Come si uccide un gentiluomo 




La prima indagine di

Vittorio Contrada


Autore: Tullio Avoledo

Editore: Neri Pozza

Genere: Thriller/noir

Pagine: 445

Anno edizione: 2025


Sinossi. L’avvocato Vittorio Contrada, Controvento per gli amici, uomo senza peli sulla lingua e molto pelo sullo stomaco, ha cambiato vita. Lasciato il diritto societario per seguire soltanto cause ambientali o comunque “eticamente valide”, ha chiuso con i viaggi da sogno, gli affari milionari, i lussi indescrivibili e i polli da spennare, per rifugiarsi in uno studio sgarrupato con la sola compagnia di Gloria Almariva, collega combattiva e testarda ben lontana dallo stereotipo dell’avvocata di grido. Una cosa però è rimasta a Vittorio: la voglia di scontrarsi, e di vincere. Oltre alla passione per le belle donne e le auto d’epoca, ovviamente. Così, quando Valerio Del Zotto emerge dal suo passato per consegnargli una valigetta – la sua mitica ventiquattrore da cui uscivano sempre tesori o idee inestimabili – e poi morire poco dopo, Vittorio non può restare a guardare. C’è del marcio in quella ventiquattrore, su cui Vittorio si impegna a indagare insieme a Gloria. Il caso ha a che fare con un’isolata comunità montana e una spregiudicata speculazione edilizia, ma tra i fiumi che cambiano corso e le vallate presidiate dalle ruspe si muovono poteri molto più grandi di quanto i due avvocati riescano a immaginare. Anche se a essere più pericolose a volte sono cose molto piccole, quasi insignificanti: cose come le idee. Tra una Milano che sale vorticosa – eccessiva, spietata, ingiusta – e un Friuli edenico e fiero che qualcuno sta cercando di distruggere, Come si uccide un gentiluomo è un romanzo nerissimo e dolce, arrabbiato ed esilarante, tenero e feroce, che rispecchia alla perfezione il mondo di oggi: ugualmente pieno di inquietudine e speranza.

 Recensione di Marco Lambertini


Le prime sensazioni alla fine della lettura di “Come si uccide un gentiluomo” sono l’urgenza e il furore con le quali Tullio Avoledo descrive un ambiente e un territorio che ama e che sta correndo il rischio di essere stravolto per un’ insana corsa alla modernità e alla rendita economica. Nello stesso tempo però quel territorio, il Friuli di una immaginaria Val  Pleseris, è descritto con amore e dolcezza.

Gli stessi sentimenti emergono anche nella descrizione di Vittorio Contrada e Gloria Almariva i due protagonisti della storia. Entrambi avvocati a Milano, Vittorio, erede di uno studio tra i più rinomati e feroci, specializzato in diritto societario e forse anche con legami al più alto livello istituzionale, ha abbandonato una fulgida carriera di “squalo” per seguire, oggi, solo cause etiche e legate a tematiche ambientali. Nelle pagine del libro conosciamo piano piano il suo passato con i segreti che si porta dietro e con il “Palazzo della memoria”che ha costruito nella mente durante una terapia seguente un  incidente che lo ha segnato per la vita. Gloria è la sua socia, testarda, combattiva e appassionata del proprio lavoro. 

Gloria e Vittorio, sempre in “lotta dialettica” tra loro si compensano sia sul lavoro che nella vita privata, li unisce sia la tenacia nelle cause sia l’amore per la vita e i suoi piaceri materiali. Contrada il cui passato lo ha portato a essere disincantato scettico su tutto,

“Malgrado ci sia nato e vissuto da sempre, Vittorio odia Milano con tutto il cuore. Una volta ha letto un romanzo di fantascienza di uno scrittore italiano in cui la città era morta, dopo un conflitto nucleare globale, e solo il vento si muoveva e faceva sentire la sua voce nel paesaggio coperto da una neve grigia e sporca. Leggendo quelle pagine, Vittorio aveva pensato che era giusto, che così doveva essere, che quello era il destino di una città che era una fabbrica di nulla alimentata dal dolore e da speranze destinate a essere tradite.”

Gloria più giovane e ancora piena di passioni e ideali,  innamorata della propria città anche se resterà abbagliata ed entusiasta alla vista della valle sul Tagliamento.

