Recensione di Giulia Pillon
Autore: Bridget Collins
Traduzione: Roberta Scarabelli
Editore: Garzanti
Genere: narrativa
Pagine: 420
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Immagina di poter cancellare per sempre un ricordo, una colpa, un segreto. C’è stato un tempo in cui ciò era possibile. Abili rilegatori, nelle loro polverose botteghe, oltre a modellare la pelle e incollare fogli, aiutavano le persone a dimenticare. Seduti con un libro tra le mani, ne ascoltavano le storie e, parola dopo parola, le cucivano tra le pagine, intrappolandole tra i fili dei risguardi. Così, il ricordo spariva per sempre dalla memoria: catturato dalla carta, non lasciava più alcuna traccia di sé. Per anni l’anziana Seredith ha praticato questo affascinante mestiere. Ma ora è il momento di trovare un apprendista, qualcuno cui trasmettere le sue preziose conoscenze. La scelta cade su Emmett. Sarà lui il nuovo rilegatore, un giovane per cui i libri sono sempre stati un oggetto proibito: Emmett li teme, pur ignorando il motivo di tale paura. Eppure, giorno dopo giorno, fa suo il compito di raccogliere segreti, colpe e confessioni. E il laboratorio in cui quel miracolo si compie, ormai, è come casa sua. Crede di conoscerne ogni angolo fino a quando scopre una stanza di cui nessuno gli aveva parlato. Al suo interno un’immensa libreria. Tra quegli scaffali, Emmett trova un libro che reca il suo nome e custodisce un ricordo che gli appartiene. Non c’è alcun dubbio, ma il ragazzo non sa di cosa si tratta. Non può saperlo. Ed è ora di scoprirlo. Perché per capire chi è veramente ha bisogno di conoscere ogni cosa, anche ciò che ha voluto o dovuto dimenticare.
Recensione
Succede, alcune fortunate volte, di trovarsi di fronte alla perfezione narrativa. La lettura di Il rilegatore è stata una di quelle volte. Andiamo per ordine.
Cosa succede quando “Eternal sunshine of the spotless mind” (“infinita letizia della mente candida”, titolo martoriato in italiano dalla traduzione “Se mi lasci ti cancello”) incontra Charles Dickens? Succede che ci si trova tra le mani un capolavoro.
Non c’è da stupirsi quindi che Il rilegatore fosse il libro più atteso del 2019, che abbia incantato i media in tutto il mondo e che in Inghilterra sia rimasto per mesi in cima alle classifiche.
(S)fortunatamente, la sinossi nella quarta di copertina fa pensare a una storia del tutto diversa. Ma forse è un bene, perché il senso di meraviglia dato dalla scoperta di una vicenda inaspettata, intensa, e travolgente è stato tantissimo. In questo libro c’è pura e semplice magia.
La magia dei libri, che sono oggetti misteriosi e proibiti e che racchiudono tra le loro pagine peccati, ricordi intollerabili e segreti indicibili rimossi dalla mente di chi ha voluto, o dovuto, disfarsene.
In questo romanzo, realtà e immaginazione si fondono fino a creare una storia evocativa, indimenticabile. Sì, perché una volta terminata la lettura non potrete non domandarvi “se potessi, mi farei cancellare dalla mente il ricordo di quella persona, di quel periodo, di quell’esperienza? Chi sarei, se tale memoria non fosse più parte di me?”.
Svelando troppo della trama vi rovinerei senz’altro la lettura e vi priverei della sorpresa dell’immersione in questa intrigante vicenda, quindi non voglio farlo.
Quello che invece posso fare è dirvi cosa troverete tra le pagine di questo romanzo meraviglioso: un’arte temuta e oscura, un amore proibito e pericoloso, la forza dei ricordi, il loro plasmare la nostra identità, il loro potere a un tempo consolatorio e distruttivo.
E ancora perdita, speranze infrante, il baratro che separa l’alta società e la classe operaia, e dilemmi morali alla Dickens. L’ambientazione è volutamente fumosa, ma ha il fascino dello steampunk, del diciannovesimo secolo e dell’Inghilterra vittoriana.
Il romanzo è diviso in tre parti che, come tre porte distinte, ci conducono al cuore pulsante della vicenda. Ogni porta ci svela segreti e vicende passate che ci permettono di dare un senso alle scelte dei personaggi, alle loro azioni e ai loro atteggiamenti.
Due dei punti di forza de Il rilegatore sono l’utilizzo di due differenti punti di vista e la costante interazione tra i personaggi, che sanno e non sanno, che ricordano e non ricordano. Il maggiore punto di forza però è la scrittura di BridgetCollins, che è pura poesia, potente e impeccabile. Ogni scelta linguistica è calibrata al millimetro, ogni sostantivo, ogni aggettivo, nulla è lasciato al caso.
Le descrizioni visive e olfattive sono talmente perfette ed evocatrici che si ha la sensazione di viverle in prima persona – a tal proposito, un inchino a Roberta Scarabelli per l’impeccabile resa in italiano.
Se questa perla è il romanzo d’esordio di Brigdet Collins, teniamoci forte per i prossimi.
Un grazie a Garzanti e alla bravissima Roberta Scarabelli per averci dato la possibilità di godere di questa magnifica lettura.
Bridget Collins
Bridget Collins: ha studiato arte drammatica alla London Academy of Music and Dramatic Art e letteratura inglese all’università di Cambridge. Dopo una fortunata carriera come attrice, ha deciso di dedicarsi alla narrativa. Il rilegatore è il suo romanzo d’esordio.
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