Quando tornerò




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Marco Balzano

Editore: Einaudi

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 208 pagine

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. «Se non capisci tua madre, è perché ti ha permesso di diventare una donna diversa da lei». Questa è la storia di chi parte e di chi resta. Di una madre che va a prendersi cura degli altri, dei suoi figli che rimangono a casa ad aspettarla covando ambizioni, rabbie, attese. E un’incontenibile voglia di andarsene lontano. Dopo “Resto qui”, Marco Balzano torna con un racconto profondo e tesissimo di destini che ci riguardano da vicino, ma che spesso preferiamo non vedere. Un romanzo che va dritto al cuore, mostrando senza mai giudicare la forza dei legami e le conseguenze delle nostre scelte. Daniela ha un marito sfaccendato, due figli adolescenti e un lavoro sempre più precario. Una notte fugge di casa come una ladra, alla ricerca di qualcosa che possa raddrizzare l’esistenza delle persone che ama – e magari anche la sua. L’unica maniera è lasciare la Romania per raggiungere l’Italia, un posto pieno di promesse dove i sogni sembrano più vicini. Si trasferisce così a Milano a fare di volta in volta la badante, la baby-sitter, l’infermiera. Dovrebbe restare via poco tempo, solo per racimolare un po’ di soldi, invece pian piano la sua vita si sdoppia e i ritorni si fanno sempre più rari. Quando le accade di rimettere piede nella sua vecchia casa di campagna, si rende conto che i figli sono ostili, il marito ancora più distante. E le occhiate ricevute ogni volta che riparte diventano ben presto cicatrici. Un giorno la raggiunge a Milano una telefonata, quella che nessuno vorrebbe mai ricevere: suo figlio Manuel ha avuto un incidente. Tornata in Romania, Daniela siederà accanto al ragazzo addormentato trascorrendo ostinatamente i suoi giorni a raccontargli di quando erano lontani, nella speranza che lui si svegli. Con una domanda sempre in testa: una madre che è stata tanto tempo lontana può ancora dirsi madre? A narrare questa storia sono Manuel, Daniela e Angelica, la figlia più grande. Tre voci per un’unica vicenda: quella di una famiglia esplosa, in cui ciascuno si rende conto che ricomporre il mosaico degli affetti, una volta che le tessere si sono sparpagliate, è la cosa più difficile.

Recensione

Sono tre i punti di vista di cui si avvale l’autore nel raccontare la storia di una scelta, quella che accomuna le tante donne dell’Est che decidono di lasciare la loro famiglia per cercare lavoro altrove. 

Quell’altrove che, per Daniela, è l’Italia.

Quell’altrove fatto, però, di abbandoni, di sensi di colpa ma anche di quell’orgoglio che la porta a tirare avanti a testa bassa nella convinzione di aver fatto una scelta inevitabile per il bene della sua famiglia.

Quale famiglia, a ben guardare, non se lo chiede più di tanto perché è convinta che ciò che ha lasciato quella mattina in cui ha deciso di andarsene sarebbe stata lì, ad aspettare. Così non è. Perché se è vero come è vero che quella donna ha deciso di lasciare tutto per colmare una mancanza cronica di lavoro nella sua terra, è anche vero che il vuoto lo ha lasciato in quella casa in cui i legami familiari si vanno sfilacciando giorno dopo giorno. Ed è una magra consolazione l’idea che questa scelta possa voler dire un ipotetico benessere futuro.

Quali sarebbero i legami familiari da salvaguardare?

Se lo chiede Manuel, figlio minore di Daniela: un adolescente che si trova all’improvviso a fare i conti con il vuoto assoluto. Prima sua madre decide di andarsene senza nemmeno salutare poi, a ruota, anche quel padre che sulle prime si era messo di buona lena ad aggiustare casa per creare le condizioni di una bella vita al ritorno di lei decide di fare un’altra strada, lontano dai suoi figli. Motivi di lavoro anche nel suo caso, con un abbandono – quello della sua donna – che gli brucia sulla pelle.