I personaggi e il territorio si incastonano come pietre preziose  all’interno di una trama perfetta. L’improvviso ritorno di un vecchio cliente di Vittorio con una misteriosa valigetta e la sua altrettanto improvvisa e “strana” morte danno il via a una intricata vicenda che parte da Milano per arrivare in una sperduta e splendida valle sulle rive del Tagliamento in Friuli.

Mi presento…”Valerio Del Zotto. Io e il suo socio ci conoscevamo bene, un tempo. Me lo saluti, e gli dica queste parole: a volte si fotte, a volte si viene fottuti, ma il piacere che si prova, spesso è lo stesso».

Nella storia entrano e si mescolano fino a un finale inatteso quanto lineare, la Cina e la via della seta, l’industria francese e strani personaggi forse al servizio di “mafie” e interessi finanziari.

“Questi boschi sono infestati dai vampiri. Solo che rubano l’acqua, non il sangue. Oddio, alla fine ci rubano anche quello. Perché quando togli l’acqua ai campi e alle persone è solo un altro modo di ucciderle. Più lento e più crudele.”

In questa strana indagine entrano poi altri personaggi che danno ulteriore forza e vigore al libro;

Alina, lo zio Ansaldo in primo piano come difensori del microclima della Val Pleseris, impegnati sia moralmente che materialmente nella difesa strenua del proprio territorio e delle proprie radici.

E sono le parole di Alina che descrivono meglio Vittorio e il suo carattere:

A volte fa lo stupido. O il gradasso. Ma si capisce che dentro è una persona sensibile».

Alina, involontaria o quasi, fonte di ulteriore “discussione” tra Contrada e Almariva, e lo zio ci permettono di entrare in sintonia con luoghi che restano scolpiti nella nostra memoria.

Ciuffo Benati, l’investigatore dello studio Contrada, Fuentes e Almariva, un personaggio splendido che arriva direttamente da un passato che pare oggi antichissimo e del quale non si può non “innamorarsi”

“Ciuffo aveva alzato lo sguardo su di lui. «Non lisciarmi il pelo. Lo so come sembro, visto da fuori. Ma io non sono così. Non sono quello che vedi. È questo che mi rende speciale. È il mio superpotere, cazzo. Uno mi vede e pensa che non valgo una pipa di tabacco. Non mi bada, non mi caga per niente. Per lui sono l’uomo invisibile. E invece sono uno che ha visto un sacco di cose. Che sa fare un sacco di cose. Mettimi alla prova e vedrai».

Insieme a loro i due avvocati riusciranno a fare emergere tutte le nefandezze che la moderna civiltà, legata mani e piedi alla finanza e al denaro, riesce a concepire. Anche se forse grazie a loro sarà possibile trovare una soluzione, magari non la migliore ma l’unica accettabile.

Come si uccide un gentiluomo”, un libro ricco e completo che è almeno tre cose insieme: un moderno eco thriller, un classico whodunit a incastro e una straordinaria storia di formazione amicizia e amore per il proprio paese.

Avoledo, poi impreziosisce la lettura con gustose citazioni, che vanno da film come “Il vento e il leone” ai classici Star Wars, alla musica con una bellissima scena con Vittorio che balla sulle note di Uncertain Smile dei The The (vera chicca per i cultori della wave anni 80).

Una lettura preziosa e intelligente e un nuovo personaggio che Tullio Avoledo regala e che sicuro ritornerà in nuove indagini.

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Tullio Avoledo


Tullio Avoledo è nato a Valvasone (Pordenone) nel 1957. Ha esordito nel 2003 con il fortunatissimo L’elenco telefonico di Atlantide (Sironi e poi Einaudi) e ha pubblicato altri quindici romanzi per Sironi, Einaudi, Chiarelettere e Marsilio. Ha vinto il Premio Scerbanenco 2020 con Nero come la notte (Marsilio 2020) e ha partecipato al “Metro 2033 Universe”, una narrazione collettiva internazionale sul mondo post catastrofe nucleare immaginato dallo scrittore russo Dmitrij Gluchovskij. I suoi titoli sono stati tradotti in varie lingue