Malammore




Una chimera

tra i vicoli di Napoli


Autore: Anna Vera Viva

Editore: Garzanti

Genere: Giallo/noir

Pagine: 288

Anno edizione: 2024


Sinossi.Da molti anni Antonio Capasso è Brunella, una creatura della notte il cui fascino è incontrastato nel mondo delle drag queen. Quando il suo corpo viene trovato senza vita nel suo appartamento del Rione Sanità, appare subito chiaro che non si tratta di morte naturale. Una ferita profonda alla base del cranio mostra il segno del colpo inferto alla vittima. Ancora una volta padre Raffaele, ritornato dopo quarant’anni nel quartiere, si troverà coinvolto in un’indagine complicata che lo porterà a nuovi scontri con il fratello Peppino, il boss della Sanità, e a nuovi incontri con un’umanità piena di miserie che dietro la facciata di una vita borghese nasconde vizi e ossessioni inconfessabili. Dai vicoli della Sanità alle strade del centro e ai locali notturni, il prete percorrerà la città in lungo e in largo alla ricerca della verità nascosta nel passato recente e lontano di Brunella e tra le violente passioni che riusciva a scatenare. Così, ancora una volta, grazie al suo intuito e all’aiuto prezioso della sua perpetua, scoprirà chi si è arrogato il diritto di spegnere la vita di una chimera.
Una storia che avvince e affascina il lettore, tenendolo inchiodato alla pagina, non solo per l’intreccio ricco di colpi di scena ma anche per la potenza del personaggio di Brunella, che anche dopo la morte continua a emanare la sua malia dalle pagine di questo romanzo.

 A cura di Edoardo Guerrini


Questo romanzo di Anna Vera Viva, autrice di grande valore che ho conosciuto personalmente l’anno scorso al Neroma Festival, quando presentò il suo secondo romanzo sulle indagini di Padre Raffaele, L’artiglio del tempo, che mi piacque tantissimo, è dunque il terzo romanzo di questa serie; il primo, uscito nel 2022, dal titolo Questioni di sangue, lo recuperai successivamente e ho apprezzato anche quello.

In questa terza puntata il personaggio di Padre Raffaele continua a esercitare il suo grande potere di investigatore dilettante, basato sulla forte capacità di approfondimento psicologico dei vari personaggi, legata alla sua professione di parroco di Santa Maria della Sanità: un prete che gestisce una parrocchia ricca di multiformi e variegati frequentatori, interna a un quartiere di Napoli corredato da molteplici bellezze e contraddittorie brutture, ha appunto questa abilità: di cogliere il bene e il male internamente ai caratteri delle persone.

Raffaele ha avuto anche lui grandi vicende contraddittorie: la sua era la famiglia di un uomo della camorra; quando, mentre suo padre era in carcere, sua madre morì, lui venne preso in affidamento da un’altra famiglia, romana, con cui si indirizzò verso la carriera ecclesiastica abbandonando la triste eredità di suo padre; eredità che invece viene “presa in carico” da suo fratello maggiore Peppino, che diventa a sua volta un boss ancora più potente di quello che era stato il loro padre; perciò quando Raffaele viene richiamato a Napoli nel suo stesso quartiere a occuparsi di quella parrocchia, si trova al tempo stesso felice di ritornare nella “sua” antica città, e nel grande imbarazzo di rivedere suo fratello, con cui non ha solo un legame di sangue ma anche un affetto enorme, ma pure una forte repulsione nei confronti di quel mestiere di malvivente, che Peppino non può esimersi dall’esercitare, a pena di essere rapidamente ucciso da eventuali concorrenti.

Il quartiere della Sanità a Napoli è famoso per essere una città isolata all’interno di Napoli, in quanto con la costruzione del ponte napoleonico, che collega il centro storico con la Reggia di Capodimonte, i reali e tutti i cittadini non avevano più bisogno di passare dalla Sanità, che si trova così a diventare una periferia, che nei romanzi di Anna Vera Viva è la sede del clan di Peppino, il quale ha importanti collegamenti con un boss di rango superiore a lui, Don Antonio.

Perciò quando Brunella, il travestito che usava mantenersi con un tenore di vita assai lussuoso grazie ai ricatti cui sottoponeva la sua clientela usando le numerose fotografie scattate durante i loro amplessi, viene trovato morto, rapidamente Padre Raffaele si trova in forte imbarazzo per il potenziale coinvolgimento di suo fratello e del suo socio in affari in questo omicidio, in quanto una delle vittime dei ricatti di Brunella era un politico “al soldo” del clan di Peppino e Don Antonio, per cui loro per proteggere quel loro burattino avrebbero avuto forti motivi per far fuori il suo amico.

Così Padre Raffaele ha un impulso ancora più forte del solito nel cercare di trovare la verità; non certo con l’obiettivo di dimostrare l’innocenza del fratello: qualora fosse emersa la sua colpevolezza lui non l’avrebbe certo occultata; ma in realtà la sua sensazione è un’altra: man mano che l’indagine procede Raffaele trova un numero sempre maggiore di potenziali colpevoli, con moventi molto forti e credibili.

L’autrice ha questa grande capacità: da un lato di costruire i meccanismi di un giallo “classico”, con un’indagine complessa e che guida pian piano il lettore verso la scoperta finale del colpevole; ma, ancora più rilevante è la capacità di rappresentare con tantissimi dettagli e capacità di far immergere il lettore nell’ambientazione dei luoghi, della società napoletana, nella bellezza e nelle enormi contraddizioni legate alla povertà e al divario culturale interno alla società, dove insieme a persone intelligenti e rispettose dei valori più corretti ci sono immani quantità di persone ancora ostaggio dell’arretratezza sociale e storica, con rilevanti pregiudizi di tipo patriarcale nei confronti della minoranza transgender.

Cosa che ovviamente non fa parte del sentire di Padre Raffaele, il quale insieme alla sua perpetua Assuntina, efficientissima nel reperire le “voci” del quartiere oltre che nelle sue fantastiche doti di cuoca, si muove dappertutto per indagare e trovare infine la verità. Inoltre un altro aspetto rilevante della bravura dell’autrice è la capacità di rappresentare la complessità psicologica di ogni personaggio, facendo vivere al lettore i pensieri di ciascuno e creando i presupposti per un’immedesimazione molto forte in queste vite.

Una lettura che lascia parecchio gusto.

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Anna Vera Viva


salentina, si trasferisce a Napoli nel 1982. Scrive da molti anni ed è sceneggiatrice di docufilm e cortometraggi tra cui La consegna e Specchio delle mie brame, candidati al David di Donatello. Le sue passioni sono viaggiare e gironzolare per musei e gallerie d’arte contemporanea. Soggiorna spesso a Parigi e tra le montagne abruzzesi. Con Garzanti ha pubblicato anche Questioni di sangue (2022), il primo capitolo delle indagini di padre Raffaele.