La figlia della lupa




Recensione di Claudia Cocuzza


Autore: Barbara Aversa

Editore: D editore

Genere: Thriller

Pagine: 400

Anno di pubblicazione: 23 febbraio 2022

 

 

 

 

 

 

Sinossi. Due epoche differenti, ruoli femminili che cambiano, evolvono ma trovano sempre ostacoli e difficoltà nel proprio cammino. Due donne che si incontreranno negli occhi altrui, quegli occhi che entrambe hanno incrociato in momenti differenti della loro vita e che forse non rivedranno mai più. Ogni azione di una donna è costantemente messa a giudizio. Si valuta il loro matrimonio o la loro scelta di restare sole, la loro bellezza e il loro carattere, la loro forza o le loro fragilità… In un’Italia spaccata a metà, tra dopoguerra e giorni nostri, tra centro e periferia, con La figlia della lupa, Barbara Aversa compie il suo esordio letterario con un thriller delicato e potente, in cui sono le donne e la loro femminilità a essere le protagoniste. Donne forti, donne dolci, donne aggraziate, donne avide, donne generose, madri, figlie sorelle e amiche: La figlia della lupa è un intreccio di storie di donne e nell’intreccio con altre vite ritroveranno sé stesse e la propria strada. Una sola è La figlia della lupa, ma in fondo lo siamo tutte.

 

Recensione

La figlia della lupa è un thriller tutto al femminile.

Sviluppato su due piani temporali che ci vengono mostrati parallelamente, la narrazione viene affidata a quattro donne: Giuditta e Liliana, che ci narrano di eventi che iniziano nel secondo dopoguerra e attraversano il secolo scorso fino a giungere ai giorni nostri, e Maggie e Luen, che agiscono nella contemporaneità e ci mostrano avvenimenti concentrati tra il maggio e il luglio del 2018.

A chiusura del romanzo i due piani convergeranno e i protagonisti superstiti si ritroveranno a muoversi sulla stessa scena.

Dal punto di vista tecnico, quindi, ci troviamo di fronte a una focalizzazione variabile che, tramite la narrazione in prima, porta avanti la storia attraverso il tempo, fino a diventare multipla quando i piani convergono e ci viene data la possibilità di osservare la stessa scena da più punti di vista.

Solo due capitoli fanno eccezione: il primo, in cui la voce narrante è quella di Eva, la vittima del delitto su cui Maggie e Luen, da posizioni inizialmente contrapposte, indagano; a fine narrazione, invece, osserviamo il mondo attraverso gli occhi di Emilio.

Eva ed Emilio sono due personaggi chiave: li intravediamo, li percepiamo così come ce li racconta chi li ha conosciuti, ma scopriremo che sono il collante tra tutti i protagonisti di questa storia.

La figlia della lupa è un thriller ma la mia sensazione è che la ricostruzione dell’evoluzione della società italiana dalla fine degli anni ’40 ai giorni nostri, mostrato attraverso la struttura della saga familiare, sia predominante e ben riuscita.

Barbara Aversa ci parla del ruolo della donna attraverso i decenni e ci mostra che le difficoltà di Giuditta e di Liliana non sono tanto diverse da quelle che vivono Luen e Maggie, così che i due piani temporali non risultano poi così distanti, quanto paralleli e quasi speculari.

L’indipendenza di Giuditta si incontra con quella di Luen ed Eva e si scontra con i pregiudizi di una società maschilista che oggi è diversa da quella di allora, ma forse più nelle parole che non nei fatti; la rigidità del ruolo della donna, che ha incastrato Liliana negli anni ’50, relegandola al ruolo di moglie e madre a discapito della propria realizzazione personale, rischia di far soccombere Maggie, con lo stesso identico meccanismo.

Il thriller c’è, raggiunge punti di tensione palpabile, ma il valore storico e sociale del testo, dal mio punto di vista, è predominante.

La scrittura di Barbara è scorrevole e questo rende agevole la lettura; la sensibilità dell’autrice traspare non solo dalla cura con cui ha delineato i personaggi, con particolare riferimento alla figura di Giuditta, che è senza dubbio quella che esce fuori dalle pagine più prepotente rispetto alle altre, ma anche dall’eleganza e dall’attenzione con cui sceglie le parole, regalandoci immagini poetiche e suggestive. Le descrizioni godono di ampio spazio e l’autrice le personalizza, rendendole pregne dei sentimenti del protagonista della scena.

Infine, i riferimenti all’adolescenza di Luen, Eva e Maggie, contestualizzata soprattutto mediante le serie tv cult degli anni ’90 ‒ Beverly Hills, 90210; Dawson’s Creek; Buffy ‒ ha permesso a me, ragazzina degli anni ’90 come loro, una immedesimazione più profonda con le loro vicende.

Ma questa è una sensazione del tutto personale.

 

 

A cura di Claudia Cocuzza  

www.facebook.com/duelettricisottountetto/

 

 

Barbara Aversa 


Insegnante, bookinfluencer e scrittrice, da sempre impegnata nell’ambito giornalistico e come content creator. Barbara Aversa, nota sui social come Missparklingbooks, ha pubblicato diversi racconti per riviste noir, thriller e non solo, ed è stata vincitrice del premio metropolitano di Roma. La figlia della lupa è il suo primo romanzo.

 

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