Il gioco del mai




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Jeffery Deaver

Traduzione: Sandro Ristori

Editore: Rizzoli

Collana: Rizzoli narrativa

Genere: thriller

Pagine: p. 512

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Il nuovo eroe del crime si chiama Colter Shaw e Colter Shaw non è un poliziotto né un militare. È un tracker, un localizzatore, uno che per vivere cerca persone scomparse, a bordo di un furgone, da una parte all’altra degli States. Allenato dal padre fin da bambino a contare solo su se stesso quando lì fuori si mette male, Shaw è un vero talento nel seguire gli indizi, anche i più indecifrabili. Sa come sopravvivere in ogni situazione, anche la più estrema, perché sa quali regole rispettare e quali comportamenti non assumere. Mai. Oggi il nuovo ingaggio lo porta in California: è sparita una studentessa universitaria. Colter si mette sulle tracce del rapitore e dei suoi inquietanti messaggi che si rifanno a quelli di un popolare videogioco. Fuggi, se puoi è il primo. Ma sul sentiero di caccia cade più di una vittima e Colter viene risucchiato nel cuore nero della Silicon Valley, che non è solo ricchezza, potere, modernità scintillante. È anche un tritacarne, un ingranaggio programmato per sbriciolare chi non sa tenere il passo. È solo qui che qualcuno potrebbe concepire il gioco sadico e mortale in cui le vittime vengono lasciate in un luogo isolato, con cinque oggetti per salvarsi. Un rebus che, se non viene risolto, porta con sé l’ultimo messaggio dell’Uomo che Sussurra: Muori con dignità.

Recensione

Aveva raggiunto il livello 9. L’ultimo era il decimo, era vuoto. L’inferno. Il livello che nessuno aveva mai raggiunto. In tutta la storia del gioco.

Recensire un Autore prolifico, affermato e fortemente connotato come Jeffery Deaver è impresa non da poco.

Il limite stringente è quello di non rivelare troppo di un romanzo dove praticamente tutto è spoiler in nuce.

Lo stimolo forte è senza dubbio nel trovare l’elemento spiazzante, quello che nella consolidata e peculiare partitura thrilling di Deaver, che si articola in picchi di suspense e colpi di scena alternati a brevi rallentamenti funzionali solo a preparare un crescendo, sorprenda nella lettura.

E’ questo lo spirito con il quale mi sono approcciata a “Il gioco del mai”, quello del dimmi qualcosa di te che non so.

E così mi sono trovata nella spirale di una storia (av)vincente, che fa del tempo la sua cifra forte e dominante.

Il tempo dell’incipit – acme, quello, rispetto allo svolgimento del plot, di un flash forward tranciante e a presa sicura.

Il tempo cronologico, comune,scandito dal quotidiano degli orologi.

Il tempo liquido dei contesti creati nei videogames, veri protagonisti del romanzo: istantaneo premere di un tasto, a rilascio prolungato negli effetti deflagranti di una propagazione ad onde potenzialmente, in queste pagine, letale.

Il tutto è sapientemente reso per mezzo di frasi brevi e impattanti. Mai spezzate o sospese ma sempre ritmicamente scandite, dove la punteggiatura precisa non può che essere percepita come la lancetta di un metronomo. Implacabile.

Mai abbassare la guardia, vietato indugiare anche nella lettura

“Mai abbandonare un falò senza aver smosso la cenere”

il nuovo protagonista, Colter Shaw, un cowboy dell’oggi che si guadagna il pane (solo?) cercando persone scomparse, tormentato quanto basta da un quadro famigliare che riserverà molte sorprese, non lo permetterà.

Chi legge è coinvolto. Chi legge non riuscirà a chiamarsi fuori dal gioco: chi è scomparso a causa di un videogame, può essere ritrovato solo in quel videogame.

Ma non bastano più una console o un computer e una tastiera.

Perché il terreno di gioco adesso è lì, oltre la porta di casa, dove

Non morire e vivere non sono la stessa cosa …

Sullo sfondo di una storia gigante, giganteggia la Silicon Valley, madre e matrigna di mondi virtuali e tecnologie, di vite sintetiche o sintestizzate, le quali Deaver, nel bene e nel male, ha dotato di cuore.

Quanto sia oscuro quello dell’Uomo che Sussurra, lascio a chi vorrà leggere il gusto di scoprirlo….

Jeffery Deaver


Ex giornalista ed ex avvocato, nel 1990 ha abbandonato la carriera legale per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Scrittore di romanzi thriller, ha vinto per tre volte l’Ellery Queen Readers Award for Best Short Story of the Year; ha vinto, inoltre, il British Thumping Good Read Award ed è stato più volte finalista all’Edgar Award.
Il suo primo romanzo, un horror intitolato Voodoo è del 1988. I tre romanzi successivi, ambientati a New York, affrontano la struttura delle detective stories. Con i protagonisti dei suoi romanzi, Deaver crea dei perfetti thriller contemporanei, in cui la narrazione si svolge secondo il ritmo e la tensione tipici del linguaggio cinematografico. Ha conosciuto il successo internazionale con Il collezionista di ossa, la prima indagine di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, da cui è stato tratto l’omonimo film. Tra gli altri titoli (tutti editi dal gruppo RCS) ricordiamo: Lo scheletro che balla, La sedia vuota, La scimmia di pietra, L’uomo scomparso, La dodicesima carta, La luna fredda, La finestra rotta, Il filo che brucia, Nero a Manhattan, I corpi lasciati indietro, Requiem per una pornostar, La figlia sbagliata, Carta bianca, La consulenteLa bambola che dormeFiume di sangue, L’ultimo copione di John Pelham. Più recentemente sono stati pubblicati: La stanza della morte, L’ombra del collezionista, Sarò la tua ombra, L’uomo del sole, October list, Solitude Creek, Hard News. Nel 2018, sempre per Rizzoli, ha pubblicato Il taglio di Dio, la nuova indagine di Lincoln Rhyme. Del 2019 è Promesse (Solferino).

 

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