Recensione di Francesca Marchese Avelluto
Autore: Linda Tugnoli
Editore: Nord
Genere: Giallo
Pagine: 378
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. La forma a ventaglio e il colore tipico di quel periodo autunnale, un giallo così acceso da sembrare innaturale. Impossibile sbagliarsi, per un giardiniere come lui: è una foglia di Ginkgo Biloba. Ed è la seconda cosa fuori posto che Guido nota in quel giardino trascurato, parte di una grande villa abitata solo per due settimane l’anno, in agosto. La prima, invece, è stata una ragazza bionda stesa a terra, con indosso un elegante vestito lungo, dello stesso punto di blu dei suoi occhi spalancati sul nulla. Forse per colpa di quel colore che lo riporta a un passato mai dimenticato, o per quella foglia inconfondibile in un giardino senza alberi di Ginkgo Biloba – un dettaglio che Guido, per qualche strana ragione, non segnala alla polizia –, o magari per quel sentore di un profumo antico e familiare che solo lui, grazie al suo olfatto finissimo, ha percepito sulla scena del delitto, comunque sia quella ragazza sconosciuta e il suo triste destino diventano quasi un’ossessione per Guido. Sebbene abbia svariati motivi per mantenere un profilo basso, non resiste alla tentazione d’intraprendere una sorta d’indagine clandestina parallela a quella ufficiale. E il punto di partenza è proprio la foglia di Ginkgo Biloba. Perché lì, in Valle Cervo, in alcuni giardini privati in effetti ci sono degli alberi di Ginkgo. Guido inizia così un pellegrinaggio nei luoghi che lo hanno visto nascere e da cui se n’era andato per cercare fortuna in Francia, ma dov’è tornato da qualche anno per ritrovare una certa tranquillità. Una valle dimenticata dal resto del mondo e in cui pare che il tempo sia sospeso, una valle dove tutti parlano poco e non succede mai nulla. Ma dove sono nascosti segreti che non è più possibile tenere sepolti…
Recensione
Il romanzo d’esordio di Linda Tugnoli, autrice italiana che si divide tra la capitale e la campagna laziale, è stata una graditissima quanto inaspettata sorpresa. C’è stato fin da subito un feeling particolare con il testo, vuoi per il titolo o per la copertina accattivante, ma sono state le molte piccole rivelazioni inaspettate che costellano il testo a fare de Le colpe degli altri un romanzo piacevolissimo da leggere in questi giorni di ritiro forzato.
La storia di fondo è in apparenza molto semplice e piuttosto lineare, abbellita qui e lì da alcuni cliché del genere che però non turbano – almeno per quanto mi ha riguardato – la piacevolezza della lettura. Ma è proprio tra le righe genuine di questa storia che si annidano le particolarità più inaspettate.
Innanzitutto la scelta dell’autrice di calarsi nei panni di un uomo – Guido – non più giovanissimo e con un triste passato alle spalle; la sua capacità di immedesimarsi in una psiche abbattuta e triste che solitariamente si trascina giorno dopo giorno fino a che non incappa nell’impensabile mi ha stupito e un po’commosso. Poi l’ambientazione che, contrariamente a una scelta più facile e forse più prevedibile, prende vita in Piemonte in una valle montana piuttosto anonima e dimenticata dai più: Valle Cervo.
Ma anche lo stile non è da meno con digressioni puntuali e precise, mai tediose o eccessive, sul mondo dei giardini e delle piante. Un argomento che si intuisce essere nel cuore dell’autrice e che dopo aver terminato la lettura un po’ rimane anche nel cuore di chi legge.
Così anche i personaggi che abitano queste pagine e che poco a poco entrano anche nella mente del lettore. L’autrice è stata molto brava nel cogliere le piccole sfumature caratteriali e sociali che contraddistinguono non solo i piemontesi, ma gli abitanti delle alte valli montane in particolare; donando al lettore un ritratto forse un po’semplicistico ma comunque reale e fedele della vita in valle ai tempi in cui prende vita la storia. E sicuramente gli intramezzi dialettali di cui le pagine sono piene servono appieno lo scopo.
E proprio l’ambientazione temporale è un altro di quegli elementi che fanno da contorno alla storia, arricchendola e donandole una sorta di patina dorata, come una fotografia color seppia anni sessanta che improvvisamente si anima. Le pagine si riempiono di fiat 127 sgangherate, di lire che escono dai portafogli e passano di mano in mano al bar, di nobili decaduti e di “meridionali” che arrivano al nord. Niente internet quindi, e niente cellulari, nessuna semplificazione alle indagini di cui Guido si troverà a far parte insieme ad un incredulo quanto incomprensibile commissario di polizia.
Ho letto Le colpe degli altri in un momento surreale della storia del nostro Paese, chiusa in casa durante questi giorni di stop forzato. E da una situazione quanto mai particolare sono stata catapultata letteralmente indietro nel tempo, regalandomi alcune ore di autentica evasione. Ne Le colpe degli altri troverete una storia nella storia, che si snoda placidamente con pochissimi colpi di scena ma che ugualmente saprà regalarvi un viaggio nel tempo che vale la pena di affrontare.
Consigliato!
Linda Tugnoli
Linda Tugnoli: Autrice e regista ha contratto anni fa quello che gli inglesi chiamano il bug del giardiniere: una spiccata tendenza a parlare troppo di piante e di fiori. Le colpe degli altri (Nord, 2020) è il suo romanzo d’esordio.
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