Recensione di Chiara Forlani
Autore: Laura Costantini e Loredana Falcone
Editore: Nua Edizioni
Genere: Mistero, Gialli, mistery e noir
Pagine: 283
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Bartolomeo Zoldan ha sempre avuto un crudele senso dell’umorismo. Approfittando del castello di Boscolungo, una sua proprietà sull’appennino tosco-emiliano, ha deciso che perfino da morto può giocare un tiro mancino ai propri eredi: costringerli a partecipare a una sorta di caccia al tesoro per aggiudicarsi il pacchetto di maggioranza della Zoldan S.p.A. Dovranno restare in totale isolamento (nessuna comunicazione con l’esterno, nessuna connessione, nessuna auto a disposizione) nel castello e seguire le tracce basate sui versi immortali di Giacomo Leopardi. Un figlio scapestrato, la vedova del primogenito di Bartolomeo, un figlio illegittimo e la giovane segretaria che il magnate ha sposato segretamente saranno costretti ad allearsi, diffidare, tendersi reciproci trabocchetti per cercare di interpretare tutti gli enigmi e raggiungere il tesoro. Nessuno di loro immagina che il gioco possa diventare qualcosa di ben più pericoloso. E che la posta in gioco possa essere la vita.
RECENSIONE
Il libro si apre con una situazione che richiama alla memoria del lettore una serie di storie già lette o viste: la morte di un facoltoso anziano che vive in un castello isolato, il suo funerale, la presenza di persone che non fanno parte della famiglia ma che sono state citate nel testamento. Tornano alla mente diversi libri di Agatha Christie e le sue commedie, oppure film come “Sette donne e un mistero”, che propongono la situazione di una luogo chiuso e isolato, nel quale è impossibile avere contatti con l’esterno, dove gli attori sulla scena si sfidano e, spesso, si fanno del male a vicenda per raggiungere l’ambito premio, che in questo caso consiste nell’eredità del defunto.
Quello che rallegra fin da subito nel libro è la leggerezza e l’ironia con cui è scritto. I personaggi a loro modo sono delle macchiette, anche se si danno arie di grandeur, e mostrano l’intera gamma dei difetti e dei (pochi) pregi dell’animo umano, quando è costretto a confrontarsi con se stesso e a sfidare i suoi simili. Il defunto costringe gli eredi a una specie di caccia al tesoro basata su indizi che derivano dalle parole delle poesie di Giacomo Leopardi.
Ben presto appare evidente che dietro alla messa in scena c’è una regia occulta. Una specie di grande fratello osserva ogni azione dei personaggi grazie a telecamere collocate in modo strategico. Qua e là nel testo appare la voce di chi vede tutto da una posizione privilegiata: “Sono così prevedibili, così scontati. Avrebbe voglia di essere smentito, sorpreso, spiazzato. Invece tutto procede esattamente come aveva immaginato. A questo punto non può fare altro che seguire il copione e minare le loro vane certezze.”
L’intera gamma delle bassezze e delle grandezze dell’animo umano si dispiega in uno spazio chiuso, nel quale è impossibile avere rapporti con l’esterno. Si creano alleanze nascoste, si innescano sfide e nascono passioni, forse finalizzate al guadagno. “Erano anni che Melania non assaporava il gusto della reciproca seduzione. Gli uomini che aveva incontrato dopo suo marito erano stati solo utili antidoti alla solitudine. Ora, perdendosi in quegli occhi azzurri, non riusciva a non chiedersi come sarebbe stato lasciarsi andare alla promessa che contenevano, con ancora sulle labbra il sapore dolce del primo bacio che si erano scambiati poche ore prima.”
I “topolini ciechi” in perfetto stile Agatha Christie cozzano l’uno contro l’altro, in una specie di balletto insensato, con l’accompagnamento dei versi sublimi di Leopardi. “Finché rimanevano lì, erano come topi da laboratorio. Obbedivano a riflessi pavloviani sotto l’occhio distaccato di un regista che restava nell’ombra. Ma che c’era.”
Corrono rischi, i protagonisti della storia. Sono costretti a rivelare realtà scomode che vengono dal loro passato e che avrebbero preferito tenere per sé. Per tutta la durata della narrazione vivono in una dimensione isolata, anche se dorata. A volte fanno incontri inaspettati:
“Intorno il canto del bosco, alle spalle un castello dimenticato, e di fronte il respiro ansante del daino che si condensava nel gelo del primo mattino.”
L’impressione che ho avuto leggendo il romanzo, profondo nella sua apparente leggerezza è una sola: di certo le due autrici si sono divertite un mondo a scriverlo!
A cura di Chiara Forlani
Laura Costantini
Loredana Falcone
Laura Costantini. Romana. Giornalista televisiva, scrittrice, curatrice di pubblicazioni, lettrice accanita. Ama le parole scritte e il loro potere di condivisione. Ha pubblicato romanzi e racconti. È autrice di un saggio sulle difficoltà delle donne nell’editoria: “Scrivere? Non è un mestiere per donne” (Historica Edizioni).
Loredana Falcone. Nata sulle sponde del Tevere, ha portato sempre con sé la voce frusciante del fiume e la passione per il buon cibo tipica dei romani. La cucina è la stanza che preferisce per nutrire e nutrirsi, anche e soprattutto di parole. I suoi libri sono nati, tutti, accompagnati dal profumo dei piatti che ama cucinare per la sua famiglia e per la socia, Laura Costantini. Le piace spaziare tra le storie, i luoghi e le tradizioni culinarie. Vive i suoi personaggi al punto che, a volte, sono loro a suggerirle le ricette. Dotata di efficace pollice verde, divide il terrazzo della sua casa all’Eur con piante aromatiche e peperoncini.
Le due autrici scrivono da sempre a quattro mani e sono state nominate ambasciatrici del Telefono Rosa, grazie alla partecipazione all’antologia contro il femminicidio “Nessuna più” (Elliot). Continuano a battersi contro la discriminazione letteraria nei confronti dei personaggi femminili, spesso vittime di stereotipi ammuffiti. Donne sono al centro del western “Il destino attende a Canyon Apache” (Las Vegas Edizioni). Donne si pongono al servizio di una missione per la salvezza del mondo nel thriller “Il puzzle di Dio” (goWare) scelto da “Liberi di Scrivere” quale miglior edito del 2014. E sempre due donne portano il loro apporto alla rivoluzione messicana di Benito Juarez nel romanzo storico “Ricardo y Carolina” (goWare) pubblicato nel 2015.
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