La ragazza di prima




Recensione di Ilaria Bagnati


Autore: J.P. Delaney

Traduzione: Mariagiulia Castagnone

Editore: Mondadori

Genere: thriller

Pagine: 389

Anno pubblicazione: 2017

Emma, dopo aver subito un furto in casa ed essere stata violentata dal ladro, decide, insieme al fidanzato Simon, di cambiare casa. L’agente immobiliare mostra loro la casa di Folgate Street, civico 1. Questa non è una casa comune: la tecnologia e la domotica la fanno da padrone; le pareti sono di pietra chiara e lastre di vetro e, tramite un braccialetto, la casa è capace di controllare le funzioni vitali degli abitanti, oltre a poter gestire attività, come la regolazione del getto della doccia.
L’architetto che l’ha progettata ha previsto delle regole da rispettare e un questionario che il futuro inquilino deve compilare per poter avere una chance di essere scelto come affittuario. Il regolamento vieta all’inquilino di portare in casa i suoi oggetti personali e i mobili; non si possono appendere quadri, tenere animali, né avere bambini. La persona che abiterà la casa dovrà adeguarsi e rispettare ogni regola. Emma e Simon superano la selezione e, dopo un colloquio con l’architetto Edward Monkford, vanno ad abitare nella casa di Folgate. Edward si fa avanti con Emma, che in poco tempo cede alle sue lusinghe e lascia Simon.

Anni dopo la morte di Emma nella casa di Folgate Street, Jane ne diventa la nuova inquilina. Anche lei come Emma ha vissuto un evento tragico: ha dovuto affrontare la morte della sua bambina alla nascita. Come Emma, vuole cambiare casa e ripartire con la sua vita, e sempre come Emma cede al fascino di Edward. In comune hanno anche l’aspetto, molto simile a quello della defunta moglie di Edward. Cosa si cela dietro la morte di Emma? E come mai Edward sceglie solo inquiline donne che si assomigliano tra loro?

“La ragazza di prima” è un thriller psicologico che ti tiene con il fiato sospeso perché l’autore è capace di creare una tensione costante dalla prima all’ultima pagina.
La storia fonda le sue radici su bugie e segreti; Emma, Simon, Jane ed Edward mentono e hanno segreti che nel corso della narrazione vengono svelati. Tutto gira intorno alla casa di Folgate Street, che influenza a dir poco le vite dei suoi inquilini, plasma le loro abitudini e le loro menti.
L’idea di una casa supertecnologica rende il racconto molto attuale e fa riflettere su quanto la tecnologia si sia impadronita delle nostre vite.

Siamo davvero sicuri di voler essere controllati e comandati fino ad arrivare a un livello così estremo?

Delaney affronta anche temi più seri come la violenza (fisica e psichica) e la perdita di un figlio nato morto e tanto desiderato. L’autore ci fa riflettere su quanto e come eventi tragici del passato possono influenzare le vite future: ci si può rialzare e ricominciare, o ci si può affossare e perdersi.

Ho molto apprezzato la caratterizzazione dei personaggi; Emma e Jane, così simili nell’aspetto fisico, sono molto diverse nel modo di affrontare la vita e nel reagire a eventi tragici.
Edward mi ricorda Christian di 50 sfumature di grigio, entrambi affascinanti e con il bisogno di controllare tutto e tutti; o meglio, tutte. Inizialmente, si pensa di aver inquadrato il suo personaggio, ma con lo scorrere delle pagine ci si accorge che non è tutto come appare.

Ho trovato la storia originale, l’ambientazione molto attuale e la narrazione scorrevole e dettagliata.
Non mi stupisco che il libro sia stato venduto in 41 paesi e che diventerà presto un film diretto da Ron Howard. Non me lo voglio perdere!

J.P. Delaney


(pseudonimo di Tony Strong). È nato nel 1962 in Uganda, ma è tornato nel Regno Unito con i suoi genitori quando aveva sei settimane. Ha lavorato come pubblicitario, realizzando più di trenta spot televisivi (con uno spot per una campagna volta a ridurre l’abuso di droga, ha vinto anche un BAFTA). Come Tony Strong, ha pubblicato quattro romanzi: Tell me lies (adattato per una serie televisiva), The Death Pit, The Poison Tree, The Decoy (i cui diritti sono stati acquistati dalla Twentieth Century Fox). Scrive anche sotto diversi pseudonimi, tra cui Anthony Capella e J.P. Delaney.