Il senso del dolore




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Maurizio de Giovanni

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi. Stile libero big 

Genere: Noir

Pagine: 171., R

Anno di pubblicazione: 2013

Sinossi. Napoli, 1931. Marzo sta per finire, ma della primavera ancora nessuna traccia. La città è scossa dal vento gelido e da una notizia: il grande tenore Arnaldo Vezzi – voce sublime, artista di fama mondiale, amico del Duce – viene trovato cadavere nel suo camerino al Real Teatro di San Carlo prima della rappresentazione di Pagliacci. La gola squarciata da un frammento acuminato dello specchio andato in pezzi. A risolvere il caso è chiamato il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, in forza alla Squadra Mobile della Regia Questura di Napoli. Investigatore anomalo, mal sopportato dai superiori per la sua insofferenza agli ordini ed evitato dai sottoposti per il carattere introverso, Ricciardi coltiva nell’animo tormentato un segreto inconfessabile: fin da bambino vede i morti nel loro ultimo attimo di vita e ne sente il dolore del distacco. Mentre i giorni passano e il vicequestore incalza, timoroso dell’impazienza del regime che da Roma chiede chiarezza ed esige che i colpevoli siano consegnati alla giustizia, la città freme sotto un alone cupo e livido, il risentimento cova nei vicoli e nei bassi, i raggi del sole illuminano a squarci le facciate degli antichi palazzi. Attento alle esigenze dei più deboli, il commissario segue il suo senso di giustizia per dare un nome all’assassino. Cominciano con l’inverno le stagioni di Ricciardi: il cammino al confine tra due mondi di un uomo condannato a guardare e amare da una finestra, interprete del disagio di un luogo sospeso tra luce e ombra.

“…il delitto è la faccia oscura del sentimento: la stessa energia che muove l’umanità la devia, fa infezione e suppura esplodendo poi nell’efferatezza e nella violenza.”

RECENSIONE


Nel corso degli anni, leggendo, sono incorsa in carismatici quanto dissoluti personaggi nei confronti dei quali la scintilla è scoccata dopo poche pagine per le azioni adrenaliniche in cui erano coinvolti. Ho letto di killer spietati, di affascinanti sicari, di poliziotti super eroi e di eroine in blue jeans sempre vincenti.

Da pochissimo posso affermare di averne scoperto anche un altro da aggiungere alla mia lista di favoriti. Un uomo, a mio avviso, di grande spessore: semplice, modesto, introverso, spaventato, triste, solo, determinato a rimanere chiuso nel suo guscio protetto ma,con un acume indiscutibile nel suo lavoro. Il suo unico scopo è e rimane dare giustizia alle vittime dei crimini violenti dei quali si occupa.

Sto parlando di Luigi Alfredo Ricciardi.

In una città piena di gente viva, lui è attorniato dalla voce e dalla vista di persone raggiunte troppo presto dalla morte, quella violenta e inaspettata e per questo ancora più inaccettabile, che nulla chiedono se non pace e pietà. Ogni vicolo, ogni angolo e ogni strada della città, per lui rappresentano giorno dopo giorno, un ripetersi delle medesime scene: l’ultimo respiro, l’ultimo messaggio, l’agonia e la fine.

Così era il Fatto, la sua condanna: gli arrivava addosso come il fantasma di un cavallo in corsa, senza dargli il tempo di evitarlo; nessun avvertimento lo precedeva, nessuna sensazione fisica lo seguiva se non il ricordo. Ancora una cicatrice sull’anima.”

“Il Fatto”, Questo è il nome che Ricciardi ha dato a questa disgrazia, che lo perseguita da sempre e che non può condividere con nessuno.

“…poi gli occhi: verdi, quasi trasparenti. Non sbatteva mai le palpebre, la fronte lievemente corrugata. Solitudine e dolore, ma anche ironia.”

Il suo sguardo.

E che sguardo.

Aperto a vedere ciò che non si vede.

E che fortuna. E che sfortuna.

Vedere la fine per cercare di carpire la verità. Anche quando non vorrebbe.

E il cuore, così grande e colmo d’amore, tenuto sottochiave per il terrore di soffrire e di fare male.

E poi c’è lei, più vicina di quanto si pensi, testimone inconsapevole di un sentimento corrisposto a distanza, che non necessita di parole, di contatto, di sguardi, ma che si nutre di attimi rubati attraverso un vetro.

Ci troviamo al Teatro San Carlo nella bella Napoli e corre l’anno 1931, in un periodo storico del quale si trovano innumerevoli testimonianze sui libri di scuola, ma che solo chi ha avuto la sfortuna di trovarvisi in mezzo, è conscio di ciò che ha rappresentato veramente per la popolazione italiana.

Un delitto inaspettato in un ambiente di grande pregio: è così che ho avuto l’onore di fare la conoscenza del commissario Ricciardi.

Ricciardi pensava alla fame e all’amore. Stavolta i due vecchi nemici si erano uniti, per perpetrare il loro delitto.

Così partirà l’indagine di questo poliziotto d’altri tempi, che si ritroverà a scavare fra le miserie dell’animo umano e le azioni spinte dalle mancanze materiali, le più primitive pulsioni che da sempre portano come risultato violenza e morte.

La collocazione temporale di questo romanzo non è assolutamente secondaria e anzi, contribuisce ad aumentare le difficoltà di un personaggio come quello di Ricciardi, che deve vivere con la consapevolezza di essere nient’altro se non l’ingranaggio di una macchina dal funzionamento impeccabile utilizzata da un regime autoritario. Peccato però che lui, alla ligia obbedienza prediliga una libertà d’azione alternativa, più eccentrica ma anche più efficace.

