Intervista a Serena Iansiti




A cura di

Sabrina De Bastiani


 

 


Serena, prima di addentrarci nelle  recenti e imminenti fiction tv che ti vedono protagonista con grande successo, ci piacerebbe ci raccontassi tu stessa l’origine della tua passione per la recitazione e i passi che hai mosso fino ad arrivare ad oggi.

‘Entrare’ nelle vite degli altri: ‘staccarsi’ per un certo tempo da se stessi avendo la possibilità di vivere storie nuove e distanti da me, con la consapevolezza di affrontarle come un gioco, da approcciare seriamente però, perché implica anche delle responsabilità. Sono sempre stata stimolata da questo aspetto dell’essere attore/attrice.  Inoltre la passione per il cinema e il teatro, che ho nutrito sin da bambina, mi ha portato a frequentare i primi corsi di recitazione già al liceo, poi altre scuole teatrali, fino ad essere ammessa al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Questi ‘primi passi’ sono avvenuti in modo abbastanza fluido… Posso dire che per certi aspetti la ‘chiamata artistica’ è un pó come quella religiosa: non priva di difficoltà, ma talmente forte che si commetterebbe davvero ‘peccato’ a respingerla. 😉

 

Ti abbiamo appena seguito nella serie televisiva dedicata al Commissario Ricciardi, nei panni di Livia Lucani, che hai reso stupendamente vivida. Un personaggio che personalmente ho amato fin da subito nelle pagine di Maurizio de Giovanni e che ho ritrovato nella tua interpretazione. Come ti sei calata nei panni di questa donna così determinata e determinante in più occasioni nella storia, e allo stesso tempo fragile nella consapevolezza di un amore così forte e così … distante …?

Pagina dopo pagina, quello che mi colpiva maggiormente nella ‘conoscenza’ di Livia è stata la sua umanità. Appare da subito forte, felina, luminosa, anzi sfolgorante. Una vera ‘divina’ nell’epoca delle star hollywoodiane. Ma quasi subito mi è sembrato chiaro che questa fosse solo la ‘copertina’ di un ‘libro’ molto più interessante e complesso. Livia è una donna di grande modernità. Ha subito il lutto più grande che un essere umano possa avere, la perdita del figlio; ha avuto un matrimonio infelice, per il quale ha sacrificato anche la carriera. Ma attua un profondo processo di rinascita. Decide di riprendere in mano la sua vita, di non adagiarsi più sulle solite adulazioni e sicurezze da cui per troppo tempo è stata viziata. Ho rivisto in Livia una donna estremamente vitale e piena di contraddizioni, che ho cercato di rendere anche nelle sue debolezze e nella sua ingenuità di donna innamorata. Donna sì, ma anche bambina. Come una bambina infatti, fino a quando non si rende conto dell’impossibilità di ottenere una cosa, non demorde, ma lotta in modo totale.

È così che Livia vive le sue emozioni: in modo totalizzante.

Per lei è meglio amare e soffrire, piuttosto che non amare affatto.

Non si muore per amore, ma per mancanza d’amore’.

 

Una delle scene che ricordo con maggiore emozione è stata quella nella quale Livia canta davanti a Ricciardi per la prima volta. I tuoi occhi erano voce, la tua presenza scenica abbacinante. Cosa ci puoi dire di questa  particolare scena? 

Una serenata innamorata, che arriva in modo improvviso ma discreto, sia per Ricciardi che per Livia stessa. Un altro momento in cui traspare il suo amore e come riesce a trasmetterlo, in modo libero, travolgente, fuori dai cliché precostituiti. Eravamo in un ristorante sui Colli Aminei, a Napoli. Pochi ciak… E la scena era fatta. Eh si…Anche noi ci siamo emozionati.

 

 

 

A tuo avviso a cosa si deve il grande successo ottenuto dalla fiction su Ricciardi?

