Intervista a Sandro Frizziero




A tu per tu con l’autore


 

Sei giovanissimo e al secondo libro sei nella cinquina dei finalisti del Premio Campiello: sei emozionato?

Certo che sono emozionato! Chi non lo sarebbe? Il Campiello è uno dei premi letterari più importanti del nostro paese, e arrivare nella cinquina dei finalisti per me è stato davvero importante. Ti dirò, sono più contento per il libro che per me. “Sommersione” è uscito il 12 marzo, il giorno della serrata generale ordinata dal governo. Il premio gli ha dato una seconda vita, la possibilità di incontrare molti più lettori e questo mi rende davvero felice. Ah, una cosa: sarò pur giovane, ma non mi sento più “giovanissimo”!

Un romanzo ruvido, il tuo, che non lascia sicuramente indifferenti. Non strizza l’occhio a niente e nessuno, un po’ come il tuo protagonista, il vecchio pescatore, provato nell’animo da miseria, sofferenza, solitudine, ignoranza, volgarità, prepotenza, che lo hanno reso cinico e crudele. Da dove nasce un personaggio così negativo, che ridistribuisce a destra e a manca un carico pesante che ha ricevuto a sua volta?

Nasce innanzitutto dal personalissimo bisogno di affrontare, con gli strumenti della narrativa, alcuni temi: la morte, il dolore, la sofferenza, l’odio, la violenza; insomma, il male così come si manifesta nelle nostre vite. Il personaggio del vecchio pescatore è venuto in un secondo momento, come tutti gli altri del romanzo. Certamente, la storia che racconto non vuole piacere al lettore in senso tradizionale. Per questo hai ragione nel definire “ruvido” il mio romanzo. Vorrei, piuttosto, creare disagio, far entrare in contatto chi legge con tutti quegli aspetti fastidiosi e urticanti della realtà che spesso vogliamo dimenticare. L’ho fatto perché io amo i libri che creano attrito rispetto alle mie aspettative, mettono in discussione le mie certezze, raccontano storie da un punto di vista scomodo, minoritario, laterale.

E poi c’è l’altro protagonista della storia, l’Isola. L’isola senza nome con la I maiuscola, ma chi conosce un po’ la laguna si fa un’idea approssimativa di dove collocarla. Un’isola che ogni giorno viene sommersa assieme ai suoi abitanti, una sommersione fisica ma forse anche spirituale?

L’isola del mio libro è lunga e sottile, separa il mare dalla laguna ed è soggetta a periodiche inondazioni. Certo, assomiglia a Pellestrina, ma Pellestrina non è. Diciamo che ho trasfigurato una serie di luoghi della laguna sud rendendoli metafora di una condizione umana ed esistenziale caratterizzata dalla precarietà e dalla fragilità. Per questo, la sommersione a cui fa riferimento al titolo è, insieme, quella dell’isola, quella dei personaggi e quella del lettore, l’unico che, mi auguro, alla fine riesca a tornare a galla.

Narratore in seconda persona, cambi drastici di registro dal prosaico fino al volgare, al lirico fino al poetico. Quasi una linea di demarcazione fra mare e uomini. E’ una lettura possibile? Volevi sottolineare la “bruttura” dell’essere umano in confronto alla bellezza sconfinata della natura?

No, direi di no. Anche perché ci sono molte descrizioni di elementi naturali brutte, prosastiche. Diciamo che i cambi di registro che hai giustamente individuato forse sono il controcanto alle contraddizioni che caratterizzano il nostro circostante. Credo che indicare le cose col loro nome, senza troppi giri di parole, sia soprattutto una questione di onestà: l’alto e il basso, la poesia e la volgarità non solo convivono, ma si mescolano, mutano, si incrociano incessantemente. Senza contare che, per mostrare il bello, spesso occorre (ed è interessante) osservarlo da una prospettiva brutta.

In attesa della proclamazione del vincitore sabato 5 settembre, ci racconti quali sono le tue letture? Quelle che ti hanno formato e quelle che ti appassionano oggi? C’è qualche scrittore a cui ti ispiri di più?

Il primo libro di cui ho un ricordo chiaro è l’Odissea in una riduzione per bambini. Me lo leggeva mia madre prima di addormentarmi. Da lì, è cominciato l’amore per la lettura che, sono certo, non mi abbandonerà mai. Durante gli anni del liceo ho incontrato i grandi classici: dai russi a Victor Hugo, da Dumas a Melville. Poi ho amato i romanzi “esistenzialisti” come quelli di Camus e Sartre. In seguito ho scoperto gli autori del postmoderno italiano, Calvino, Manganelli, i “cannibali” e tutta una serie di autori veneti come Meneghello, Berto, Permunian, Trevisan, Maino, Scarpa, Bugaro, Targhetta. Un altro autore che apprezzo molto, soprattutto per la scrittura, è Thomas Bernhard. Nel mio personale canone inserirei anche Walter Siti che, al di là dei temi che tratta, è un autore che non si autocensura, che non ha paura di mettere in crisi il lettore. Una scoperta più recente è stata Clarice Lispector. Straordinaria.

 Sandro Frizziero

A cura di Sara Zanferrari

 

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