La Malacarne




Beatrice Salvioni


Editore: Einaudi

Editore: Stile libero big

Genere: Narrativa

Pagine: 488

Anno edizione: 2024

Sinossi. Con la stessa energia narrativa de “La Malnata”, Beatrice Salvioni ci trasporta ancora nell’Italia fascista. E ci fa guardare il mondo con gli occhi di due ragazze tormentate e ribelli, inseparabili, che la Storia vuole tenere lontane. Una sedicenne corre a piedi nudi per la strada. È notte, indossa solo una sottoveste, e corre disperata per la città deserta. È delusa, piena di rabbia, perché ha scoperto di essere stata tradita, e da qualcuno che mai avrebbe creduto potesse ingannarla. Si apre come uno squarcio, questo romanzo terso e furioso. Siamo a Monza, nell’aprile del 1940. Da quattro anni Francesca non sa più nulla di Maddalena. La sua amica è stata rinchiusa in manicomio, e mai ha risposto alle lettere che lei le ha spedito. Francesca crede sia per risentimento nei suoi confronti. In fondo, è sempre toccato a Maddalena il ruolo della reietta, della Malnata. Ma adesso ha subito uno scossone anche la vita di Francesca, che è fuggita di casa ed è andata a vivere da Noè Tresoldi, destando scandalo. Sua madre la accusa di essere una degenerata, una Malacarne. Poi, finalmente, Maddalena torna. È piccola e magra, come non fosse mai cresciuta, e si finge l’adolescente coraggiosa di sempre; ma Francesca lo vede, che è diversa. Che cosa è successo in manicomio? Intanto, l’Italia entra in guerra. Tra la fame e la paura delle bombe, ogni giorno diventa più difficile. E arriva il momento di scegliere da che parte stare.

 Recensione di Stefania Ceteroni

Le abbiamo lasciate bambine, le troviamo oramai cresciute ed ognuna con una sorte ben diversa da quella che avrebbero mai potuto immaginare anni prima.

Maddalena e Francesca. O, meglio, Francesca e Maddalena: tornano le due protagoniste de “La Malnata”, esordio di Beatrice Salvioni che aveva lasciato la storia in sospeso con un finale piuttosto aperto. Due personaggi che avrebbero avuto molto da dire e che tornano con la stessa potenza, con la stessa intensità.

Lo stile narrativo dell’autrice è trascinante. Coinvolgente. Efficace.

I suoi personaggi ben costruiti: quelli femminili, delle due protagoniste in particolare, incarnano tutta la forza di cui le donne sono capaci, anche senza rendersene conto, a volte. Il periodo storico non è per niente facile.

Le vicende che si snodano da un capitolo all’altro non sono per niente facili ed è facile immaginare ciò che accade in un periodo come quello dell’Italia fascista.

Questa volta è Francesca la protagonista principale e la sua pressante ricerca di quell’amica che è finita in un manicomio accollandosi una colpa non del tutto suo la assilla. Maddalena è sola, tra le mura di un manicomio e non ha mai risposto alle tante lettere che l’amica le ha inviato.

Quando, però, Francesca si rende conto di essere stata ingannata da colui al quale aveva affidato le sue lettere per lei, qualche cosa si rompe e quell’equilibrio accettato fino a quel punto con la sua famiglia – equilibrio peraltro molto precario – viene meno.

Inizia così la sua storia: quella di una ragazzina prima, di una donna poi, che porta addosso i segni di un passato che non ha mai dimenticato e che è mossa da un sentimento profondo, che va ben oltre una forte amicizia. 

Inizia qui una storia che metterà il lettore davanti agli orrori dell’epoca.

Francesca è un personaggio fragile che scopre, però, che sotto la cenere cova tutt’altro che fragilità. Tira fuori le unghie, anche rischiando la vita. L’uomo che avrà accanto, quel bambino di un tempo, è un personaggio che personalmente mi è piaciuto molto.

Un uomo mite il cui amore per quella ragazzina così particolare si avverte subito e in modo molto potente. Nel profondo rispetto che ha per lei. Nei suoi silenzi. Nei suoi gesti misurati. Trovo che sia un personaggio molto bello ed anche lui ben reso.

Non è facile sostenere che si tratta di un bel libro quando racconta di violenze, uccisioni, morti che, seppur inserite in un romanzo, sono lo specchio di una realtà lontana ma che si è davvero consumata con modalità analoghe.

Ma lo è nel senso che è un romanzo che arriva al lettore in tutta la sua intensità. A me è piaciuto ed onestamente trovo che il finale lasci, ancora una volta, aperto uno spiraglio per un seguito. 

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Beatrice Salvioni


(Monza, 1995), ha praticato scherma medievale e ha scalato il Monte Rosa. Nel 2021 si è diplomata alla Scuola Holden e ha vinto il Premio Calvino racconti. La malnata (Einaudi 2023), il suo primo romanzo, è tradotto o in corso di traduzione in tutto il mondo e diventerà presto una serie tv. Per Einaudi ha pubblicato anche La malacarne (2024).