Il caso Karmàl




Recensione di Marina Toniolo


Autore: Maurizio Maggi

Editore: Bollati Boringhieri

Genere: narrativa gialla

Pagine: 272

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Base Snow, Afghanistan. Nel più isolato e vulnerabile degli avamposti italiani in Afghanistan viene ritrovato il corpo di Nadia Karmàl, giovane addetta al lavoro nelle cucine. Incaricato dell’indagine è Alì Zayd, poliziotto e mediocre portaborse di un politico locale. Coinvolto in una rete di piccola corruzione e costretto a ubbidire a superiori ai quali non interessa trovare l’assassino della donna, ma sfruttare l’occasione per costruire una spregiudicata operazione politica, Alì segue i pochi indizi di cui dispone, nella Kabul dei quartieri degradati e dei locali alla moda della nuova borghesia, nei bar eleganti di Herat e nelle tante basi della Coalizione, nei villaggi desertici del Sud o fra le montagne del Wakhan. Dapprima procede controvoglia, poi con curiosità, infine con passione, perché scopre che Nadia era una donna piena di risorse e perché l’inchiesta porta alla luce un Afghanistan democratico che la sua generazione ha rimosso ma non rinnegato. A un passo dalla verità, dovrà fare una scelta: certe indagini non finiscono se non hai capito chi era la vittima.

Recensione

Ripercorsi la dinamica della morte della ragazza come dovrebbe fare un poliziotto, cercando di dimenticare che fino al giorno prima ero incaricato di vegliare sui traffici di contrabbando di un politico e il giorno dopo avrei finto di preparare un velina elettorale per un altro, mentre il realtà cercavo l’uomo che aiutava la fuga delle mogli-schiave del Gulistan per consegnarlo ai suoi carnefici”.

E’ difficile oggigiorno immaginare l’Afghanistan come un paese socialmente e politicamente avanzato. Eppure, non lontano nel tempo, era così: lavoro, università per ragazze e ragazzi e la possibilità di impegnarsi politicamente in partiti dissidenti al governo. Ora, le notizie che ci arrivano parlano di soprusi verso le minoranze etniche del paese e soprattutto verso le donne. Prima del ritorno dei Telebani sul suolo afgano, il poliziotto Alì vive in una bolla temporale che gli permette di destreggiarsi tra la corruzione – è pure lui un corruttore ed un corrotto – e l’ignavia che controlla ogni momento della sua esistenza.

Durante una ricognizione per scoprire chi è il Mercante, un uomo che farebbe sparire centinaia di ragazze nel nulla, viene dirottato verso una base italiana, un avamposto che controlla i movimenti dal Pakistan. Nella Base Snow è stata trovata uccisa una donna, Nadia Karmàl. Di lei abbiamo solo la descrizione della sagoma ricalcata su un telo della cucina del campo: all’arrivo di Alì è già stata sepolta nel villaggio di origine. Il poliziotto rifiuta di non seguire tutte le piste, tra improvvisi bombardamenti, incontri con l’ex fidanzata e paesaggi mozzafiato.

In Afghanistan nessuna persona comune è al riparo dagli abusi della polizia e nessuna che sia importante deve temerla. Il risultato è che siamo al secondo posto della classifica mondiale della corruzione. Solo la Somalia riesce a fare di peggio, a quanto sembra”.

Che dire di uno stato che avrebbe una forte coscienza nazionale e che invece si ritrova da secoli ad essere il cuscinetto tra l’impero inglese e quello russo prima, e tra occidente e fondamentalismo poi? Come ben evidenziato nel libro di Maggi i milioni di dollari arrivati come aiuto da varie onlus si disperdono nei buchi neri delle varie amministrazioni.

Non esiste equità civile; i poveri e gli sfollati continuano a vivere nei centri profughi di Kabul e Herat, vere e proprie baraccopoli, i ricchi ostentano ville, elettricità e grossi suv. La protesta democratica è osteggiata: il Capo di Alì deve destreggiarsi tra le forze uscenti americane e italiane e quelle in arrivo dei telebani. La vera forza della nazione si ritrova nella Legge dei Clan.

Raccontarono di bambine diventate mogli a dodici anni, vendute per pagare i debiti o come merci di scambio per risolverne le controversie. Rapite e violentate, tornate disperate dai parenti e ripudiate se non uccise, perché uno stupro disonorava il buon nome della famiglia. Nessun aiuto dalla polizia, che chiudeva gli occhi, assecondava, minimizzata quando addirittura non era protagonista diretta delle violenze. Nessun aiuto dalla Legge, ancora fedele a una mentalità tradizionalista e propensa a delegare tutto ai clan locali. Ancor meno da un parlamento imbottito di criminali di guerra o da un governo capace solo di promettere una vittoria che non arrivava mai. Esistono statistiche anche per dire dove ti conviene nascere. L’Afghanistan è all’ultimo posto, se sei donna”.

Eppure una volta non era così, ed è la presa di coscienza di Alì ad essere il punto forte, il viaggio dell’eroe. Perché Nadia risulta essere una figura ben viva, complessa, colta, intraprendente. Ed è questo che spiazza il poliziotto. Perché per cercare il colpevole deve capire prima chi è la vittima e comprendere la miseria fisica e spirituale in cui versa la popolazione femminile del suo paese. Dove, pur di scappare da un marito imposto e violento, ci si dà la morte.

Raccontato in prima persona dallo stesso Alì, più di un giallo è un noir: abbiamo sì un omicidio e l’indagine che ne segue, ma è talmente ben scritto che entriamo a forza in questo stato pieno di deserti, montagne innevate, colore, cibi prelibati, tazze di te al cumino e tutto cozza contro la violenza che inarrestabile fluisce attraverso le strette vallate e le pianure assolate.

Con una leggerezza inusuale mi sono trovata a leggere di un trattato politico economico dell’Afghanistan e una domanda mi ribolle ora che l’ho terminato: cosa posso fare di concreto per aiutare le migliaia di donne intrappolate in una vita che non hanno scelto? Credo che si debba continuare a lottare per garantire l’istruzione e la possibilità di coltivare l’ideale di cambiamento. Perché, come dice la madre di Alì “I libri, tesoro. I libri fanno la differenza fra un sognatore e un illuso”.

Il caso Karmàl è un romanzo destinato a lasciare il segno. Con rara ironia l’autore gioca con il suo protagonista per far uscire tutti i lettori da uno stato di torpore, protetti dalla grande bolla della vita e ci ricorda che esistono ancora ideali per cui vale la pena lottare. O, per dirla tutta, il ricordo di ciò che eravamo prima è la più grande forma di ribellione.

Consigliato? Si, epico.

A cura di Marina Toniolo

https://ilprologomarina.blogspot.com/

Maurizio Maggi


è ricercatore in un istituto di studi socioeconomici. Si è occupato a lungo di musei, lavorando – in Italia, ma anche in Australia, Brasile, Cina –  con comunità impegnate a raccontare la propria storia dal punto di vista locale. Questo è il terreno nel quale ha maturato l’interesse per la scrittura in ambito narrativo. È stato finalista al Premio ItaloCalvino 2014. Con Longanesi ha pubblicato L’enigma dei ghiacci nel 2016 e La coda del diavolo (2018). Ha scritto anche numerosi saggi, tra cui ricordiamo: Musei alla frontiera. Continuità, divergenza, evoluzione nei territori della cultura (Jaca Book 2009), I musei (Il Mulino 2012).

 

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