Intervista a Leonardo Gori




A tu per tu con l’autore


Benvenuto su Thrillernord, Leonardo, e grazie per averci concesso questa intervista. Giovane capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta, poi ufficiale dei Servizi segreti nella seconda guerra mondiale e infine ex colonnello inquieto in pieno boom economico: quanto è cambiato (e cambierà ancora) il tuo Bruno Arcieri da un romanzo all’altro? E com’è stato seguirlo nella sua metamorfosi e nelle sue avventure?

Bruno Arcieri respira l’aria del suo tempo, ed è un clima che cambia moltissimo, dalla metà degli anni Trenta ai primi Settanta. Quel che non cambia è il filo nero di morte che collega Fascismo e Repubblica, passando per l’ecatombe della Seconda Guerra Mondiale. Arcieri agisce in questo periodo di tempo, forse il più terribile della Storia, e cambia anche lui. Invecchia, tanto per cominciare. Per certi versi si addolcisce, per altri diventa ancora più rigido.
La cosa più bella è stata (e spero sia ancora, in futuro) seguire queste trasformazioni di Bruno Arcieri, come se me le avesse davvero raccontate lui. D’altra parte sono tanti testimoni autentici, che mi parlano con la voce del mio personaggio.

Il tuo personaggio ha visto il suo Paese cambiare radicalmente da una decade all’altra: cosa penserebbe dell’Italia (e della musica) di oggi?

Credo che intuirebbe qualcosa dei nostri mali storici, vedendoli finalmente in prospettiva: forse riuscirebbe a collegare i capi di quel filo nero di cui dicevo prima. Troverebbe l’Italia di oggi probabilmente assai migliore, per certi aspetti: più rispettosa per il diverso e probabilmente meno feroce. Ma credo che non capirebbe altre trasformazioni, soprattutto la solitudine dei giovani, la loro mancanza di comunicazione. E, soprattutto, la fine della speranza in un mondo migliore. Ecco, quest’ultima è senz’altro la nostra attuale dannazione che Arcieri ultracentenario non riuscirebbe a capire.

Com’è nato Musica nera?

Musica Nera è nato come mio personale atto d’amore alla musica Jazz, nella sua incarnazione classica. Volevo scrivere un romanzo sulla nostalgia della giovinezza e usare, per raccontare le vicende di Arcieri, la stessa cadenza musicale di quella musica. Poi tutto si è collegato naturalmente, come in ogni associazione d’idee che si rispetti: Il jazz, la Versilia, i marinai, le loro vedove…

Nella vicenda la musica, il jazz in particolare, ha un ruolo decisivo. E nella scrittura?

Come no? Ho cercato, in Musica Nera, di sperimentare la scrittura sincopata. Non so se ci sono riuscito. Di certo, almeno per la prima metà del romanzo, ho sperimentato la libera improvvisazione, senza darmi il vincolo della “scaletta”, della trama a tenuta stagna, che nell’ideazione di un thriller dovrebbe essere la regola. E l’improsvvisazione è l’anima del jazz…

Quanto è importante la ricostruzione del contesto storico in un romanzo?

La documentazione del periodo è tutto: occupa tutto il tempo che precede l’inizio della scrittura vera e propria. Serve a me a credere di essere Arcieri in un determinato periodo, di vedere quello che vede lui, di sentir parlare la gente come si faceva a quel tempo, di ascoltare la stessa musica e vivere gli stessi problemi. Se ci credo io, ci crede anche il lettore. Perché la prima cosa da evitare, in un romanzo, è la menzogna. Ma poi, quando inizio a scrivere, devo “dimanticare” tutto, lasciare che agisca nel subconscio. Non sia mai che un romanzo appaia didascalico!

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Per ora, voglio continuare a raccontare le vicende di Bruno Arcieri. Il prossimo romanzo sarà il seguito di “Non è tempo di morire” e inizierà pochi giorni dopo la conclusione di quella vicenda. Siamo nei primi giorni del 1970. Ma poi, racconterò una storia di Arcieri che risale a moltissimi anni prima. Lo ritroveremo giovane, ancora in divisa, in pieni anni Trenta. Poi ci sono altre cose, che però non posso dire…

Quali sono i tuoi autori preferiti?

Per quanto riguarda il “genere” ti faccio solo il nome di John Le Carré, maestro ineguagliabile che ha saputo raccontare storie di spie mescolando in realtà tutti i generi, e creando un personaggio indimenticabile, di grande complessità, che risponde al nome di George Smiley. Poi i classici della letteratura italiana del Novecento: soprattutto Giorgio Bassani, poi Mario Tobino, Beppe Fenoglio, Vasco Pratolini (anche per la mia Firenze!) e tanti altri.

Il mar Tirreno, con le sue storie e i suoi segreti, e il Mare del Nord, sfondo di tanta letteratura contemporanea: onde che si sfiorano o correnti opposte?


L’acqua del mare è una sola…
Va bene? Pant, pant…

Conosci il genere thrillernordico? apprezzi qualche autore in particolare?

Ho letto diversi autori. Ho apprezzato il primo Mankell, che però nei suoi ultimi romanzi mi pare sia uscito un po’ dal seminato. Mi piacciono molto le atmosfere degli autori islandesi. Høeg è il senso di Smilla, se lo facciamo rientrare nel genere, ha atmosfere interessanti. Non ho una grande conoscenza di questi scrittori. Certo che hanno a disposizione ambientazioni formidabili. Suggestive. Il mistero e il freddo si tengono per mano. Ma è anche vero che un grande scrittore può usare qualsiasi scenario.

A cura di Francesca Mogavero

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