Il vento è un impostore




IL VENTO È

UN IMPOSTORE

Sasha Vasilyuk 


Traduttore: Roberta Scarabelli 

Editore: Garzanti

Genere: Narrativa

Pagine: 384

Anno edizione: 2024

Sinossi. Si può costruire un’intera vita su una bugia? Yefim lo ha fatto. E lo rifarebbe mille volte, perché della sua vita non cambierebbe nulla. Ha una moglie che lo tiene ancora per mano. Dei figli orgogliosi delle loro radici. Dei nipoti che credono che il nonno sia un eroe, perché tornato dalla guerra. Eppure, Yefim si domanda cosa farebbero i suoi famigliari se sapessero del segreto che nasconde da anni. Un segreto celato in una valigia che ora, all’insaputa di tutti, Yefim sta bruciando perché non ne rimanga traccia. Nessuno deve conoscere la storia del giovane, pieno di sogni e speranze, costretto a indossare un’uniforme e combattere i nazisti. Nessuno deve sapere del filo spinato, della fame, del freddo. Soprattutto, nessuno deve sapere del giorno in cui ha dovuto compiere una scelta impossibile: fingere di non essere ebreo per sopravvivere. Quel giorno terribile in cui ha iniziato la sua esistenza controvento, rinnegando sé stesso. Una condizione da cui è scappato con un’altra bugia, pur di tornare a casa. Ma, adesso, è proprio in casa sua che questi segreti stanno per essere riportati alla luce. Yefim avverte nell’aria lo stesso odore di tempesta dei cieli solcati dagli aerei. Ma la storia non può essere cancellata dalle fiamme. Perché quei periodi bui devono essere raccontati, anche quando è difficile. Soltanto così i sommersi non saranno solo polvere portata dal vento. Un romanzo ispirato a una storia vera, che interroga il lettore su cosa voglia dire essere un «salvato», come spiegava Primo Levi. Un libro che racconta un aspetto poco noto della tragedia della Seconda guerra mondiale. In quel passato, ci sono le domande e le risposte che oggi, forse più che mai, non vanno dimenticate.

 Recensione di Sabrina Russo

Questo libro meraviglioso capace di emozionare e coinvolgere narra una storia che abbraccia un tempo che, partendo dal 1941, giunge fino al 2015, alternando gli anni della guerra, al momento in cui i nostri protagonisti si conosceranno nel 1950 e cominceranno il loro percorso insieme, che li vedrà camminare uno al fianco dell’altra per molti anni, tra figli, nipoti e qualche pronipote.

La storia ha inizio con Nina che è giunta al triste momento della morte del marito Efim, e che insieme ai figli Vita e Andriy è in procinto di seppellirlo nel cimitero di Donec’k, Ucraina. Il gesto di Nina, che la vede posare sulla tomba una pietra, esattamente un pezzo di roccia calcarea proveniente dalla cava in cui si erano conosciuti un’estate di oltre mezzo secolo prima, mette fine alla breve cerimonia.

Un uomo affabile, spiritoso Efim, ma indubbiamente particolare, in quanto veterano che però non amava parlare del suo passato, raccontare vicissitudini inerenti alla guerra, vantarsi di essere sopravvissuto ed essere giunto fino a Berlino nel lontano maggio 1945.

Il suo lavoro da geologo, che spesso lo portava lontano da casa per lunghi periodi, e la sua famiglia, sembrano essere state le uniche cose importanti. Il passato deve rimanere tale e non va rivangato per nessun motivo.

Quanto le manca Efim, la persona che conosce meglio al mondo.

Ma è davvero così?

La cartella di pelle che il marito si portava dietro dagli anni Cinquanta, ancora custodita sotto al letto e contenente documenti di cui lui era il solo a conoscenza, sembra raccontare un’altra verità.

Ci sono molti accadimenti contenuti tra le pagine di questo libro che mi limiterò solo ad accennare poiché penso sia una lettura che non possiate perdere, e sono, ad esempio, il modo in cui si sono conosciuti Efim e Nina, quando i loro cuori appartenevano ancora ad altre persone, la loro storia d’amore fatta di allontanamenti e ricongiungimenti, le sofferenze fisiche e psicologiche che Efim ha dovuto sopportare durante gli anni della guerra, la paura di essere ucciso perché ebreo, l’amicizia con Ivan come colonna portante per superare certe atrocità, la costante voglia e necessità di tornare a casa dalla propria famiglia, genitori e fratelli, per poi scoprire come niente è come lo si era sperato, di quanto la realtà sia, invece, cruda e ingiusta. 

Le bugie di Efim alla sua famiglia non gli hanno impedito di amarli con tutto sé stesso o di essere un buon padre, ma sicuramente hanno fatto sì che il suo rapporto con Nina ne risentisse, e che entrambi la percepissero come una relazione a metà, in cui mancava sempre un qualcosa per renderla completa: la totale sincerità.

Mi ha commossa questo senso di vergogna che ha governato, ingiustamente a mio avviso, la sua vita. Di come si sia “nascosto” e abbia rinnegato quei famigerati quattro anni, nonostante abbia vissuto situazioni terrificanti, perché agli occhi del suo paese, l’unione sovietica, Efim altro non era che un vigliacco traditore.

Di quanto queste bugie abbiano pesato sul suo cuore. Di come il rischiare di sentirsi giudicato e condannato lo abbia portato a rinnegare e a nascondere la verità per non deludere o nuocere alla propria famiglia. Ha lasciato che una lettera, post mortem, parlasse al suo posto, raccontasse quello che lui non è mai stato in grado di raccontare, ponesse la parola fine ad un capitolo ricolmo di sofferenza, dubbi e omissioni.

“Aveva contribuito poco alla vittoria nella guerra, ma ora, guardando gli occhi apprensivi della nipotina di dieci anni, si rendeva conto che a lei quelle meschine azioni militari sarebbero sembrate mostruose e, per la prima volta in vita sua, si sentì grato per quanto poco avesse combattuto”.

Una prosa ricercata, ricca di aneddoti e riferimenti storici, da modo alle digressioni temporali inerenti alla guerra di alternarsi al presente, che scorre attraverso gli anni e vede Efim e Nina condividere una lunga vita insieme, tra sentimenti mai realmente espressi, incomprensioni, aspettative, delusioni, ma anche bei momenti di cui fare tesoro.

Una storia toccante, vera, una nipote che, con maestria e tatto, porta alla luce quanto vissuto dal nonno durante e dopo la Seconda guerra mondiale. 

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Sasha Vasilyuk


è una giornalista e autrice del romanzo Your Presence is Mandatory. Sasha è cresciuta tra l’Ucraina e la Russia prima di emigrare negli Stati Uniti all’età di 13 anni. Ha conseguito un master in giornalismo presso la New York University e i suoi scritti sono stati pubblicati sul New York Times, Harper’s Bazaar, TIME, Los Angeles Times, USA Today, Newsweek, San Francisco Chronicle e altri. È anche una specialista in pubbliche relazioni e fondatrice di un’agenzia di pubbliche relazioni per matrimoni. Vive a San Francisco con la sua famiglia.

A cura di Sabrina Russo

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