ANDREA VITALI
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa
Pagine: 272
Anno edizione: 2024
Sinossi. Come segretario bellanese del Partito, Aurelio Trovatore non vale una cicca. Invece di dare lustro alla sezione, di dimostrare prontezza e ardimento, sembra dormire nella bambagia. Un due di picche, insomma. Ci vorrebbe qualcuno di più deciso, con gli attributi, pensa Caio Scafandro. Uno come lui, per dirla senza falsa modestia. Già, perché dopo la rimozione del Tartina – il segretario precedente –, lo Scafandro ci contava proprio su quella carica. Anzi, se la meritava, secondo lui. Invece il Federale era andato a pescare quella nullità. Ma ora che il cognato è accusato di un furto di carbone, Caio Scafandro ha l’occasione per riscattarsi. Perché il Graziato, su cui pende una denuncia sottoscritta da un testimone in data 11 ottobre 1928, è iscritto al fascio: se dovesse essere giudicato colpevole, la figuraccia la farebbe anche il Partito. E dato che l’Aurelio non ha alcuna intenzione di prendere un’iniziativa che sia una, allora Caio Scafandro fa da sé: spedisce un telegramma alla federazione di Como perché procurino un avvocato come si deve che cavi dall’impiccio l’affiliato, e quindi salvi la faccia al Partito intero. Intanto i carabinieri, che hanno preso in carico la denuncia e attendono l’esito della vicenda ora passata nelle mani della pretura locale, assistono non senza divertimento all’evolversi della situazione. Perché a Bellano le cose non vanno mai come ci si aspetta. C’è sempre l’imprevisto che cambia le carte in tavola, e stavolta ha un nome: è il sistema Vivacchia. Se non fosse per questo, infatti, di avvocati all’udienza non se ne presenterebbero addirittura due. In “Il sistema Vivacchia”, il maresciallo Ernesto Maccadò si gode qualche gustosa rivincita sugli sgangherati rappresentanti locali del regime. Alle prese con le proprie diffidenze nei confronti delle innovazioni tecnologiche, non sa decidersi se acquistare anche lui una radio nuova, che la moglie Maristella desidererebbe tanto e che è già arrivata in casa dell’appuntato Misfatti portando allegria e gioia di vivere. «Vedremo», va ripetendo il maresciallo, mentre è concentrato a dare una mano agli eventi affinché prendano la piega giusta quando il potere si fa violento e arrogante.
Recensione di Diego Pitea
Vitali ancora una volta si dimostra un maestro nell’osservare i meccanismi sotterranei delle piccole comunità. “Il Sistema Vivacchia” è un racconto che parte dal piccolo borgo di Bellano – quello in cui l’autore si muove meglio – e si allarga fino a diventare un affresco sociale pieno di ironia e humour nero.
La trama ruota attorno a dinamiche che potrebbero sembrare apparentemente banali, ma che in realtà nascondono ingranaggi complessi di relazioni, piccoli ricatti, equilibri precari.
Ho letto molti libri di Vitali è la sua scrittura è sempre meravigliosa come al solito, padroneggia un linguaggio che sa essere insieme elegante e popolare, colto e immediato. Riesce a raccontare situazioni serie con una leggerezza narrativa che ti fa sorridere anche quando i contenuti sarebbero tutt’altro che divertenti.
Vitali riesce sempre a catturare quei dettagli, quegli umori, quei tic che sono tipicamente italiani. Poi ha quella capacità innata di trasformare situazioni apparentemente ordinarie in qualcosa di straordinario.
In questo libro, però, sempre con protagonista il maresciallo Maccadò, ho notato un po’ di stanchezza, non mi ha fatto sorridere e in qualche caso ridere come negli altri, ma è solo un aspetto secondario perché i libri di Vitalia sono altro.
Lo consiglio agli amanti della narrativa italiana contemporanea e a chi cerca una lettura che sia insieme leggera e profonda. Vitali conferma ancora una volta il suo talento di narratore capace di raccontare l’Italia nei suoi risvolti più nascosti e autentici.
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Andrea Vitali
Andrea Vitali è nato a Bellano nel 1956. Medico di professione, ha esordito nel 1989 con il romanzo Il procuratore, che si è aggiudicato l’anno seguente il premio Montblanc per il romanzo giovane. Nel 1996 ha vinto il premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti. Approdato alla Garzanti nel 2003 con Una finestra vistalago (premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio Bruno Gioffrè 2004), ha continuato a riscuotere ampio consenso di pubblico e di critica con i romanzi che si sono succeduti, costantemente presenti nelle classifiche dei libri più venduti, ottenendo, tra gli altri, il premio Bancarella nel 2006 (La figlia del podestà), il premio Ernest Hemingway nel 2008 (La modista), il premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante, il premio Campiello sezione giuria dei letterati nel 2009, quando è stato anche finalista del premio Strega (Almeno il cappello), il premio internazionale di letteratura Alda Merini, premio dei lettori, nel 2011 (Olive comprese). Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l’opera omnia, nel 2015 il premio De Sica e nel 2019 il Premio Giovannino Guareschi per l’Umorismo nella Letteratura.