Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Valeria Corciolani
Editore: Amazon Publishing
Collana: La colf e l’ispettore
Pagine: 287 p., Brossura
Anno edizione: 2020
Sinossi. Dal mare alla montagna: un viaggio che comincia con una vacanza e si trasforma in un nuovo intrigante caso per Jules e Alma.
Che cosa ci fanno Jules e Alma, con tanto di prole e suocera al seguito, su un pulmino a nove posti stracarico di bagagli? Strano a dirsi, stanno per concedersi una vacanza dove l’ispettore Rosset è nato e cresciuto: in Valle d’Aosta. Neanche il tempo di scendere dal pulmino, però, e Jules si trova invischiato nel caso più destabilizzante della sua carriera: Lia Favre, amica di infanzia e suo primo amore, è scomparsa senza lasciare tracce. E il tuffo nel passato è senza pietà. Ci vorrà Alma per aiutarlo ad annodare i fili tra presente e passato, anche se la trasferta ha scombussolato pure lei. A dar loro manforte l’immancabile acume dell’Alfonsina, coadiuvata questa volta dal sapere contadino della signora Bruna e dalla combattiva sagacia della viceispettrice Piera Jantet. Scopriranno che “è male per chi va”, certo, ma a volte è forse “peggio per chi resta”.
RECENSIONE
Questione di aria, lo sa. E resta immobile sulla porta a guardarla sfilacciare le nuvole che cambiano colore, spettinare le cime dei larici, giocare con gli aghi lunghi dei pini mugo,
nascondersi tra i grappoli di pigne e poi rotolare giù, a portarle l’odore della notte che a piccoli sorsi si sta ingoiando gli ultimi raggi del sole. Bonnie scrolla le orecchie e inspira. Perché quest’aria impastata di luce e buio ha l’odore speciale dei sogni, quando ogni cosa è appesa tra l’essere e il non essere, il respiro fa vibrare i pensierie tutto può ancora accadere.
Arriva, specificatamente nella serialità, quel momento.
Quello in cui, iniziando la lettura particolarmente attesa di un nuovo episodio, si ha la pressochè immediata percezione di stare attraversando il punto di non ritorno, oltre il quale i personaggi che si è imparato a conoscere, saranno sempre loro stessi, ma al contempo non saranno più quelli di prima, oltre il quale la storia letteralmente si alzerà in piedi afferrando per le spalle, occhi negli occhi.
Nella serie di Alma e Jules, la colf e l’ispettore, questo momento senza dubbio arriva adesso, con Peggio per chi resta, ed è chiaro sin dalle premesse di una partenza vacanziera per la Valle d’Aosta, un furgoncino, Jules, il promotore di questo ritorno alla sua terra natale, Alma, restia ma … curiosa …, la rispettiva prole, Alfonsina – sine qua non.
Un certo nonsochè si è insinuato nell’abitacolo del furgone appena hanno superato Quincinetto. Forse ha a che fare con il lieve sentore di erba tagliata, resina e legno affumicato che si è fatto strada dalle bocchette dell’aria, ma c’è anche qualcos’altro di indefinibile ….
Sembra strano vero?
Ritrovarli così, viaggianti, im versione ‘scanzonata scampagnata’.
E’ strano infatti.
Fino ad un certo punto però. Fino a considerare che in qualche modo tutti loro abbiano bisogno implicitamente di dirsi qualcosa, vogliano raccontarsi, davvero, e per farlo abbiano la necessità di allontanarsi dall’ogni giorno, Alma, tornare a bomba, Jules.
Ognuno sa che cosa bolle nella sua pentola” concorda lapidaria l’Alfonsina.
e se l’acqua bolle, il coperchio salta.
E in queste pagine, garantito, i coperchi salteranno tutti, non uno di meno, come se ad aprire la bocca e urlare la verità, prima di tutto a se stessa, fosse la montagna, ossigeno, aria, vita. E per osmosi derivata anche i protagonisti. Prima a se stessi e poi faccia a faccia.
