Recensione di Patrizia Argenziano
Autore: Nadia Terranova
Editore: Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine: 208
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Una casa tra due mari, il luogo del ritorno. Dentro quelle stanze si è incagliata l’esistenza di una donna. Che solo riattraversando la propria storia potrà davvero liberarsene. Nadia Terranova racconta l’ossessione di una perdita, quel corpo a corpo con il passato che ci rende tutti dei sopravvissuti, ciascuno alla propria battaglia. Ida è appena sbarcata a Messina, la sua città natale: la madre l’ha richiamata in vista della ristrutturazione dell’appartamento di famiglia, che vuole mettere in vendita. Circondata di nuovo dagli oggetti di sempre, di fronte ai quali deve scegliere cosa tenere e cosa buttare, è costretta a fare i conti con il trauma che l’ha segnata quando era solo una ragazzina. Ventitre anni prima suo padre è scomparso. Non è morto: semplicemente una mattina è andato via e non è piú tornato. Sulla mancanza di quel padre si sono imperniati i silenzi feroci con la madre, il senso di un’identità fondata sull’anomalia, persino il rapporto con il marito, salvezza e naufragio insieme. Specchiandosi nell’assenza del corpo paterno, Ida è diventata donna nel dominio della paura e nel sospetto verso ogni forma di desiderio. Ma ora che la casa d’infanzia la assedia con i suoi fantasmi, lei deve trovare un modo per spezzare il sortilegio e far uscire il padre di scena.
Recensione
Gli occhi di una ragazzina, le orecchie di una ragazzina, il cuore di una ragazzina guardano, ascoltano, percepiscono la vita diversamente dagli occhi, le orecchie e il cuore di un’adulta.
Scegliete voi se “leggere” questa vicenda con gli occhi di una ragazzina o con gli occhi di un’adulta: in entrambi i casi sarà un’esperienza che non dimenticherete o che vi riporterà, più o meno, indietro nel tempo.
Parlare di perdita, abbandono, scomparsa non è mai semplice, perché tutti, in un modo o nell’altro,siamo stati travolti da un evento del genere e ne abbiamo, o ne stiamo ancora, soffrendo al punto tale da condizionare la nostra quotidianità.
In questo romanzo a raccontare l’abbandono è Ida, Ida donna. Lo racconta tra le pagine attraverso una serie di flash back che la portano indietro nel tempo, le fanno rivivere con dolcezza e dolore i momenti felici trascorsi con il padre e le fanno rivivere con incredulità e sofferenza i momenti trascorsi dopo la sua scomparsa.
Una scomparsa difficile da comprendere per una ragazzina nel pieno della vita e che ha visto l’amato padre isolarsi pian piano dal mondo esterno e chiudersi a riccio in un mondo impenetrabile.
I ricordi riportano infatti alla luce una Ida piena di sensi di colpa per non essere stata in grado di trattenere questo padre che nell’ultimo periodo sentiva sotto la sua responsabilità dubbi e sensi di colpa che hanno continuato a perseguitarla negli anni e a condizionarne le scelte più importanti della vita.
Una Ida che non si dà pace, che avrebbe preferito un corpo su cui piangere o una tomba su cui portare fiori piuttosto che fantasmi dietro l’angolo,fantasmi che vagano tra le mura di casa, fantasmi che si nascondono sotto il tavolo, fantasmi che popolano le notti, che si insinuano in ogni scelta e che nonostante il trascorrere del tempo sono ancora vivi, non abbandonano e fanno male, tanto male. In questi flash back, Ida rivede il comportamento di una madre quasi scostante e fredda nei confronti di un evento così tragico e cheha segnato per sempre la vita di entrambe, una madre che pare avere accettato, senza dolore, la fuga dell’uomo che ha sposato e che, in apparenza, vuole dimenticare e far dimenticare alla figlia.
Ed ecco che passato e presente si accavallano: dalla lontana fuga da Messina, per Ida niente è cambiato. Il ritorno a casa è doloroso, straziante e i fantasmi sono ancora lì, continuano a inseguirla, in realtà non l’hanno mai abbandonata perché, in questi casi, porre distanze non serve. La casa è la stessa, ogni oggetto è dotato di vita propria, legato a un ricordo, a un momento dolce e lontano; i profumi e gli odori di casa si insinuano nelle narici e sono quelli di sempre, quelli che catapultano indietro nel tempo, che quasi soffocano e che incatenano a un passato vissuto con ansia, angoscia e milioni di incertezze.
L’età anagrafica quasi non conta per Ida, rivive tutto, sprofonda nuovamente negli abissi e lo fa evitando di scontrarsi con la madre (forse per rifiutarsi di capire?), tentando di riallacciare vecchi rapporti e creandone nuovi, cercando tra volti sconosciuti qualcuno che le assomigli per condividere la stessa pena. Un marito lontano in ogni senso è forse l’unico legame con la realtà, una realtà comunque popolata da fantasmi e ossessioni.
Questo doloroso ritorno a casa, chiudendo in un sacco nero oggetti e dubbi, può segnare, per Ida,l’inizio di una rinascita? Rinascita perché fino a ora Ida non ha vissuto ma ha solo cercato di stare agalla senza farsi male e senza farne ad altri, precludendosi così ogni gioia.
Bellissimo romanzo dalla scrittura chiara e diretta, romanzo che penetra nelle ossa e che, oltre a far sentire profumi e colori di Sicilia, scava nell’anima di tutti coloro che hanno affrontato una perdita, studia i comportamenti di tutti i protagonisti evidenziando con estrema precisione come età e ruoli siano determinanti nelle reazioni allo stesso evento. Un viaggio attraverso la percezione del dolore e dei suoi meccanismi di difesa, che spaziano dal rifiuto dell’accaduto all’egoismo, che ci crede unici detentori di un sentimento così grande e crudele.
Un viaggio verso la speranza.
Una lettura che ammalia, rapisce, commuove e che mette a nudo le nostre fragilità.
A cura di Patrizia Argenziano
Nadia Terranova
Nadia Terranova: Nadia Terranova è nata a Messina nel 1978 e vive a Roma. Ha pubblicato cinque libri per ragazzi tra cui “Bruno il bambino che imparò a volare”(Orecchio acerbo, 2012, illustrazioni di Ofra Amit, premio Napoli, premio Laura Orvieto), dedicato alla vita dello scrittore ebreo polacco Bruno Schulz, e “Le nuvole per terra”(Einaudi Ragazzi, 2015), un racconto di formazione sentimentale per preadolescenti e genitori. Ha esordito nel romanzo nel 2015 con “Gli anni al contrario”, storia d’amore di due ragazzi tra il 1977 e il 1989, definito da Roberto Saviano uno dei libri del 2015 e vincitore dei premi Bagutta Opera Prima, Brancati, Fiesole, Grotte della Gurfa. Collabora con diverse riviste. È tradotta in Francia, Spagna, Messico, Polonia e Lituania.
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