Recensione di Patrizia Argenziano
Autore: Christian Guay-Poliquin
Editore: Marsilio Editori
Traduzione: Francesco Bruno
Genere: thriller
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. In seguito a un brutto incidente, un uomo si ritrova nella stanza di una casa in mezzo alla neve. Ha le gambe paralizzate ed è in balia di un vecchio che non conosce. Il misterioso signore gli cura le ferite, gli prepara da mangiare e fa quel che può per riscaldare e illuminare l’ambiente, perché l’energia elettrica è saltata a causa di un improvviso e generalizzato blackout. Ma nonostante l’apparente dedizione, il vecchio rimane un enigma per il suo paziente: potrebbe nascondere qualunque segreto, potrebbe nutrire istinti violenti, potrebbe essere capace di un gesto inconsulto. Come se non bastasse, inquietanti personaggi dai nomi biblici fanno visita ai due uomini portando viveri e notizie dal villaggio vicino, ma neanche loro sembrano persone di cui fidarsi. Con il livello della neve, sale anche la tensione. Di fatto, quella casa immersa in un mare di ghiaccio è una trappola senza uscita, proprio come lo era il labirinto per Dedalo e Icaro. Prigionieri dell’inverno spietato, delle minacce esterne, ma soprattutto l’uno dell’altro, i due possono solo sperare di procurarsi delle ali metaforiche e provare a volare. A patto che l’ambizione non si riveli una condanna.
Recensione
Neve, solo ed esclusivamente neve.
Neve assassina e complice del blackout.
Neve, protagonista assoluta della stagione invernale la cui presenza incide paurosamente sulla vita di ciascuno degli abitanti di un piccolo paese. Neve che lascia tracce immediate che poi scompaiono sotto altri fiocchi o si sciolgono al sole. Neve che costringe al riparo ma anche alla fuga, se si vuole sopravviverle.
Neve che danza leggera e soffice nei cieli, neve ghiacciata che punge o compatta che grava sui tetti. Neve che rallenta, intralcia, deraglia e blocca il cammino. Neve che pulisce l’aria.
La neve isola eppure contemporaneamente avvicina e mette a confronto due anime diverse, finite quasi per caso una accanto all’altra, anime che hanno bisogno di aiuto, due corpi che tentano di reagire alle circostanze avverse, due generazioni a confronto e che si esplorano a vicenda, due uomini le cui ferite devono cicatrizzarsi.
La neve, solitamente così silenziosa, si presenta, in questo romanzo, assordante come non mai, elemento costante della quotidianità che osserva i lenti progressi di un uomo, forse scampato alla morte e, di un altro, forse scampato alla vita. Ma questa neve che guadagna centimetri su centimetri, soffoca. Soffoca i due uomini rinchiusi in una casa, apparentemente lontana dal paese, toglie aria e speranze, insinua dubbi, esaspera gli animi e costituisce bombe ad orologeria pronte a scoppiare.
Questa neve soffoca anche il lettore togliendogli ogni tipo di energia, lo sfinisce, lo paralizza, lo rende insicuro, sospettoso al punto tale da non trovare vie d’uscita o spiragli di luce in una storia che sembra abbia già scritto il suo finale.
Un romanzo appassionante, dal ritmo paradossalmente incalzante, dall’atmosfera inquietante e misteriosa, dai personaggi enigmatici, dagli eventi tragici e dal silenzio assordante. Un thriller psicologico che cerca di far luce sul controverso rapporto che lega l’uomo alla natura.
Una scrittura minuziosa, leggiadra e delicata racconta la solitudine, la paura, la disperazione e quel pizzico di follia che tiene aggrappati alla vita. Un romanzo che, una volta terminato, vorresti ricominciare a leggere.
A cura di Patrizia Argenziano
Christian Guay-Poliquin
Christian Guay-Poliquin. Nato in Québec nel 1982, è considerato uno degli autori rivelazione del suo paese. Con “Il peso della neve” ha ottenuto tutti i più importanti riconoscimenti letterari canadesi, tra cui il Governor General’s Literary Award, l’equivalente del premio Strega.