A tu per tu con l’autore
L’odio di Rosa è un sentimento che arriva forte e chiaro al lettore. Rosa odia suo padre oppure odia lo stato di cose che sembra stringere ogni giorno di più le pareti attorno a lei?
Probabilmente attraverso il sentimento contrastante che prova per suo padre, Faccia d’angelo, riesce a veicolare la sensazione di oppressione che le respira intorno, nella sua casa, nel quartiere, in un certo modello femminile che sente aleggiare tra le mura domestiche e anche fuori e che le sta stretto. Senza saperlo, Rosa, Rosé è animata da una grande voglia di cambiamento e di autodeterminazione ma riuscirà a scoprirlo molto tempo dopo nella vita.
Cosa direbbe ad una Rosa dei giorni nostri? Ad una ragazzina che si trovasse a vivere quelle stesse situazioni ma anche ad una donna che avesse scritta sulla sua pelle una storia come la sua?
Nella mia esperienza di figlia, donna e madre, ho visto che talvolta è davvero difficile prendere delle decisioni unicamente per se stesse, anche quando la realtà che ci circonda sembra spingerci verso un’unica direzione. La stessa Rosa sente gravare addosso un grande senso di colpa quando lascia la madre tra le grinfie di Faccia d’Angelo, quasi si sente in colpa anche quando decide di chiudere con Marco. Solo allora si rende conto delle fragilità dell’uomo a cui è stata accanto per tanti anni e che credeva così tanto più forte di lei. Scoprire la propria forza credo sia il primo passo, ma forse il più difficile, perché quando si vivono situazioni di violenza, di qualsiasi tipo, ci si sente le più deboli, le più inadeguate. Anche Rosa, quando raggiunge la consapevolezza di sé, capisce anche la forza di Agata, la capacità di aver tenuto insieme una famiglia nelle peggiori delle condizioni possibili, facendo il meglio che poteva.
Le due figure maschili, i due fratelli di Rosa, hanno due storie diverse da raccontare, una volta diventati adulti. Che adulti sono diventati secondo lei? Non si parla molto del loro essere genitori… è stata una precisa scelta o sono rimasti ai margini perché la storia lo richiedeva?
Senz’altro sono rimasti ai margini perché la storia lo richiedeva, il loro ruolo di personaggi era funzionale alla rappresentazione dei due diversi modi di gestire la rabbia paterna, nell’universo maschile e femminile. Nell’universo maschile Michele e Salvo costituiscono le due scelte opposte: Salvo imita i passi paterni e questo lo conduce inevitabilmente allo stesso scacco, Michele se ne allontana a tal punto da diventare un estraneo. Per Rosa, in quanto femmina, il discorso è completamente diverso. Lei non può chiudere il cerchio, non può scappare del tutto e non può nemmeno dimenticare, perché quello che ha visto sulla pelle di Agata, in modi diversi e per strade stratificate, copre anche la sua di pelle.
Come descriverebbe la mamma di Rosa in tre parole?
Rassegnata, fragile, fanciulla.
Ha pensato all’oggi di Rosa? Che donna è, ora? Ha ancora dei sospesi?
Ho pensato moltissimo alla Rosa di oggi. Ho compiuto una vera e propria autoanalisi, ho indagato nelle mie emozioni, nel mio retaggio, in quello che io stessa ho vissuto, sentendomi spesso in simbiosi con la Rosa del romanzo, soprattutto con Rosè, e dopo anche con Rose, nelle tre identità che questo personaggio di fatto si trova a vivere nell’evoluzione della storia. Posso dire che Rosa mi ha dato tanto, in termini umani e letterari. Credo che abbia ancora dei sospesi (è inevitabile averli), ma che abbia imparato a convivere con il suo passato e quindi con se stessa principalmente. E credo che per la prima volta soprattutto abbia imparato ad amare davvero.
Se posso… fuori dall’intervista. Grazie Rosa per questa storia.
GRAZIE DI CUORE!!!
Rosa Ventrella
A cura di Stefania Ceteroni
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