Recensione di Cinzia Passaro
Autore: Cristina Pacinotti
Editore: Fandango Libri
Genere: Narrativa
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. All’indomani del disastro nucleare di Chernobyl’, Maria Fermi è a Parigi, grazie a una borsa di studio in Semiotica. Nella metropoli, più che agli studi, si dedica alla danza, e alla stampa di magliette manifesto che indichino a lei la via e a chi le guarda con chi hanno a che fare. Lì conosce gli amici che l’accompagneranno lungo la strada dei giorni e dei sogni: il cinico Umberto, gay ironico che le dispensa consigli via telefono come un novello Frate Indovino e l’enigmatica Laure, scrittrice di porno e di romanzi per signore, che la inizia al suo stesso lavoro. A legarla all’Italia c’è un sogno d’amore: Marvin, giovane ecologista benestante che gestisce in Umbria un centro di vita naturale, rappresenta lo sfuggente fulcro del suo sogno più sognato: una storia d’amore assoluta. La loro è una relazione a distanza, in assenza, che Maria non fa niente per rendere reale, perché il non ancora offre molto più spazio alla fantasia. Di discoteca in discoteca, di incontro in incontro, di libro in libro, spesso nel metrò, davanti a uno specchio, attaccata al telefono o alla macchina da scrivere, il suo intimo microcosmo del non ancora si anima grazie a incontri fugaci e si popola di situazioni intriganti. Un annuncio su Libération, con cui cercava “relazioni di qualità”, darà un’improvvisa sterzata alla sua vita e ai suoi appuntamenti mancati con Marvin. Un romanzo che è soprattutto il viaggio interiore di una ragazzaccia perbene, alle prese con l’eterno dilemma tra amore e libertà. Ironico, disincantato e travolgente, per chi ha sempre pensato che gli amori migliori fossero quelli non realizzati
Recensione
Non ancora, non ancora, non ancora sembra quasi un mantra quello che l’autrice si ripete nell’arco di tutto il romanzo. Procrastinando così i reali desideri che albergano nell’animo di Maria, la protagonista che parla in prima persona per tutta la storia il cui pensiero è contrastato solo dalle giuste osservazioni di Umberto, l’amico gay e di Greta, l’amica milanese, assecondato invece da Laure con cui scopre una vera complicità.
È a Parigi per la tesi di dottorato, fa tutto tranne quello che è la reale motivazione che l’ha condotta nella capitale francese; si è iscritta a un corso di danza, continuando a fare quello che è la sua vera passione, “rivelando la vera rivoluzione e opposizione al conformismo dei tempi dove la realizzazione dopo una laurea è più importante dei desideri personali”. Mania della protagonista , le sue magliette con frasi stampate che indossa a seconda delle situazioni che si ritrova a vivere e che descrivono gli stati d’animo di Maria.
A Parigi ha come compagnia la solitudine e pochi amici che la invitano a vivere invece di logorarsi dietro un amore non vissuto o forse già bruciato da un unico incontro fatto di sesso indimenticabile nell’arco di una notte in Umbria a Terra base , residenza di Marvin, l’uomo dal nome di dentifricio come dice Umberto e di cui è follemente innamorata, che non sembra assolutamente interessato a lei se non per artifici erotici, che lo spingono a desiderarla sessualmente. Maria però afferma: “ a Terra base avrei potuto fermarmi e proprio per questo non l’ho fatto. Per paura della fine della possibilità del passaggio dal virtuale al fattale, per non svegliarmi e trovarmi fuori dal sogno, esule da ogni fiaba”. Una storia costruita nella testa di Maria e non vissuta per una serie di non ancora, come se fosse affetta dalla “sindrome di nonancorite”, ma che in realtà nasconde la consapevolezza che gli amori più belli sono quelli non vissuti.
Ascoltando il canto delle sirene metropolitane di una Parigi estiva, Marvin è un chiodo fisso, l’amore non corrisposto, più che non consumato, su cui si concentra l’autrice, fino a sfociare in un monotono racconto di un amore che potrebbe essere ma che in realtà non è.
Good girl go to heaven. Bad girls go everywhere” frase, su una delle stravaganti magliette, che descrive l’intento di Maria di essere a tutti i costi una ragazzaccia con l’animo adolescenziale che si strugge per un amore impossibile. Importante il rapporto d’amicizia con Umberto, quasi un grillo parlante, la sua coscienza, che la sprona a vivere diversamente la sua vita, mentre lui è preoccupato dallo spettro dell’Aids. Argomento infilato nel romanzo, insieme al disastro di Chernobyl, per meglio identificare il periodo in cui si svolge la storia.
In una sorta di chiarezza, dovuta all’ecstasy, Maria capisce qual è lo scopo della sua vita: “scrivere per se stessa e per chi avesse avuto voglia di leggerla”. In una sola splendida notte capirà che ”una storia è come una costruzione, ma così fragile, così fragile che per nulla è crollata”.
C’era davvero bisogno di raccontare una storia in gran parte autobiografica a distanza di molti anni da quando è accaduta? Sicuramente sì per i tanti ragazzacci che potranno immedesimarsi nella trama, ma anche ni per le molte ripetizioni e le frasi d’autore sparse qua e là.. Non nego il sapiente uso delle parole in uno stile raffinato ed elegante che rende il tutto una piacevole lettura.
Una piccola precisazione su due riferimenti nel romanzo, scaturiti da sicura distrazione: siamo nel 1986 e vengono citati la canzone di Zucchero “Solo una sana e consapevole libidine…” e il film Who’s that girl di Madonna, entrambi del 1987.
Cristina Pacinotti
Laureata in Semiotica, ha vissuto a Parigi, Berlino e Amsterdam. A Pisa ha creato e gestito il centro Discipline Olistiche Nagual, organizzando corsi di danza e yoga, promuovendo eventi e festival. Trasferitasi in campagna, ha fondato un’azienda agricola biologica diventando olivicultrice. Per alcuni anni è stata impegnata in prima persona nella creazione di un ecovillaggio in Lunigiana. Vive in un casale nel bosco.
Tra le sue pubblicazioni: Anime in Bestia, Pixart; Chiamarsi Fuori, Stampa Alternativa; Un corpo per il mio guardaroba, La Salamandra, con la presentazione di Dacia Maraini e le illustrazioni di Jacopo Fo; In quei giorni c’era molta luce, ets; Luogo Comune, Vivere Altrimenti; Un Altro Posto, con nota introduttiva di Fabio Genovesi e copertina di Gipi.
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