TREDICI GIORNI A NATALE. TORINO 1990-2016
Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Rocco Ballacchino
Editore: Frilli Editore
Pagine: 192
Genere: Giallo
Anno di pubblicazione: 2017
Sinossi. Il Natale è ormai alle porte quando il commissario Crema viene convocato d’urgenza al capezzale di una donna che lo invita, poco prima di morire, a riaprire il caso dell’omicidio della figlia, avvenuto 26 anni prima. Si tratta del “celebre” Delitto di Palazzo Nuovo, in cui anche il presunto colpevole è passato a miglior vita. Il poliziotto, alle prese con l’indagine sull’assassinio di uno spacciatore avvenuto qualche giorno prima, non riesce però a ignorare il proprio istinto che lo conduce a confrontarsi con i protagonisti di quella vicenda ormai accantonata da tutti. Il commissario proverà a scoprire la verità su quanto accaduto quel giorno all’interno dell’Università, nonostante la diffidenza dei colleghi, dell’affascinante dottoressa Bonamico e del suo compagno di indagini Mario Bernardini, anche lui coinvolto in quel processo in qualità di testimone. Sergio, ostaggio della propria ostinazione, vivrà, insieme ai suoi cari, una vigilia di Natale che non potrà dimenticare. Nulla, dopo quella maledetta sera, sarà come prima…
RECENSIONE
Parto con l’ammettere una cosa.
Mi trovo, oggi, a scrivere di “Tredici giorni a Natale”, perchè ho perso una scommessa.
In tempi non sospetti, eravamo in Ottobre, incontrai l’Autore, Rocco Ballacchino, e nel complimentarmi per il titolo così evocativo, gli dissi che, per coerenza, avrei iniziato il suo libro precisamente tredici giorni prima di Natale e che me lo sarei centellinato fino ad arrivare a finirlo la sera della Vigilia. Lui mi rispose, sorridendo, che non ce l’avrei fatta, che lo avrei terminato prima.
Scommettiamo?
Si, scommettiamo, baldanzosa, io.
E dunque ecco la mia sconfitta, perché questo giallo lo ho letteralmente divorato in tempo record.
I personaggi, sapientemente creati e descritti nella loro piena e concreta dimensione umana, si insinuano letteralmente sotto la pelle di chi li legge, ne diventano amici, e questo rende di fatto impraticabile staccare gli occhi dal romanzo se non per le normali impellenze di vita.
Tutto ciò si somma ad una trama veloce, ben costruita ed intrigante nelle tematiche affrontate e nelle dinamiche, da cui traspare, ulteriore valore aggiunto, l’occhio e il taglio cinematografico dell’Autore. Infatti, nonostante i cambi e gli spostamenti di scena, il romanzo si presenta e scorre fluido come un piano sequenza ben fatto.
“Non c’era il sole, non faceva caldo, Maradona aveva smesso di giocare da diversi anni, l’Italia, dopo l’illusione di Tangentopoli, era già uscita anche dalla Seconda Repubblica, ma la psiche di Sergio era rimasta ingabbiata dentro il 24 Giugno del 1990.”
Il Commissario Sergio Crema, nonostante le ritrosie iniziali, si ritrova, e noi con lui, invischiato ed avvinto da un omicidio avvenuto quasi trent’anni prima, con un colpevole acclarato e condannato, ma tanti dubbi che da più parti si vorrebbe lasciare irrisolti.
Più ci si addentra nella storia – e nuovamente un merito va all’originalità ed abilità di Ballacchino nello sviluppare un caso passato restando completamente nel presente, ossia senza percorrere la via più semplice che è quella dei flashback, ma lavorando sulla logica e sulle dinamiche degli eventi – più sale l’urgenza di riannodare i fili pendenti, di appianare le incongruenze sulle quali tutti, inspiegabilmente, paiono voler sorvolare, se non negare totalmente…
Insomma, si svolge tra le pagine, in tempo reale, un cold case in una cold city, la maestosa Torino imbiancata dalla neve, che stupisce, magnifico paradosso, per calore e colori di emozioni, dialoghi ed azioni.
E che giunge al finale sorprendendoci, anche perché… “Non ci si abitua mai alla morte”, fu la prima cosa che proferì il commissario rivolgendosi al collega.“No, eppure insieme alla nascita, è l’evento più scontato della nostra esistenza”.
Ma è ciò che passa in mezzo, e, in questo caso, come ci viene raccontato, che fa la differenza….
Rocco Ballacchino
Nato a Torino nel 1972, si è laureato, nel 1999, in Scienze della Comunicazione, con una tesi dal titolo “Il personaggio di Totò nell’Italia del dopoguerra” (Semiologia del cinema e degli audiovisivi). Ha collaborato dal 2009 al 2011, in qualità di sceneggiatore, con la Turin Video Production. Ha al suo attivo numerosi gialli pubblicati tra il 2009 e il 2017, gli ultimi dei quali hanno per protagonisti il commissario Sergio Crema ed il critico cinematografico Mario Bernardini. È tra i soci fondatori del collettivo di scrittori Torinoir, nato a Torino nel 2014.