Recensione di Anna Sonatore
Autore: Karolina Ramqvist
Traduzione: Andrea Stringhetti
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Il 16 aprile 1542, una giovane nobildonna francese di nome Marguerite de la Rocque si imbarca assieme al suo tutore Jean-François Roberval su una delle prime spedizioni coloniali nel Nuovo Mondo. A causa di uno scandalo sessuale a bordo della nave, viene abbandonata per punizione insieme al suo amante e a una domestica su un’isola desolata e deserta al largo della costa canadese. Marguerite è incinta e si trova all’improvviso in balia di animali selvaggi e di una natura inclemente. Incredibilmente, contro ogni previsione, a costo di prove durissime, Marguerite riuscirà a sopravvivere a questa esperienza terribile. Secoli dopo, un’autrice contemporanea – madre di tre bambini, a sua volta alle prese con un inverno rigidissimo e un clima culturale ancor più gelido – si imbatte in alcuni testi che raccontano questa storia. In breve, la “donna orso” diventa per lei un’ossessione e, a poco a poco, la sua vita finisce per intrecciarsi con quella di Marguerite. Karolina Ramqvist ha saputo creare un delicato equilibrio tra saggistico, autobiografico e immaginario, dando vita a un romanzo storico che non è come gli altri romanzi storici, e nel quale la protagonista centrale è l’autrice stessa e il suo rapporto appassionato con l’inafferrabile e straordinaria Marguerite de la Rocque. La donna orso non è solo una storia di sopravvivenza, ma anche una potente meditazione sulla femminilità e sull’atto di scrivere che trascende i secoli, una narrazione affascinante e complessa sulla vita, la morte, il corpo, l’anima, la femminilità, il potere, il denaro, il passato e il presente, la genitorialità, la verità, le bugie e il modo in cui la scrittura si lega al racconto della verità.
Recensione
La donna orso di Katerina Ramqvist edito da Mondadori è un romanzo particolare non facile da catalogare. Romanzo autobiografico o romanzo storico?
La donna orso è entrambe le cose e molto altro. L’autrice ha condiviso parte della sua vita e dei suoi pensieri dando al romanzo le sembianze di un diario.
Marguerite de La Roche e la sua storia hanno origine nel 1541. Rimasta orfana con in eredità tutti i possedimenti di famiglia viene affidata a Jean François Roberval come suo tutore.
La prima spedizione coloniale, uno scandalo sessuale a bordo della nave e poi l’abbandono su un’isola. Sola contro la natura selvaggia e i suoi elementi, una natura che può essere amica ma in circostanze estreme può essere fatale. Un fucile e dei vestiti di pelle di animale, questa è l’immagine di Marguerite de La Roche.
L’autrice ci coinvolge in una caccia ossessiva a qualsiasi possibile notizia riconducibile a Marguerite de La Roche, cosa le è accaduto?
Perché la sua vita e tutto quello che la riguarda è stato distrutto?
In questo romanzo troviamo due donne separate da secoli ma unite nel presente, ma non è solo questo…
L’autrice con un ritmo lento ci mostra le difficoltà della scrittura, l’evoluzione di un progetto e di quanto sia impossibile non farsi trascinare da esso. Il lettore partecipa in prima persona alla creazione del romanzo, tutti i pensieri, le perplessità dell’autrice sono messe nere su bianco.
Una caccia nel passato attraverso personaggi che hanno toccato la vita di Marguerite. Scavare nella storia, carpirne un qualsiasi collegamento.
Ma Marguerite era solo una donna, la sua esistenza e tutto quello che è stato di lei non contava poi così tanto; perché allora tanto impegno per distruggere ogni tipo di prova della sua esistenza?
Secoli di distanza e tanti ostacoli interferiscono, ma anche l’autrice stessa si rivela un ostacolo alla verità. Ha ben chiara l’immagine di Marguerite de La Roche, scavare a fondo potrebbe far riemergere verità lontane da quelle che hanno preso forma nella sua mente.
Durante l’intera analisi sulla scrittura e di quello che significa per lei, l’autrice ci rende partecipi anche dei conflitti con la propria figlia. Differenze generazionali che pesano, che causano rotture nel rapporto tra madre e figlia.
Un romanzo puzzle, tanti piccoli pezzi che vanno ad incastrarsi con l’avanzare delle pagine, per poi prendere forma solo una volta giunti alla fine. I pezzi sono tutti al loro posto e ogni cosa acquista un senso.
Una lettura lenta che ci sfida ad andare avanti, per poi rivelarsi una storia profonda sul significato di essere donna, madre e scrittrice.
Buona lettura.
Karolina Ramqvist
Karolina Ramqvist:(Göteborg, 1976) è una delle scrittrici e femministe più influenti della sua generazione in Svezia. Ha scritto cinque romanzi e nel 2015 le è stato assegnato il prestigioso Premio letterario P.O. Enquist per The White City (Den vita staden). La sua voce letteraria non fornisce risposte facili e nette ma conferisce forma e spessore a questioni tanto sottaciute quanto brucianti che riguardano la sessualità, l’isolamento e l’appartenenza. Il suo stile è allo stesso tempo essenziale e lirico, pieno di suspense e meditativo. Il romanzo La donna orso è stato pubblicato in oltre dieci paesi. Vive a Stoccolma con la sua famiglia.
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