hanno iniziato ad indagare gli elementi soprannaturali della tradizione popolare, dando vita ad un filone letterario affascinante, che spesso si esprime con voce di donna.

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Paolo Malaguti


è nato a Monselice (Padova) nel 1978. Attualmente vive ad Asolo e lavora come docente di Lettere a Bassano del Grappa. Con Neri Pozza ha pubblicato La reliquia di Costantinopoli (2015), finalista al Premio Strega 2016. Tra le sue opere Nuovo sillabario veneto (BEAT, 2016), Prima dell’alba (Neri Pozza, 2017) e L’ ultimo carnevale (Solferino, 2019). Per Einaudi ha pubblicato Se l’acqua ride (2020 e 2023, Premio Latisana per il Nord-Est ex aequo, Premio Biella Letteratura e Industria, selezione Premio Campiello), Il Moro della cima (2022 e 2024, Premio Mario Rigoni Stern per la Letteratura Multilingue delle Alpi, Premio Monte Caio e Premio Vallombrosa), Piero fa la Merica (2023, Premio Acqui Storia, Premio internazionale Alessandro Manzoni), Fumana (2024) e Sul Grappa dopo la vittoria (2024).

A cura di Renata Enzo

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