Deep River




Recensione di Marina Toniolo


Autore: Karl Marlantes

Traduzione: Marinella Magrì

Editore: Solferino

Genere: Narrativa straniera, Avventura

Pagine: 800

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. La Finlandia, agli inizi del Novecento, è ancora sotto il giogo dell’Impero russo. Nelle campagne regnano fame e miseria. In fuga dalla povertà e dalle persecuzioni della polizia zarista, i tre fratelli Koski abbandonano la nativa Suomiper approdare negli Stati Uniti. Li accolgono un fiume imponente, il Columbia, con i salmoni reali che risalgono copiosi la corrente, e boschi grandiosi, con alberi di dimensioni mai viste, miniera inesauribile per l’industria del legname. È un paesaggio selvaggio e primordiale, che richiama l’uomo con la sua promessa di ricchezza e al contempo lo respinge: i Koski imparano in fretta come sia crudele il mondo dei boscaioli, avido lo sfruttamento, malsicuro il lavoro. E mentre gli uomini si arrampicano sui tronchi ad altezze vertiginose, forti come rocce e agili come ballerini, le donne pregano ogni giorno di vederli tornare a casa sani e salvi. Ma non tutte. Aino, che ha conosciuto gli ideali del socialismo insieme all’amore, spera in qualcosa di più, per se stessa e per loro. Crede nel lavoro come fonte di una nuova giustizia e di una nuova dignità. Confida nell’unione sindacale, che è agli albori, come strumento di riscatto. Mette in gioco tutto il suo temperamento ardente in questa battaglia per i diritti, spesso in conflitto con i suoi fratelli: l’intraprendente Matti, che, sedotto dal sogno americano, sperimenta sulla propria pelle la crudezza darwiniana delle leggi di mercato, e il contemplativo Ilmari, la cui fede evangelica si contamina con la spiritualità dei nativi. Attraverso questi indimenticabili personaggi, e il coro di quelli che si muovono intorno a loro, le forze generatrici della società americana prendono corpo e conflagrano in una saga famigliare in cui storia, epica e poesia si fondono in un romanzo-mondo, inscenando le drammatiche contraddizioni del capitalismo, non solo oltreoceano e non solo un secolo fa.

Recensione

La ricchezza non riguarda solo il denaro, Aino. Dio riguarda l’amore, e la ricchezza riguarda le diecimila cose meschine che ostacolano l’amore. Certo, il denaro è una di queste, ma l’espressione giusta è che l’amore per il denaro è la radice di ogni male, non il denaro in sé. E se mi dici che ami l’IWW, io ti dico che stai mentendo a te stessa. Non puoi amare un ideale. Puoi solo amare le persone.”

Mi sento incredibilmente sola e orfana dopo aver terminato la lettura di questo romanzo. Avevo trovato una famiglia calorosa e amici veri, pronti a prendere le difese del più bisognoso e di costruire una vita nuova in un luogo incredibilmente bello e selvaggio. Marlantes ha un dono: riesce a non far spaventare il pubblico con queste 800 pagine degne delle migliori saghe familiari ottocentesche.

C’è la natura incontaminata dell’Ovest, con i giganteschi alberi da abbattere. Ci sono i boscaioli che, con prodezza e virilità, assumono il compito di rifornire le segherie. Ci sono i proprietari capitalisti; gli operai che si iscrivono ai sindacati; c’è la lotta senza quartiere tra le associazioni nascenti e la ricca borghesia che non vuole cedere il potere. C’è la lotta di classe attuale anche oggi: stipendio adeguato, ore stabilite, sicurezza sul lavoro.

Ci sono loro, i tre fratelli Koski, così diversi uno dall’altro e così simili nell’amore per la famiglia. E’ una lettura possente ma che, come il fiume Columbia, scorre ampia con leggere increspature. Ecco, esattamente questo: è una storia sull’Amore per la Vita. Le difficoltà si possono affrontare con la calma imperturbabile di un finlandese e rispondere semplicemente “Yoh”. Oppure ci si può affidare al Sisu, al coraggio, alla resilienza delle donne sempre pronte per un caffè.

Si può trarre un profondo insegnamento dalla lettura di questo romanzo: qualsiasi cosa possa succedere nella vita, l’importante è avere radici forti e tenaci. Familiari e amici pronti a mantenerti in piedi e a fare da scudo contro le ingiustizie.

Ho potuto contemplare e meditare con Ilmari, diventare una gangster con Matti e odiare per poi rivalutare la figura di Aino.

Consigliato? Si, assolutamente, perché lascia un intimo senso di quiete e di giustizia.

A cura di Marina Toniolo

https://ilprologomarina.blogspot.com/

Karl Marlantes


 laureato a Yale e borsista a Oxford, nel 1968 si arruola nei Marines e viene mandato in Vietnam, dove riceve una lunga serie di onorificenze, tra cui una Navy Cross per «atti di straordinario eroismo in combattimento». Tornato negli Stati Uniti, nel 1975 comincia a scrivere un libro sulle sue esperienze da marine, Matterhorn, che verrà pubblicato negli Stati Uniti nell’aprile 2010. Subito raggiunge i primi posti della classifica del «New York Times», dove resta per 17 settimane. Una valanga di recensioni entusiastiche e un formidabile passaparola trasformano Matterhorn in un clamoroso caso editoriale, con oltre 300.000 copie vendute. 

 

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