Recensione di Laura Salvadori
Autore: Susanna Jones
Editore: HarperCollins
Traduzione: Katia Bagnoli
Genere: thriller
Pagine: 204
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Una passione torbida, un omicidio brutale, un segreto che ritorna inesorabile dal passato. Il grande film Netflix di fine anno prodotto da Ridley Scott. Quando il buio inghiotte la luce dei lampioni e il verso metallico di un uccello notturno si fa strada nel silenzio, Lucy Fly sa che la terra sta per tremare. Anche il giorno in cui Lucy viene arrestata Tokyo si è risvegliata con una scossa di terremoto. Non è certo una cosa inusuale, ma Lucy lo vede come una metafora di ciò che le sta accadendo. La sua nuova vita nell’immensa capitale nipponica è stata meticolosamente ricostruita per sfuggire ai tragici segreti che oscurano il suo passato. Ha scelto l’anonimato, un tranquillo lavoro da traduttrice e un solo uomo, Teiji, fotografo giapponese a cui è legata da una passione totalizzante. Eppure, di nuovo, tutto sta per sgretolarsi sotto i suoi piedi. Mentre viene trascinata in commissariato per un fitto interrogatorio, Lucy sa cosa vogliono sapere da lei. Come mai Lily Bridges, sua amica, inglese come lei, prima di essere ritrovata smembrata al largo della baia è stata vista per l’ultima volta vicino a casa sua, mentre litigavano furiosamente? Perché da quel giorno Teiji, il suo affascinante fidanzato, è scomparso senza lasciare traccia? Ma soprattutto, chi è e cosa sa davvero Lucy Fly? Ambientato in una Tokyo vertiginosa e convulsa che riverbera la mente della protagonista, un thriller che è soprattutto un viaggio allucinante nell’anima di una donna sola e braccata. Prima di diventare una produzione di punta per Netflix, The Earthquake Bird è stato tradotto in oltre 20 paesi e ha vinto numerosi premi prestigiosi per crime e thriller, tra cui il John Llewellyn Rhys Prize, il Betty Trask Award e il New Blood Dagger Award conferito dalla Crime Writers’ Association.
Recensione
Ho trovato totalizzante la lettura di questo romanzo. Nel senso che si inizia a leggere e si viene contaminati dai pensieri della sua protagonista, Lucy, fino all’ultima pagina.
Il romanzo si presenta come thriller, ma in realtà penso che non lo sia affatto. Per come è costruito, per l’incedere lento della trama, per la sua costruzione del tutto simile ad un diario intimo e, non ultimo, perché in estrema sintesi mancano gli elementi essenziali di un thriller, non ci sono morti e non c’è la tensione propria di una indagine di polizia.
Ma questo, badate bene, non è un limite del romanzo. Al contrario, il romanzo è un punto interrogativo dall’inizio alla fine: si legge, ci si esalta per l’incantevole prosa dell’autrice, ma non si riesce a capire, fino alle ultime pagine, dove l’autrice ci vuole condurre.
Il romanzo è un viaggio solo andata nella vita di una giovane donna inglese, Lucy, emigrata in Giappone, in fuga dal suo passato. Un viaggio che non trascura niente e scandaglia l’intera vita di Lucy, una persona assai singolare, cresciuta all’ombra della morte, della quale si sente in qualche modo l’estrema artefice.
Lucy è solitaria. Vive una vita senza scossoni, cadenzata dai ritmi ripetitivi dettati dal suo lavoro di traduttrice. Del Giappone ama la lingua, poliedrica e sfuggente, la cucina dai sapori decisi e speziati, le persone, delicate e lievi. Ama persino i terremoti, che ormai non la spaventano più. E ama Tokio, che riesce a nasconderla così bene dal resto del mondo, quasi a volerla proteggere.
Lucy ha perso le persone più importanti della sua vita: il suo ragazzo Teiji, che ha fatto perdere improvvisamente le sue tracce e la sua amica, Lily, che ha fatto irruzione nella sua vita quasi di forza ma che è riuscita, a poco a poco, a fare breccia nella sua corazza.
