Gelo




di ROBERTO MISTRETTA


Editore: Mondadori

Genere: giallo

Il Giallo BIG n. 8, novembre 2024 (edicola)

Pagine: 700

Anno edizione: 07/11/2024

Sinossi. “Mastino”.

È così che i giornalisti hanno soprannominato Angelo Duncan, implacabile commissario italo-americano del paese di Manfredi, nell’ entroterra siculo. Sua moglie Nora sta per dargli un figlio, ma quando il dovere chiama, “Mastino” Duncan risponde. L’ispettore capo, Emilio Tabone detto “Bimbo”, lo raggiunge a casa mentre è in congedo e lo convoca per un’emergenza: una giovane donna, Annalisa Ferrante, è stata sgozzata senza alcuna pietà. La casa della vittima è ben curata, segno di una personalità ordinata e riservata, ma dalle indagini emerge presto un dettaglio inquietante: la notte dell’omicidio una vicina ha sentito una musica angosciante provenire dall’appartamento di Annalisa, simile a quella di un violino. Inoltre, una strana cordicella è stata ritrovata legata attorno al collo della donna uccisa, forse una corda di budello animale usata per gli strumenti musicali. Annalisa, 32 anni, cresciuta dalle suore, sembrerebbe aver sempre condotto una vita semplice e senza legami significativi, ma un uomo misterioso è stato visto in giro con lei di recente. Per “Mastino” Duncan fiutare tracce, raccogliere indizi, assembrarli e scovare prove è naturale come respirare. Ma per arrivare fino a fondo a questa torbida vicenda, il commissario dovrà tirare fuori tutta la sua grinta: più ossessione, più freddezza, più… “Gelo”.

 Recensione di Claudia Cocuzza

In edicola nel mese di novembre un’edizione Big de Il Giallo Mondadori, Gelo, che contiene due romanzi firmati da Roberto Mistretta: Io sono Gelo e Rivoli di sangue tra le dita.

Protagonista è il commissario Angelo Duncan, americano per parte di padre e sicilian(issim)o per parte di madre.

Duncan opera a Manfreda, che i lettori di Mistretta sanno essere la trasposizione letteraria della sua amata Mussomeli, e insieme a lui troviamo una variegata squadra che lo sostiene: Bimbo, Nello, Reflex e il medico legale Thanatos.

Duncan ha pure una famiglia: sua moglie Nora, di cui è innamoratissimo, sta per renderlo padre.

Ed è proprio la famiglia il punto debole e la chiave di volta che determinerà la trasformazione di Angelo in Gelo, ma prima di arrivare a questo – e ci arriverete leggendo, mica ve lo dico io –, conosciamolo meglio.

La sua missione è dichiarata sin dalle prime righe.

Angelo non ci dormiva la notte al pensiero che sballati e criminali che si credevano intoccabili se ne andassero in giro a delinquere e a fare quello che a loro pareva. Anche a uccidere.

Angelo è una specie di cane da caccia potenziato, tanto che i giornalisti lo hanno soprannominato Mastino Duncan.

All’inizio del primo episodio lo troviamo in congedo, in attesa di diventare padre. Ma uno come lui è troppo prezioso e, quando a Manfreda viene trovato il corpo senza vita di Annalisa Ferrante, l’ispettore Tabone, detto Bimbo, non ci pensa un attimo ad andarlo a prelevare fino a casa, congedo o no.

Nora non la prende bene, ma Angelo è il Mastino, prima che suo marito.

“Chi nasce lupo non può farsi agnello. E i lupi cacciano. Nora deve farsene una ragione” continuava a ripetersi.

Quella che si trova davanti è una scena cruenta e la situazione non può che degenerare quando diventa evidente che il Mastino e la sua squadra hanno a che fare con un assassino seriale, una rarità per la criminalità isolana. 

Inizia la caccia a Budello insanguinato, un assassino dotato di intelletto fine, che sfida Angelo con enigmi e si firma lasciandosi dietro misteriose melodie.

Caccia all’assassino e famiglia, commissario e marito e padre, predatore e preda: le due realtà, che la ragione consiglierebbe di tenere distanti, a un certo punto collimano e si sovrappongono: è in quel momento che Angelo diventa Gelo.

Mistretta costruisce un personaggio complesso e irresistibile: un uomo forte e fragile, un servo dello Stato che, per servire la giustizia, si ribella e oppone a questo stesso Stato che ha promesso di servire, in una Sicilia che non è quella delle spiagge assolate ma che diventa scenario inedito, perché poco noto in questa sua veste – che pure esiste ed è anche questa sicilianissima – al grande pubblico.

Il taglio della narrazione, poliziesco se consideriamo la natura dei personaggi e il palcoscenico su cui si muovono, ci porta dentro a un noir duro, che non fa sconti, che diventa tanto più difficile da accettare e digerire quanto più si entra nell’ottica che, a differenza di quanto accade nei gialli classici di tipo deduttivo, usare la logica non conduce automaticamente alla risoluzione.

In Io sono Gelo non c’è finale consolatorio, non c’è speranza.

E questa è la condizione di partenza del protagonista nel secondo episodio: Angelo non esiste più, di lui è rimasto solo Gelo, un uomo che non possiede più nulla e che non ha più nulla da perdere.

Però uno come lui ha un senso della giustizia troppo forte, troppo radicato, per lasciarsi scorrere il male addosso.

Gelo continua la sua personalissima lotta, e c’è da sperare che Mistretta ci regali presto un nuovo episodio.

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Roberto Mistretta


vive e lavora a Mussomeli. Laureato in Scienze della comunicazione, scrive sul quotidiano «La Sicilia». Autore della serie del maresciallo Bonanno (Frilli Editori), tradotto in Austria, Germania e Svizzera, col romanzo La profezia degli incappucciati ha vinto la 40a edizione del Premio Alberto Tedeschi-Giallo Mondadori. Autore del radiodramma Onke Binnu per la WDR di Colonia, ha scritto volumi di impegno sociale, come Don Fortunato di Noto. La mia battaglia in difesa dei bambini e Rosario Livatino. L’uomo, il giudice, il credente (Paoline). Curatore dell’antologia Giallo Siciliano (Delos Digital), ha pubblicato i racconti Requiem per i dimenticati, La lettera della sposa e Trappola per topi (Giallo Mondadori) e l’antologia I delitti di Manfreda (Delos) coi racconti del giornalista Franco Campo.

A cura di Claudia Cocuzza  

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