Questo lo devi chiedere agli appassionati spettatori! Scherzi a parte… 

Siamo stati davvero ‘inondati’ da strabordante affetto ed entusiasmo, ai quali credo non eravamo così preparati. È stata già una grande soddisfazione essere stati amati dai ‘ricciardiani’ più sfegatati, ma aver conquistato anche tutta la fetta di pubblico che ancora non aveva approcciato i romanzi, ha raddoppiato la nostra riconoscenza! Alcuni hanno iniziato a leggerli in concomitanza alla messa in onda degli episodi, altri dopo. Non era scontato che una serie, in costume, ambientata negli anni ‘30, potesse creare tutto questo. Chiavi vincenti forse sono state la commistione dei generi, drama, fantasy, giallo, uniti alla narrazione di una Napoli insolita, popolare, ma al contempo glamour che trasporta verso un tempo sospeso, quasi onirico. E ovviamente i personaggi, tutti, dai primari ai secondari, sono stati così ben descritti e particolareggiati già nei libri, che portarli in scena ha creato probabilmente quel ‘magic touch’ Il complimento più bello?

Per due ore, per sei lunedì, ci avete fatto evadere da questo periodo così brutto’.

 

Maurizio de Giovanni, autore di caratura eccezionale, ha,  tra gli altri,  il talento di saper tratteggiare figure femminili indimenticabili e ricche di sfumature affascinanti e piene di verità. Tu hai interpretato e interpreti  non solo Livia, ma anche la dottoressa Rosaria Martone nella fiction “i Bastardi di Pizzofalcone” sempre tratta dai romanzi di de Giovanni. Livia e Rosaria, due donne di epoche e vissuto diversi, entrambe caratterizzate da una forte consapevolezza di se stesse e da un grande coraggio. Cosa hai traslato,  nella tua interpretazione,  da Rosaria a Livia?  Come ti rapporti nei confronti di questi due personaggi?

Rosaria e Livia sono due entità a sé stanti. Entrambe nate dalla prolificissima e felice penna di de Giovanni, certo, ma le ho ‘affrontate’ senza metterle in connessione tra loro. Come dici, hanno tutte e due forte consapevolezza di sé e coraggio, ma non mi sono mai messa nella prospettiva di trovare delle similitudini. Ogni volta che mi approccio ad un personaggio é come se indossassi la sua  ‘pelle’, per la prima volta e senza giudizi, ma provando ad immergermi a pieno nel suo vissuto e nelle sue emozioni, vagabondando e perdendomi tra le strade che questi ‘viaggi’ mi portano a vivere.

 

A brevissimo, dal 1 Aprile su Rai 1, avremo il grande piacere di rivederti sullo schermo nella nuova stagione de “i guardiani del cielo”. Ci parli del personaggio che andrai ad interpretare, Carolina?

Carolina Volpi è un piccolo tornado: disinibita, sportiva, sfrontata, ironica… E alquanto imbrogliona! Infatti si spaccia per ‘consulente ecologica’ a volte anche come ‘eco wedding planner’ o organizzatrice di eventi bio a impatto zero. In realtà cerca di spillare quanti più soldi possibili ai suoi ricchi clienti che rimangono ingannati dalla sua parlantina spedita e dalla sua sicura intraprendenza. È una maestra nell’arte di arrangiarsi… Ma vedremo, nel corso della vicenda, che questo ‘talento’ è frutto della sua storia personale, piuttosto complicata.

 

Abbiamo parlato di tante donne ‘per fiction’, posso chiederti ora che donna è Serena Iansiti, quale caratteristica dei personaggi che hai ad oggi interpretato riconosci come più ‘tua’ e quale invece più distante da te?

Trovo molto stimolante impersonare esseri umani quanto più distanti da me, dalle esperienze diversificate che in altro modo non potrei vivere. È ovvio che si parte sempre da se stessi, pur prendendosi una ‘vacanza’ che può durare giorni, a volte mesi o anni  (dipende da quanto tempo si debba ‘abitare’ il personaggio) dalle proprie abitudini, concezioni e punti di vista. In ogni personaggio che ho ´vissuto’ sono riuscita a trovare una personale connessione, un’empatia. Sempre ammesso ci sia, non m’interessa tirare fuori quello più affine a me…li amo e continuerò ad amare tutti, anche quelli a venire, con lo stesso entusiasmo !

Grazie Serena, con tanta stima e gratitudine,

Sabrina