Recensione di Marianna Di Felice
Autore: S.D. Monaghan
Traduzione: Beatrice Messineo
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Mary è bella, ricca e incarna alla perfezione il ritratto di una donna felice. La sua splendida casa gode di una vista mozzafiato e il giardino è sempre in ordine. La sua vita sembra proprio perfetta. Ma dietro la porta di ingresso si nasconde una realtà molto diversa. Il marito, Andrew, le rivolge a stento la parola e trascorre le sue giornate da solo nel seminterrato, mentre suo nipote combatte con gravi disturbi del comportamento, che spesso provocano scatti d’ira imprevedibili. L’illusione di perfezione che Mary ha faticosamente costruito sta cominciando a sgretolarsi. Come se non bastasse qualcuno ha iniziato a inviarle messaggi anonimi, minacciando lei e la sua famiglia. E sembra conoscere i lati più nascosti della vita di Mary, quelli che lei si sforza di celare. Possibile che uno dei segreti dell’appartamento numero 13 sia in grado di mettere in serio pericolo lei e i suoi cari?
Recensione
Il primo thriller dove ho odiato uno dei personaggi dall’inizio alla fine!
Il lettore inizia a leggere e subito si prefigurano nella sua testa probabili accadimenti nella casa al vicolo numero 13. La famiglia che vive lì ha indubbiamente dei segreti e il lettore lo comprende anche se non ha ancora valide prove, ma segue diligentemente la trama ideata dall’autore che lo trascina in un vortice che non gli fa capire bene cosa stia accadendo. Tutto si confonde tra realtà e passato. Il lettore inizia a farsi delle idee, che però mentre si dipana la matassa risultano non proprio esatte.
Il pregio dell’autore è che fa capire i segreti dietro la facciata solo verso la fine. La protagonista racconta la storia e si perde in flashback che la riportano al passato. Questo serve per capire l’intera storia di Mary e della sua famiglia. Nel mezzo c’è Connor uno psicoterapeuta in carriera che doveva far bella impressione sul Dipartimento salute per i suoi progetti futuri.
Non sapeva che un suo paziente, Zachery, un ex musicista con molti problemi e legato a una delle sorelle di Mary, avrebbe potuto farlo finire in una trappola dalla quale ad un certo punto non si sarebbe più vista una via d’uscita. Essendo psicoterapeuta potrebbe difendersi con il suo modo di parlare e di convincere i suoi pazienti, invece Connor più di una volta rimane bloccato davanti a certi atteggiamenti e certe parole. Si fa travolgere dagli eventi che riguardano quella strana famiglia.
E dopo aver finito di mettere a posto la roba negli scatoloni, dopo il trasferimento nel bungalow nel quartiere di St. Chaterine Hill, viene accusato di aver spedito una misteriosa missiva che secondo Mary poteva avere scritto solo lui. Una lettera che la insultava e che potrebbe rimarcare la coda di paglia di Mary che ha qualcosa da nascondere e che incolpa il primo venuto sicura che nel quartiere nessuno possa dirle nulla.
A questo punto un lettore si mette nei panni di Connor che è una vittima o un animale sacrificale sull’altare delle liti patologiche tra sorelle. Tra loro c’erano anche Andrew, marito di Mary e ex militare, da sguinzagliare quando le parole di Mary non servivano tanto e si voleva procedere con minacce fisiche; e Finn o Finbarr figlio di Emer sorella di May con grandi problemi di comportamento anche con un altissimo quoziente intellettivo.
Come si sente un perfetto sconosciuto in quel quartiere che si era trasferito da poco già alle prese con certe situazioni? Di solito si inizia con saluti e dolcetti o aperitivi, Connor non credeva di ritrovarsi davanti ad una realtà disastrata anche se all’apparenza normale. L’apparenza cela problemi inimmaginabili. Gravi preoccupazioni non risolte restano nell’ombra e procurano problemi ad un personaggio, non dico qual è per non svelare troppo, che attraverso l’egoismo e la mania del controllo guiderà le sorti di molte persone come un burattinaio.
A questo punto sorge nel lettore la rabbia nel vedere chi è al corrente di tutto, ignorare il problema e non risolvere nulla anche se il personaggio con problema ne causa tanti agli altri che incontra nel suo cammino. Connor grazie ad una vendetta stupida rimane vittima di un video dove non si vede realmente ciò che è successo, ma quel poco basta ad additarlo come violento.
Nulla di più attuale. Molti giudicano senza sapere, senza avere prove di cosa sia successo davvero e si basano su scene tagliate senza pensarci. Lo fa anche Mary con la lettera che è sicura non possa provenire dal quartiere, ma da Connor. Forse è una forma di espiazione di chi ha grandi colpe dentro o chi ha rabbia che non esterna o da chi ha subito per anni brutte cose.
Difficile in questo thriller affezionarsi a un personaggio perché tutti provocano sentimenti di ostilità per comportamenti adottati o mancati. Forse il lettore si avvicina a Connor o anche a Finn che aveva capito tutto grazie alla sua intelligenza anche se la esprimeva a modo suo! Forse non tutti avranno le stesse sensazioni, ma troveranno questo thriller al cardiopalma e decisamente attinente a certe realtà.
Buona lettura!
A cura di Marianna Di Felice
marisullealidellafantasia.blogspot.it
S.D. Monaghan
È cresciuto a Dublino, ma ha sempre viaggiato per il mondo. Dopo due anni trascorsi in Thailandia a insegnare inglese, è tornato in Irlanda e si è laureato in psicologia. Ha vissuto in Canada per quattro anni e ha studiato sceneggiatura a Toronto, per poi conseguire un master in scrittura creativa a Dublino. La famiglia al numero 13 è il suo primo libro pubblicato dalla Newton Compton.
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