Recensione di Daniela Deflorio
Autore: Margaret Atwood
Traduzione: M. Giacobino
Editore: Ponte alle Grazie
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 563
Data di pubblicazione: 19 Ottobre 2017
Sinossi. Nel 1843 il Canada è sconvolto da un atroce fatto di cronaca nera: l’omicidio del ricco possidente Thomas Kinnear e della sua amante, la governante Nancy Montgomery. Imputata insieme a un altro servo, la sedicenne Grace Marks viene spedita in carcere e, sospettata di insanità mentale, in manicomio. A lungo oggetto dei giudizi contrastanti dell’opinione pubblica – propensa a vedere in lei ora una santa, ora una carnefice -la protagonista di questo romanzo può finalmente raccontare la propria vita al giovane dottore Simon Jordan. Convinto di mettere le proprie conoscenze al servizio della verità sul caso, e al tempo stesso contribuire al progresso della scienza psicologica, Jordan non potrà fare a meno di restare ammaliato da questa personalità complessa e inafferrabile. Il dialogo che si instaura tra i due si trasforma nel ritratto psicologico di una persona due volte vittima del sistema sociale – in quanto povera e in quanto donna – e assurge a denuncia delle enormi contraddizioni di una società maschilista e tormentata da conflitti interni perché incapace di accettare l'”altro”.
Recensione
Comunque, assassina è una parola pesante da portarsi dietro. Ha un odore, quella parola, un odore muschiato e opprimente, come fiori morti in vaso. Qualche volta, di notte, me lo ripeto a bassa voce: Assassina, assassina”.
Mi sono avvicinata alla lettura di questo romanzo con altissime aspettative e la pubblicità mediatica sulla serie tv, trasmessa da Netflix, le ha, inoltre, amplificate di molto. Non mi sono informata sulla trama, sapevo solo che trattava di un evento di cronaca nera realmente accaduto in Canada nel 1843. Così, ho cominciato a leggere lasciandomi trascinare da una storia che si è insinuata sempre più nelle mie giornate e nella mia routine quotidiana.
Ho provato un senso di smarrimento nella lettura delle prime pagine perchè l’autrice, Margaret Atwood, ha utilizzato uno stile narrativo alquanto disorientante; vi sono, infatti, capitoli in cui è la protagonista a raccontare la sua storia, altri in cui è il dottor Simon Jordan a narrare il presente e vi sono stralci di lettere, articoli di giornali e altre testimonianze di medici e prelati a fare da contorno.
Ma come se tutto ciò non bastasse, anche la gestione dei dialoghi e dei pensieri interiori di Grace è articolata in modo alquanto bizzarro per i canoni standard, infatti vengono inseriti come forme di pensiero fluide all’interno della narrazione ignorando le classiche regole che distinguono i dialoghi a cui siamo abituati. Niente virgolette, niente botta e risposta, nessun elemento visivo che faccia intendere che siamo di fronte a un colloquio tra due persone. Ma devo anche ammettere che, questa struttura alternativa, riesce, dopo poche pagine, ad insinuarsi nella vostra mente come la più naturale delle narrazioni escludendo, così, ogni sorta di difficoltà in merito.
Grace è poco più che una ragazza quando viene accusata di duplice omicidio insieme al suo presunto complice James McDermott. Ha lavorato come domestica da quando è stata in età di farlo cambiando più case e più padroni; fino a quel momento, dopo la perdita della madre, ha dovuto badare ai suoi fratelli e al padre alcolizzato. Sono rimasta affascinata da questa “donna”, dal suo acume, dalla sua capacità di osservazione, dal suo portamento sempre molto contenuto e dalla sua disarmante semplicità; un mix di qualità che, a parer mio, l’hanno resa difficile da decifrare anche agli occhi dei dottori che l’hanno esaminata. La sua personalità, infatti, rimarrà incerta fino alla fine; ci troviamo di fronte a una protagonista che continuerà sempre ad affermare che lei non ricorda assolutamente nulla di tutto ciò che è accaduto.
