La donna in gabbia




Recensione di Ilaria Madau

Autore: Jussi Adler-Olsen

Editore: Marsilio

Pagine: 461

Genere: Thriller

Anno pubblicazione: 2007

 

 

 

 

 

Se un giorno vi rapissero e vi rinchiudessero in una camera iperbarica, trovereste la forza di andare avanti o trovereste il coraggio di porre fine alla vostra esistenza?

Merete Lynggaard, la parlamentare danese protagonista di questo romanzo, riesce a resistere alle torture fisiche e psicologiche che le infliggono mentre è “in gabbia”, per oltre cinque anni.

Scomparsa apparentemente nel nulla nel 2002, la squadra di polizia incaricata delle indagini non è arrivata a nessun risultato e ben presto ha archiviato il suo caso, aggiungendolo a quelli non risolti.
Cinque anni più tardi, mentre Merete lotta ancora in silenzio ed in gran segreto contro i progressivi aumenti di pressione nella sua cella iperbarica e sopporta settimane di buio totale ed altre di luce accecante, nel dipartimento della polizia di Copenaghen viene istituita la sezione Q per tornare sui casi irrisolti.

A capo di questa sezione viene messo Carl, un detective che sta cercando di superare la morte di un collega e la paralisi di un altro avvenuta davanti ai suoi occhi. Carl sa lavorare bene, il suo talento è riconosciuto dai colleghi e superiori, tuttavia i suoi modi e i suoi comportamenti non lo rendono particolarmente simpatico.

Questo è infatti il motivo per cui il dipartimento gli affida la nuova sezione investigativa, per liberarsene per un po’ di tempo.

Carl è solo alla sezione Q, insieme a lui c’è solo un uomo siriano, Assad, che dovrebbe occuparsi delle pulizie, ma in realtà fa tutt’altro.

È Assad che stuzzica il suo superiore con il caso Lynggaard e lo invita a riaprire le indagini e se il detective inizialmente è poco interessato, piano piano si lascia coinvolgere sempre più.
Il contributo del tuttofare Assad è di vitale importanza, insieme a lui Carl arriva a mettere insieme tante tessere del puzzle, tessere che non erano state minimamente prese in considerazioni dai suoi colleghi cinque anni prima…

Ho trovato “La donna in gabbia” un thriller avvincente, per niente scontato.
I capitoli si alternano tra presente e passato, in particolare il passato comincia dagli ultimi giorni di Merete prima del rapimento e continua fino al ricongiungimento con il presente. A mio avviso il libro è scritto molto bene, crea la dovuta suspence e mette curiosità.

Temevo che l’epilogo fosse banale, invece anche il finale non ha deluso le mie aspettative, per questo ne consiglio la lettura.

Capita più spesso di quanto si possa pensare che anche grandi thriller si perdano proprio sul finire o si concludano in maniera troppo sbrigativa, ma non “La donna in gabbia”.

Infine, torno a dire per l’ultima volta, che il libro di Olsen mi è piaciuto e che in parte mi ha ricordato “Un uomo” di Oriana Fallaci per la prigionia disumana che viene raccontata.

 

 

 

Jussi Adler-Olsen


(Copenaghen 1950) dopo avere svolto i lavori più vari è oggi scrittore a tempo pieno. Con la serie della Sezione Q guidata da Carl Mørck, ha ottenuto un immenso successo di critica e pubblico, con milioni di copie vendute nel mondo. I suoi libri, premiati da lettori, librai e critici, hanno conseguito importanti riconoscimenti internazionali. Da “La donna in gabbia”, “Battuta di caccia” e “Il messaggio nella bottiglia” sono stati tratti tre film per il grande schermo, mentre l’intera serie sarà oggetto di una trasposizione televisiva prodotta negli Stati Uniti. Gli altri libri della serie, pubblicati da Marsilio, sono “Paziente 64”, “La promessa” e “Selfie”. “Paziente numero 2117” (Marsilio, 2020) è l’ottavo libro della serie che ci racconta le avventure della Sezione Q.

 

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