Sfondate la porta





Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Enrico Macioci

Editore: Terrarossa Edizioni

Genere: narrativa

Pagine: 108

Pubblicazione: 28 aprile 2022

Sinossi. Macioci racconta il momento in cui tre bambini incontrano la paura e il mondo degli adulti inizia a farsene sedurre. Christian scompare negli stessi giorni in cui Alfredo Rampi cade nel pozzo di Vermicino e Francesco, seienne come loro, è costretto a tradire una promessa nella speranza di ritrovare il suo amico, mentre gli occhi di tutti sono rapiti dai bagliori della televisione, dal primo dramma in diretta e senza redenzione. La tarda primavera dell’81 è quella in cui si insinua una crepa nell’infanzia del protagonista ma anche nella nostra coscienza collettiva, ed è una crepa i cui margini hanno finito per sfrangiarsi fino a farci precipitare al suo interno, nella stanza buia della quale forse non siamo più in grado di abbattere la porta. Un romanzo breve che mescola i generi letterari e non può lasciare indenni.

Recensione

I fatidici giorni della metà di giugno del 1981 mi educarono all’essenza del transito umano sulla terra: nascere poi morire. Mi basta tornare a quella manciata di giorni, a quei dadi lanciati sul tavolo del destino da una mano misteriosa, per capire tutto ciò che occorre: la vita è l’equivalente di una stanza buia.”

10 giugno 1981: Francesco e Christian hanno la stessa età di Alfredo Rampi, Christian scompare e Alfredo scivola in un pozzo artesiano, più o meno alla stessa ora di quella sera di fine primavera.

In poche ore, pochi giorni, Francesco si troverà a crescere: mentre si cerca il suo amico, alla televisione compaiono le immagini di un altro coetaneo, immagini a cui tutta Italia si troverà incollata per tre giorni, fino al tragico, inaccettabile epilogo. Perché

Tutti lo conoscevamo benché nessuno lo avesse mai visto. Era uno di noi e ce l’avrebbe fatta perché a nessuno di noi succedeva roba del genere, cascare dentro un pozzo in mezzo ai campi per poi morirci dentro mentre centinaia di persone sono lì a soccorrerti. Alfredino offriva alla nostra società la chance di condividere la solitudine, di mascherare l’impotenza, di rinnegare il reciproco disinteresse. Alfredino non sarebbe morto, era vivo e aveva paura, ma nel frattempo noi sperimentavamo la morte attraverso di lui, attraverso la sua paura di morire. La morte assumeva una forma, la forma del racconto di ciò che succedeva all’interno del pozzo e che i telespettatori non potevano vedere. La morte veniva esorcizzata frugando nelle sue luride tasche, tra la sfortuna e glimprevisti. La morte era uno spettacolo e dunque lo spettacolo diventava morte. Questo però non c’entrava con Alfredino. Lui non era morto. Lui non sarebbe morto. Era solo in trappola. Sarebbe uscito dal pozzo e l’uomo nero sarebbe stato sconfitto.

E Francesco sperimenta la PAURA. Avevo paura. Paura per Christian, per me, per Alfredo. Uno perso, uno in cerca, uno nel pozzo.

Enrico Macioci indaga in questo romanzo breve un momento di un’epoca, che ha cambiato tutto e che non c’è più. Noi non ci siamo più, non siamo più quelli di allora, e non ci sono più quei bambini di sei anni, che osservavano la realtà attraverso gli occhi degli adulti, o forse ci sono, ma il mondo intorno a loro è completamente cambiato. Non succede più, oggi, che un bambino vada per strada da solo o che in ogni caso non venga raggiunto immediatamente dallo squillo di un telefonino (“Oggi la fiducia non vale più. L’ha sostituita il controllo”). Un bambino non può sparire o cadere dentro a un pozzo artesiano…

Ci sentiamo onnipotenti, ma lo siamo davvero? E quale mondo abbiamo fino a qui costruito? Quali adulti siamo diventati? Quali le nostre responsabilità?

Il piccolo Francesco ce lo chiede col suo sguardo sincero di bambino. Noi ce lo chiediamo ripercorrendo quei giorni di giugno del 1981 che lasciarono tracce profonde in ognuno di noi, indifferentemente dall’età che avevamo, quando assistemmo impotenti in diretta tv alla lunga agonia di un bambino di soli sei anni.

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Enrico Macioci


Enrico Macioci è laureato in Giurisprudenza con una tesi di diritto tributario e in Lettere Moderne con una tesi su Cuore di Tenebra di Conrad. Ha pubblicato Terremoto (Terre di Mezzo, 2010), La dissoluzione familiare (Indiana, 2012), Breve storia del talento (Mondadori, 2015), Lettera d’amore allo Yeati (Mondadori, 2017). Collabora con “la Repubblica”.

 

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