A tu per tu con l’autore
Bentrovata Ruth e complimenti per Fiordo profondo. La prima domanda che volevo farle è legata al tema portante della storia, cioè la violenza sui minori. Come si colloca politicamente la Norvegia rispetto a una questione così drammatica che, purtroppo, a livello globale sembra non essere considerata prioritaria?
Buona domanda che però non ha una risposta semplice. Partendo dal romanzo, sia Clara siaHaavard – i coniugi al centro della storia – si trovano coinvolti dalla questione a livello professionale, ma da posizioni diverse: Clara in veste di funzionario al ministero della Giustizia, che cerca di migliorare le leggi vigenti in materia, Haavard come pediatra di uno dei più grandi ospedali di Oslo. Penso che al riguardo, in Norvegia, l’attenzione sia alta (anche se devo dire che non sono un’esperta) ma ovviamente è difficile scoprire cosa succede dietro le porte chiuse. E,altrettanto ovviamente, i numeri che conosciamo non sono quelli reali. L’atteggiamento ufficiale norvegese è “tolleranza zero per la violenza sui bambini”. All’inizio inizio della storia, Clara è molto frustrata e delusa in quanto il ministro rifiuta la sua proposta di una nuova e più severa legge. Dopo 15 anni di lavoro, sente di non aver ottenuto quasi nulla, mentre lei vuole davvero fare qualcosa. Ecco perché, sorprendentemente, accetta di cambiare il suo ruolo professionale: da quellodi burocrate passa ad assumere la funzione politica di segretario di Stato, ampliando così il suo margine di manovra per incidere contro quello che definisce “maltrattamento minorile istituzionalizzato”.
La seconda domanda è legata proprio a Clara. Volendo provare a creare un confine tra buoni e cattivi, dove si posiziona Clara?
Clara è un personaggio speciale. Volevo che avesse qualche “spigolo vivo”, che non fosse particolarmente gentile o educata, né particolarmente calda o premurosa. Penso risulti piuttosto fredda rispetto al marito, che è invece più socievole ed espansivo. È ispirata ad alcuni personaggi televisivi che amo: Carrie in Homeland, Claire in House of Cards, Elizabeth in The Americans – tutte donne molto capaci, dedite a ciò in cui credono, anche se forse non sempre fanno la cosa giusta. La mia Clara (che è un nome insolito in Norvegia, almeno con la C iniziale) prende il nomein omaggio a due di queste “eroine”: Claire e Carrie. Trovo sia più realistico, e anche interessante, costruire personaggi sfaccettati, che non siano né bianchi né neri. Volevo che il romanzo parlasse di persone in cui fosse facile identificarsi, che conducessero vite abbastanza normali e avessero problemi normali. Ma se invece non fosse esattamente così e, intanto, si venisse messi sotto pressione? Cosa succederebbe? Ho letto e apprezzato noir “domestici” sia norvegesi sia stranieri (prevalentemente americani). C’era però una cosa che non mi convinceva di questi libri, ossia che i personaggi avessero sìmatrimoni e relazioni, ma spesso non vi fosse cenno al resto – lavoro, figli, genitori. Diversamente, di Clara – ma anche di Haavard – volevo mostrare davvero tutto quello che aveva (il titolo originale del romanzo è Alt er mitt, che in norvegese significa Tutto è mio, ndr) e indagare cosa succede quando, in una situazione di completa realizzazione sociale e indubbio agio materiale, irrompe un problema autentico, reale, pervasivo. Che è precisamente quello con cui Clara e Haavard devono misurarsi.
Passiamo a Haavard. Un marito fedifrago e poco incline a voler fare breccia nella personalità chiusa della moglie non trasmette immediatamente simpatia, ciò nonostante, è luiche smuove le acque in cerca della verità. Si può cercare la verità ma di fatto non esserne un buon esempio nei comportamenti?
Come ho già detto, penso che la maggior parte delle persone nel mondo reale – e di riflesso anche i personaggi dei romanzi – siano complesse, si può eccellere per alcuni aspetti e risultare carenti in altri. Haavard non è poi così male. È cresciuto da figlio unico in una famiglia piuttosto privilegiata, con abbastanza soldi e molto capitale culturale. Non ha dovuto lottare per niente – e questo infastidisce sua moglie – ma è un padre dolce e premuroso e un bravo medico e sì… sta cercando la verità. Sono d’accordo sul fatto che non sia piacevole che tradisca sua moglie e le menta, ma sfortunatamente è un modo abbastanza umano di agire. E penso che lui stesso motiverebbe la cosa col fatto che Clara è gelida e lo ha rifiutato troppe volte nel corso degli anni; aggiungendo che ama davvero la sua amante ma resta con la sua famiglia per i bambini ecc. ecc. E, comunque, sì, penso si possa cercare la verità e, al contempo, non essere in prima persona un buon esempio di verità. Puoi essere molto bravo nella tua professione e pessimo in famiglia, per esempio. Penso che ci siano molti casi di questo tipo, non è però quello di Haavard, che invece è un ottimo genitore.
E veniamo a Leif, il padre di Clara. Per una persona così amorevole e dedita alla famiglia, c’è stata una figura in particolare a cui si è ispirata?
Sono contenta che vi piaccia Leif. Anche a me piace. È un uomo gentile, attento, rispettabile. E il rapporto tra lui e la figlia è molto forte. È l’unico che lei ami incondizionatamente e a cui si sente vicina, credo. È toccante, in un certo senso. Ma anche un po’ triste. Sebbene, proprio come Clara, io provenga da una piccola fattoria in un villaggio nella parte occidentale della Norvegia, la mia è una famiglia fortunatamente molto diversa. Una famiglia salda, simpatica e accogliente. Ho un padre che adoro e penso che il forte rapporto tra padri e figlie sia un territorio interessante. Leif è stato un veterano di guerra, e quella è un tipo di esperienza che influenza molto sia il carattere sia il rapporto con le persone care.
Ultima domanda. Questo romanzo di denuncia rimarrà per ora unico oppure, nei suoi piani futuri, intende tornare a raccontare il tema dei maltrattamenti sui minori, magari facendo incontrare di nuovo Clara ai suoi lettori?
Ebbene sì e sono felicissima di dirlo! Negli ultimi due anni ho lavorato a un secondo libro dove c’è ancora Clara. Malgrado la scrittura di Fiordo profondo mi abbia aiutato, è stato difficile concentrarmi e ho avuto bisogno di molto tempo per pensare a snodi di trama intelligenti e intriganti. Credo non sarò mai tra coloro che scrivono un crime in 3 mesi (benché quest’anno abbia scritto una raccolta di poesie, in parte sulla pandemia, in pochi mesi). Nel nuovo romanzo – che spero venga pubblicato in Norvegia nel marzo 2021 –, incontriamo di nuovo Clara, a distanza di pochi mesi soltanto dagli accadimenti narrati nel primo libro. I legami familiari sono ancora il fulcro di tutto.
Mi fermo qui 😀
Grazie davvero per l’attenzione mostrata e per le tante sollecitazioni.
Ruth Lillegraven
Alessio Balzaretti
traduzione di Andrea Romanzi
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