La verità di un suicidio che si zavorra di errori e sensi di colpa, e che fino all’ultimo passaggio avrà volti da rivelare, di un’amica d’infanzia, l’accenno di una compagna, prima di avventure e poi, in potenza almeno, di vita, misteriosamente scomparsa, la verità di una caccia al tesoro di indizi, come si faceva da ragazzi, come solo Jules potrebbe ricordare, capire e risolvere. O meglio, come il Jules di oggi solo con Alma, solo assieme a lei, può ricordare, capire, risolvere.
Perchè la verità è sempre un atto di coraggio, dirla certamente, ma anche saperla affrontare e accogliere.
Se già non bastasse, e basta, la storia, la meraviglia dimensionale dei personaggi, il contesto naturale ad innamorare i lettori, che dire della scrittura di Valeria Corciolani?
Se non che si è fatta magia pura, fluido luminescente, colore, colore, colore, poesia?
Corciolani è un talento puro e limpido. Indaga delitti, ma anche verbi, sostantivi, dialetti, patois. E’ unica e sensazionale la sua capacità di rendere ambienti ed emozioni non abusando, quasi non usando aggettivi, ma appoggiandosi a nomi e, al più, a forme aggettivali, per elencazione, senza una virgola a separare, perchè le emozioni hanno le rincorse e le pause loro, in ode al ritmo e alla concretezza, battiti di cuore scanditi da un raffinato, ma così addentro al nostro sentire, metronomo.
“Qui, in montagna. Mi piacciono i prati i boschi le case le mucche i cani le stalle e le zero macchine, e poi c’è sempre un profumo buonissimo che sa di pigne caldarroste e Natale …”
Usa il lessico della concretezza, l’autrice, ma nella sua penna concreto diventa poesia, quella stessa dello sguardo di cristallo, non fragilità ma purezza, che posa sul mondo Corciolani, illuminandone gli angoli e gli spigoli così come le infinite , morbide, bellezze.
Potrei dire della vice ispettrice Piera Jantet, ma mi limito ad amarla, certa che capiterà anche a voi, frequentandola in queste pagine.
Potrei dire di un cane fulvo. E ne dico, che’ restare senza Bonnie – questo il suo nome – sarebbe davvero molto molto ma molto peggio. E dico che alla fine, al punto ultimo di questa storia, dopo i ringraziamenti, dopo i saluti, so che non sarò la sola a rileggere e ripercorrere le sue orme fatte di espressioni a sinestesia e di olfatto emotivo –Pane caldo, lavanda e carta, come una promessa – ricercandole, ancora, tra le righe.
Jules si muove scomposto per la stanza, come se non sapesse bene cosa fare di quel suo lungo corpo che satura lo spazio più di quanto vorrebbe. Alma guarda gli oggetti, le fotografie, le pareti, il soffitto, il pavimento di questa casa che pare racchiudere una vita intera.
Di questo libro che le schiude, vite intere.
Valeria Corciolani
è nata e vive a Chiavari, con marito, due figli, un geco e un gatto di nome Elwood, in onore del personaggio dei Blues Brothers. Laureata in Belle Arti, lavora come grafica/illustratrice e conduce corsi nelle scuole per avvicinare i bambini all’arte e alla creatività. Si occupa di fotografia, allestimenti e complementi di arredo in eco-design. Zitta zitta, si mette a scrivere e nel 2010 pubblica per Mondadori il suo primo romanzo, Lacrime di coccodrillo (riproposto da Emma Books). Nel 2012 si cimenta con il racconto Il Gatto, l’Astice e il Cammello (Antologia “Giallo Panettone”, Mondadori, ora Emma Books) e si diverte così tanto che ne scrive un altro, Mephisto (Antologia “Animali noir”, Falco Editore). Con Emma Books pubblica Il morso del ramarro (finalista al Premio internazionale di letteratura Città di Como 2015), il racconto Pesto dolce – la ricetta della possibilità e La mossa della cernia. In Peggio per chi resta tornano la colf e l’ispettore che hanno conquistato i lettori in Acqua passata, Non è tutto oro, A mali estremi e E come sempre da cosa nasce cosa (Amazon Publishing)
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