Una penna, quella di De Giovanni, che definire magistrale finirebbe per essere poco o peggio ancora, potrebbe dare l’impressione di aver esagerato, finendo per lodare allo sfinimento l’autore di questo romanzo, col rischio di risultare poco verosimili.

Eppure, credetemi quando affermo che è stato magico il modo in cui sono finita all’interno della storia, ritrovandomi a guardare da dietro una tenda, intimidita, nel tentativo di non intimorirequest’uomo già sufficientemente spaventato da se stesso, cercando di non invadere il suo spazio ma allo stesso tempo, con la smania di saperne il più possibile su di lui. Il suo mondo fatto di neri e grigi, dove i sentimenti positivi vengono relegati in fondo ai suoi occhi verdi, nascosti in profondità e che lui stesso teme, finisce per conquistarti e prima ancora che tu te ne renda conto, ormai il danno, se così si può dire, è fatto e tu, sai che non riuscirai più a rimanere impassibile davanti a quello sguardo.

Tutti i personaggi di questa storia sono talmente ben costruiti da presentarsi a noi in modo quasi reale. Quest’accuratezza neldelineare i vari attori coinvolti, finisce per colpirti lasciandotiaddosso sentimenti ed emozioni talmente forti da incorrere nel rischio di non riuscire a scindere fra la finzione di un dolore inventato su una pagina bianca e quello reale, forte, sanguigno che ti attanaglia lo stomaco e non ti lascia più.

La cattiveria della vittima, la disperazione e il bisogno di rivalsa del carnefice, la vedova afflitta dai ricordi piuttosto che dalla morte, il prete che riesce a vedere in profondità nell’animo altrui, la tata Rosa, il braccio destro del commissario, e poi c’è lui, Ricciardi. Un groviglio di sentimenti autentici, soffocati in fondo alla gola, per non far soffrire nessuno, o forse solo una protezione per sé stesso.

Al termine di tutto però, la verità arriva, quella dura e cruda, che fa male tanto più ci si addentra nelle spiegazioni. Tutto viene dipanato con delicatezza da Ricciardi che come un bravo oratore, ci mette a pari dei fatti e al termine, finisce per compiere quelle azioni che non ti aspetti ma che ancora una volta ti lasciano senza parole, finendo per aumentare la stima e l’affetto che da subito hai provato per lui.

Non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha consigliato allo sfinimento di leggere un libro di questo calibro e che mi ha spinta,attraverso le pagine, a sbirciare non vista nella vita di questo complesso quanto unico grande uomo.

Una volta tanto sono felice di essere in ritardo rispetto ai numerosi fan di questo personaggio, così prima di mettere la parola fine allaserie, avrò tutto il tempo per arrivarci preparata, un giorno... forse, chissà!

Ci rivedremo presto commissario Luigi Alfredo Ricciardi, posso garantirti fin da ora che non ti libererai così facilmente di me.

Maurizio de Giovanni


Maurizio De Giovanni: Nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora, è autore della fortunata serie di romanzi con protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta, su cui è incentrato un ciclo di romanzi, tutti pubblicati da Einaudi, che comprende finora: Il senso del dolore (2007), La condanna del sangue (2008), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), Per mano mia (Einaudi, 2011), Vipera (2012, Premio Viareggio, Premio Camaiore), Anime di vetro (2015) Serenata senza nome (2016), Rondini d’inverno (2017) e Il purgatorio dell’angelo (2018). Insieme a Sergio Brancato ha pubblicato due graphic novel sulle indagini del commissario Ricciardi: Il senso del dolore. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2017) e La condanna del sangue. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2018), Il pianto dell’alba. Ultima ombra per il commissario Ricciardi(2019). È anche autore di: Storie azzurre (Cento Autori, 2010), una raccolta di quattro racconti lunghi dedicati al Napoli, la sua squadra del cuore; Il metodo del Coccodrillo (Mondadori, 2012, Einaudi 2016; Premio Scerbanenco). Con I bastardi di Pizzofalcone (Einaudi 2013) ha inaugurato un nuovo ciclo contemporaneo, sempre pubblicato da Einaudi, continuato con Buio per i Bastardi di Pizzofalcone (2013), Gelo per i bastardi di Pizzofalcone (2014), Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone (2015), Pane per i bastardi di Pizzofalcone (2016), Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone (2017) che vede protagonista la squadra investigativa di un commissariato partenopeo. Il suo racconto Un giorno di Settembre a Natale è incluso nella raccolta Regalo di Natale edita da Sellerio nel 2013. È uscita nel 2014 un’altra raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Febbre appare accanto a quelli di De Cataldo, De Silva e Lucarelli. Inoltre, il suo racconto Un telegramma da settembre è incluso nell’antologia Sellerio La scuola in giallo, del 2014. Nel 2015 pubblica Il resto della settimana (Rizzoli)e Skira Una domenica con il commissario Ricciardi (Skira). Nel 2017 partecipa con un suo contributo alla raccolta di saggi Attenti al Sud, edito da Piemme, e con Rizzoli pubblica I Guardiani. Del 2018 è Sara al tramonto (Rizzoli), Sbirre (Rizzoli), scritto in collaborazione con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo, del 2019 è Le parole di Sara (Rizzoli)

 

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