Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Fergus Hume
Editore: Lindau
Traduzione: Federico Zaniboni
Genere: Giallo
Pagine: 304
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Nel salotto dei Morley, sotto l’albero di Natale i bambini si divertono rumorosamente con i giochi appena ricevuti in dono, mentre gli adulti si scambiano auguri e regali. Questo quadretto idilliaco nasconde però rancori e gelosie che non tardano a emergere. Una lettera anonima porta lo scompiglio fra i presenti e quando poi si scopre un cadavere, apparentemente pugnalato alle spalle, nel cimitero della chiesa, tutti o quasi sembrano certi che il colpevole sia la bella e sfuggente Anne Denham. Incaricato delle indagini è il detective Steel di Scotland Yard, mentre il giovane Giles Ware, segretamente innamorato di Anne, conduce una propria ricerca parallela. Fra vecchie pettegole, amori impossibili, un’eredità che viene da lontano, figure enigmatiche e una misteriosa Croce Scarlatta, La morte bussa a Natale tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.
Recensione
L’atmosfera natalizia ha spesso ispirato gli scrittori di gialli, forse perché come scrisse Isaac Asimov,
“se per avventura vi sentite un po’ nauseati in questo periodo dell’anno e avete bisogno di un contrappeso alla saccarinità della stagione un giallo è il libro per voi” oppure per dimostrare come sosteneva Hercule Poirot nel romanzo “Il Natale di Poirot”, che è molto più facile che un delitto avvenga durante il Natale perché “c’è molta ipocrisia… e lo sforzo per essere amabili crea un malessere che può essere in definitiva pericoloso.”
Anche Fergus Hume è stato attratto da quest’ambientazione così particolare e anzi è stato uno dei primi perché il suo primo giallo “The Mystery of a Hansom Cab” fu pubblicato nel 1886, un anno prima di “Uno studio in rosso” di Sir Arthur Conan Doyle ed ebbe un incredibile successo di vendite diventando uno standard per tanti libri di genere perché presenta riferimenti letterari e citazioni, personaggi dalla psicologia complessa e diverse interazioni con altri sospetti che lo fecero diventare il giallo più venduto del diciannovesimo secolo.
La storia di Fergus Hume, nato nel 1859 e morto nel 1932, è piuttosto curiosa in quanto mentre lavorava come impiegato di uno studio avvocati era deciso a diventare un drammaturgo; ma avendo scritto solo pochi racconti era uno sconosciuto totale.
Per ottenere l’attenzione dei registi teatrali chiese a un libraio locale quale genere di libri vendesse di più. Le opere poliziesche di Emile Gaboriau erano molto popolari e così Hume le comprò tutte e le studiò attentamente, trasformando così il suo stile per scrivere un romanzo poliziesco, ricco di mistero.
Da allora scrisse tantissimo, diventando uno dei giallisti più fecondi con più di centotrenta romanzi pubblicati con il suo nome.
Tra questi “La morte bussa a Natale” non è certo il suo più famoso ma è veramente un gioiellino che si pone quasi come un’anticipazione di quella che è stata chiamata l’età d’oro del giallo classico.
Pubblicato nel 1903 con il titolo originale di “A Coin of Edward VII” e pubblicato per la prima volta in Italia da Lindau, nella collana “Crimini e misteri” che meritoriamente sta facendo riscoprire gialli d’annata, con il furbo titolo che richiama la magia del Natale ma che ricorda anche “La morte cammina per Eastrepps”, uno dei più bei gialli di tutti i tempi, questo giallo ha tutti i crismi per diventare un classico.
“La morte bussa a Natale” si pone all’incrocio tra giallo all’inglese, feuilleton e il solido romanzo ottocentesco che racconta vizi privati e pubbliche virtù della borghesia.
Il romanzo comincia la vigilia di Natale con i pettegolezzi di due anziane signore che ci fanno conoscere personaggi e retroscena che saranno importanti nel corso della trama.
Si intuiscono subito tensioni, antipatie e interessi contrastanti che avvelenano quella che dovrebbe essere un’atmosfera lieta e festosa e questi acuti contrasti portano alla morte di Daisy Kent, giovane ragazza promessa sposa dell’aitante e benestante Giles Ware.
Del delitto è sospettata Anne Denham di cui Giles era innamorato. Da questo triangolo amoroso la trama segue ben presto la ferrea determinazione di Giles di salvare Anne che è scappata subito dopo l’omicidio.
Con l’aiuto di un’indiscreta zitella, che ricorda molto la Miss Marple di Agatha Christie, Giles Ware raccoglie indizi e sensazioni che gli consentono di far luce su tante manipolazioni e simulazioni sbrogliando una situazione molto complessa e intricata.
La ricerca del giovane innamorato porta a galla una vicenda che coinvolge una cospicua eredità, vertiginosi scambi di persona, sconsiderati rapimenti e inseguimenti navali molto pericolosi, tutto all’insegna della pura avventura mentre il mistero dell’uccisione di Daisy viene continuamente rinviato sino alla sorprendente risoluzione finale.
L’intreccio “giallo” esiste ma non è l’aspetto principale perché viene messo in secondo piano rispetto alle vicissitudini di Anne Denham che scopre molti episodi segreti della sua vita mentre la trama viaggia su veloci binari che assecondano i numerosi colpi di scena, tutti all’insegna del fraintendimento o della mistificazione, la vera cifra stilistica del giallo.
“La morte bussa a Natale” consente di fare un viaggio nel tempo mostrando un giallo diverso da quelli moderni, perché era ancora un genere in divenire che però faceva capire le enormi potenzialità, ma in controluce mostra quanto questo genere deve al romanzo d’appendice che tanto successo ebbe nel diciannovesimo secolo e riporta in voga un autore colpevolmente dimenticato.
Ferguson Wright Hume
conosciuto come Fergus Hume, è stato un giallista inglese. Quand’era bambino, si trasferì con la famiglia in Nuova Zelanda, dove si laureò in giurisprudenza ed esercitò brevemente la professione di avvocato, presto abbandonata per dedicarsi totalmente alla scrittura. Rientrato in Inghilterra, diede alle stampe oltre cento romanzi, perlopiù di genere poliziesco, molti dei quali sono divenuti classici del genere.
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