Manuel cresce con i nonni e una sorella, Angelica, che si sente ancorata a quel ragazzo in virtù di una scelta che non è stata la sua. Altri hanno scelto per lei. Altri hanno deciso che fosse una ragazza forte (ha otto anni più di suo fratello) e che sapesse badare a se’ stessa e a quell’adolescente che inizia ad essere privo di punti di riferimento ma pieno di rancore per chi ha deciso, di punto in bianco, che fosse meglio allontanarsi da lui, da loro, per fare fortuna altrove. E quell’amore che lo lega a lui da sempre diventa, giorno dopo giorno, un cappio al collo che si stringe sempre più fino a toglierle il respiro.

Quale fortuna, poi? Quella che si misura con le felpe griffate che arrivano puntuali dall’Italia?

O quella di una donna che racimola soldi in modo più o meno regolare e che nasconde ai suoi figli la sofferenza che la attanaglia nel vivere in uno stanzino minuscolo, accudire anziani non autosufficienti o bambini problematici?

Qual è la fortuna? Con quale metro si misura e, soprattutto, a quale prezzo? 

La storia di Daniela è la storia di tante donne che, come lei, lasciano la loro vita, la loro famiglia, i loro affetti per cercare quella fortuna che sempre più spesso tarda ad arrivare. Una storia fatta di lavori che le donne italiane non vogliono fare, fatta di momenti di smarrimento, di nottate passate al freddo su un materasso della Caritas quando si perde un posto per aver commesso un errore e sono poche le prospettive di trovarne un altro. Una storia fatta di una non-vita per coloro che, pur sapendo di avere un matrimonio finito alle spalle e oltre i confini, fanno fatica ad approcciarsi agli altri con leggerezza perché quella leggerezza l’hanno persa quando hanno scelto di andare via. 

Il punto di vista di Daniela si scontra con quello dei suoi figli che non vedono il sacrificio di una madre ma vedono altro. Vedono l’abbandono, la solitudine, il rifiuto, l’imposizione di un’assenza, di una scelta non condivisa ma calata dall’alto. Sentono il peso delle cose non dette, vedono stanze vuote ad accoglierli la sera, insoddisfazioni latenti per la mancanza di quel legame familiare che si è oramai spezzato. Non basta la buona volontà di Angelica o l’arte di arrangiarsi di Manuel: la vita mette loro davanti prove difficili che lo diventano ancor di più alla luce della mancanza di coloro che avrebbero dovuto fare loro da giuda.

Sarà un brutto incidente di Manuel a riportare Daniela a casa e a farle compiere un viaggio nei ricordi che la portano a riflettere, a fare valutazioni che magari in precedenza non ha mai fatto e a fare i conti con ciò che è rimasto tra quelle quattro mura e che non si può più chiamare famiglia. Lo ha fatto per loro: se lo ripete, Daniela, e cerca di autoconvincersi ma non è così semplice lì, accanto a quel letto d’ospedale nel quale è costretto un ragazzo che rischia di lasciarci le penne.

L’autore offre tanti spunti di riflessione ed ognuno dei tre punti di vista rappresenta una fotografia messa bene a fuoco di una situazione immortalata da angolazioni diverse. Sono inviti a riflettere su ciò che vuol dire fare scelte di questo tipo e un invito, così ho voluto leggerlo, a pensare prima di giudicare.

Sul finale ho avuto la sensazione che mancasse qualche cosa. Mi sarebbe piaciuto leggere qualche pagina in più ma a ben pensare è giusto così, con la possibilità di immaginare un futuro per quella che tempo prima era stata una famiglia.

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Marco Balzano


Marco Balzano è nato a Milano nel 1978. Il suo romanzo Resto qui (2018) ha vinto numerosi premi ed è stato tradotto in trenta Paesi, in molti dei quali anche i diritti di Quando tornerò sono già stati venduti prima della pubblicazione in Italia. Per Einaudi ha inoltre pubblicato Le parole sono importanti (2019).

 

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