Il romanzo di snoda tra il presente e i ricordi del passato di Lucy. Il presente è una fredda stanza della stazione di polizia, dove Lucy sta subendo un pressante interrogatorio sulle ultime ore di vita di Lily; il passato è quello legato al’infanzia di Lucy in Inghilterra e ai ricordi più recenti della sua vita a Tokio: l’amore totale per Teiji, che sfiora l’ossessione e l’amicizia nascente con Lily.
Teiji, in particolare, è un personaggio molto particolare: taciturno, misterioso, passionale, con la sua inseparabile macchina fotografica che immortala immancabilmente particolari apparentemente insignificanti della sue giornate. Lucy stessa è attratta dai piccoli misteri che Teiji racchiude in sé; vorrebbe sapere più di lui ma deve arrendersi al fatto che Teiji è come fatto di acqua.
Nel romanzo la vita di Lucy, Lily e Teiji si srotola piano invischiando il lettore in una quotidianità fatta di passione e di inquietudine. I tre personaggi sono piuttosto articolati e ognuno di loro andrebbe analizzato a fondo. I loro gesti, le loro parole, i loro pensieri ed atteggiamenti sono di per sé sufficienti a costituire lo scheletro del romanzo, senza bisogno di ricorrere ad altri espedienti.
E, alla fine, è proprio così! Il romanzo è un percorso intimo che si scontra, a tratti e quasi svogliatamente, con il dato di fatto che Lily è morta, Lucy è accusata del suo omicidio e Teiji è scomparso nel nulla. Ma questi fatti, che sono poi il nodo della trama, sono del tutto secondari rispetto al magnifico romanzo intimo sull’interiorità e il modo di essere di Lucy.
Ho trovato adorabile la prosa di Susanna Jones, così piena di vicinanza e di empatia! Una prosa che scava a fondo sulla vita dei suoi personaggi senza mai essere impertinente o curiosa. Senza preconcetti, senza malignità, senza un secondo fine. Solamente pervasa dalla consapevolezza che il puro e semplice dialogo intimo di Lucy sia, come in effetti è, sufficiente a dare vita a un piccolo capolavoro di poesia.
L’ambientazione fa tutto il resto, e lo fa egregiamente! L’oriente esercita sul lettore un’influenza quasi ipnotica. Le descrizioni di Tokio, sconfinata, coacervo di una umanità anonima e sola, che vibra al suono metallico dei terremoti, invischiata nelle tradizioni ma desiderosa di dimenticarle.
I paesaggi naturali, così tenui e densi di significati arcani. Le persone, chiuse nelle loro tradizioni, silenziose e leggere come l’aria.
Insomma, un romanzo ipnotico, che ho amato fin da subito, per la sua capacità di mostrare l’anima dei personaggi, le loro debolezze e le loro speranze.
E poi, sul finale, tutto si fa chiaro e dal rosa, colore che ho immediatamente associato a questa lettura, si vira repentinamente al nero, con un cambio di registro davvero magistrale e con un finale aperto che ti lascia senza parole.
I miei complimenti a questa autrice, a me sconosciuta finora. Ho adorato la sua scrittura e la sua capacità di trasferire nelle pagine i pensieri più intimi dei personaggi.
Consiglio “Dove la terra trema” a chi sente di poter apprezzare il percorso interiore della protagonista; a chi sente di saper trarre godimento da una storia noir di amore, gelosia e tradimento. A chi ha in sé la curiosità e la delicatezza per entrare nella storia di una donna e di accettarne limiti e sogni.
Susanna Jones
Susanna Jones è nata nel 1967 ed è cresciuta nello Yorkshire. Ha studiato arte drammatica all’università di Londra dove si è interessata alla cultura giapponese dopo aver studiato il teatro giapponese Noh. Questo l’ha portata a vivere e lavorare in Giappone per molti anni come insegnante di inglese a Nagoya, e più tardi a Tokyo, dove ha anche lavorato come editor di testi per la radio. Mentre viveva a Tokyo cominciò il suo primo romanzo, The Earthquake Bird (2001), la storia di un omicidio. Questo romanzo ha vinto il premio dell’associazione degli scrittori del crimine, il memoriale John Creasey, e il premio Betty Trask.