La sua mente sembra aver dimenticato proprio i momenti cruciali dell’assassinio e questo particolare le varrà la commutazione dalla pena di morte al carcere a vita. Ma sarà vero che Grace soffre di amnesia o siamo di fronte ad una brava attrice come sostiene il dottor Bannerling? La stampa ha giocato un ruolo importante in questo caso; sono state dette cose non corrette, sono stati raccontati eventi non veri e l’opinione pubblica si è divisa in due: una ragazza così carina non può aver commesso tali atrocità ma è anche vero che, al processo, indossava gli abiti della defunta padrona che lei ha assassinato. Insomma, in molti si sono mobilitati per la sua liberazione e altrettanti per la sua condanna.
E’ interessante vedere come, in questo periodo storico, l’immagine della donna risulti essere fragile, soggetta alle emozioni, facilmente influenzabile e impressionabile; elemento perfetto per gli attacchi di isteria, la donna ha un ruolo nella società ancora relegato ai confini stabiliti dall’uomo, alle apparenze che determinano i modi di comportamento e all’opinione che la gente ha in merito a ogni cosa.
“L’opinione del mondo non è sempre vera, ma quando si tratta della reputazione di una donna, le due cose sono una sola.”
Altro importante elemento presente in questo romanzo è il ruolo della medicina psichiatrica in relazione alla donna; è un periodo fervente dal punto di vista scientifico e non. Si parla di trance Neuro-Ipnotica, di Mesmerismo e di Spiritismo in parallelo alla medicina ufficiale e classica che, in un certo senso, cerca di superare le vecchie superstizioni riguardanti fenomeni di possessione con spiegazioni mediche adeguate.
Ma sarà proprio una seduta di ipnosi a svelare alcuni macabri particolari che la mente di Grace ha celato a se stessa in primis e, di conseguenza, agli altri. E sarà ancora più difficile accettarne il risultato da parte dei medici che rivedono, in questa rivelazione, un ritorno al passato. Ciò che prima era considerato possessione, e quindi risolvibile con un semplice esorcismo, ora si rivela come la possibilità che all’interno di un sol corpo passano coesistere più personalità e quindi più anime. Ma come considerare questa ipotesi possibile quando la Chiesa parla di una sola anima per un sol corpo? E in che modo la scienza vera può dimostrarlo con la sola tecnica di indagine senza cadere nella trappola dell’assurdità?
Il finale? Quello dovrete scoprirlo da soli leggendo questa storia…
“La prigione non si limita a chiudere dentro i carcerati, chiude anche fuori tutti gli altri. La prigione più robusta è quella che lei stessa si è costruita.”
Un romanzo magistrale che dipinge un quadro del tempo completo ed esaustivo da ogni punto di vista. Luoghi, personaggi, vicende, sentimenti, desideri, sogni, speranze e solitudini. Tutto ben dosato e narrato con il giusto pathos. Un puzzle che prende forma sotto i vostri occhi, pagina dopo pagina, rendendosi palese agli occhi del mondo. Un mondo che sembra così lontano ma, che forse, è solo dietro l’angolo.
A cura di Daniela Deflorio
Margaret Atwood
Margaret Eleanor Atwood (Ottawa, 18 novembre 1939) è una poetessa, scrittrice e ambientalista canadese. Prolifica critica letteraria, femminista e attivista,è stata vincitrice del premio Arthur C. Clarke e del Premio Principe delle Asturie per la letteratura, e soprattutto del prestigioso Booker Prize (finalista per cinque volte, vincitrice con L’assassino cieco nel 2000); è stata inoltre sette volte finalista del Governor General’s Award (Premio del Governatore Generale, un riconoscimento offerto dal Primo Ministro del Canada) vincendolo per due volte (con The Circle Game e Il racconto dell’ancella). La Atwood è una delle scrittrici viventi di narrativa e di fantascienza (o narrativa speculativa) più premiate. È conosciuta particolarmente per i suoi romanzi e le sue poesie, ma è anche nota per la sua notevole attività a favore del femminismo. Molte delle sue poesie sono ispirate a miti e fiabe, che costituiscono uno dei suoi particolari interessi fin dalla più tenera età. Ha inoltre pubblicato racconti nella rivista Playboy.
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