A cura
di
Cinzia Passaro
Adolescence è una miniserie televisiva britannica del 2025, ideata da Jack Thorne e Stephen Graham e diretta da Philip Barantini. Utilizzando un unico piano sequenza per episodio, segue da diverse prospettive il caso di omicidio di una ragazzina, di cui è accusato un compagno di classe; esplora gli effetti devastanti del bullismo, cyberbullismo e dell’assimilazione della sottocultura incel sui giovanissimi. Ha ricevuto il plauso universale per la regia, la sceneggiatura e le interpretazioni.
Trama. La serie televisiva britannica racconta le conseguenze sulla famiglia Miller delle accuse di omicidio rivolte al tredicenne di casa, il giovane Jamie (interpretato dall’attore Owen Cooper). Jamie, che viene accusato dell’omicidio di una compagna di classe, è affiancato per tutta la durata dell’interrogatorio alla polizia e dei colloqui con i vari professionisti che si occupano del caso da suo padre Eddie (Stephen Graham) che sperimenta in prima persona l’angoscia del ragazzo che si proclama innocente. Mentre l’uomo si interroga sul suo ruolo di padre per il ragazzo che presenta forti traumi, la scolaresca e l’intera comunità si indignano per il delitto e cercano la verità sull’omicidio.
Paese: Regno Unito
Anno: 2025
Formato: miniserie TV
Genere: drammatico, poliziesco, giallo, thriller
Puntate: 4
Durata: 50-65 min (puntata)
Lingua originale: inglese
Ideatore: Jack Thorne, Stephen Graham
Regia Sceneggiatura: Philip Barantini
Sceneggiatura: Jack Thorne, Stephen Graham
Interpreti e personaggi | |
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Stephen Graham: Eddie Miller Owen Cooper: Jamie Miller Ashley Walters: Luke Bascombe Erin Doherty: Briony Ariston Faye Marsay: Misha Frank Christine Tremarco: Manda Miller Mark Stanley: Paul Barlow Kaine Davis: Ryan Kowalska Jo Hartley: Signora Fenumore Amélie Pease: Lisa Miller Austin Haynes: Fredo Lil Charva: Moray Elodie Grace Walker: Georgie |
Doppiatori e personaggi | |
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Massimo Rossi: Eddie Miller Ciro Clarizio: Jamie Miller Andrea Mete: Luke Bascombe Elisa Giorgio: Briony Ariston Benedetta Degli Innocenti: Misha Frank Federica Bomba: Manda Miller Stefano Crescentini: Paul Barlow Valeriano Corini: Ryan Kowalska Alessandra Korompay: Signora Fenumore Alice Porto: Lisa Miller |
Recensione
“Adolescence” si presenta come una delle miniserie più audaci e provocatorie di Netflix, affrontando tematiche complesse e inquietanti con una profondità inaspettata. La trama ruota attorno a una famiglia della classe media, il cui equilibrio viene distrutto quando il figlio tredicenne Jamie viene arrestato all’alba dal detective Bascombe, a capo delle indagini, per omicidio.
Questo punto di partenza, già di per sé scioccante, diventa il catalizzatore per un’esplorazione profonda del male, della disperazione e dell’impatto devastante che tali eventi hanno sulle relazioni familiari.
Ciò che colpisce di “Adolescence” è la sua capacità di distaccarsi dai cliché del genere thriller. Non ci sono colpi di scena gratuiti o momenti di suspense forzati; piuttosto, la serie si concentra sulle conseguenze psicologiche di un crimine così atroce. La narrazione è realistica e cruda, mettendo in luce la negazione, la confusione e il dolore che una famiglia deve affrontare quando si confronta con la verità del proprio figlio. Ogni personaggio è ben sviluppato, e il loro viaggio emotivo è rappresentato con una delicatezza e una brutalità sorprendenti.
Particolarmente potente è il terzo episodio, che si concentra su una conversazione tra il ragazzo e la sua psicologa, la psicologa Briony Ariston (la bravissima Erin Doherty). In assenza di azione frenetica, la tensione si accumula lentamente, rivelando strati di complessità nella mente del giovane e nelle dinamiche familiari. Qui, la serie dimostra la sua maestria nel costruire suspense attraverso il dialogo e l’introspezione, rendendo gli spettatori partecipi di un’esperienza emotiva intensa.
“Adolescence” non cerca di fornire risposte semplici o giustificazioni. Invece, invita gli spettatori a riflettere sul concetto di male, sull’innocenza perduta e sulle sfide morali che ogni genitore deve affrontare. È una miniserie che, pur trattando un tema pesante, riesce a mantenere un equilibrio tra il dramma e la realtà, portando alla luce la complessità dell’animo umano.
La serie non si limita a denunciare un atto violento, ma ci obbliga a confrontarci con domande scomode e fondamentali: chi era davvero Jamie prima di quel giorno fatale? Quali segnali sono stati ignorati dai familiari e dalla società? E come possono i genitori proteggere i propri figli da un mondo virtuale che può trasformarsi in un’arma micidiale?
“Adolescence” esplora l’influenza tossica di alcuni ambienti online, dai gruppi incel ai forum misogini, dove la frustrazione si trasforma in odio e l’odio in violenza. Una frase inquietante pronunciata da Jamie—«L’80% delle donne va solo con il 20% degli uomini. Gli altri sfigati non li guardano neanche e questo le rende delle stronze»—svela l’assunto alla base della cultura incel, rivelando come la mascolinità tossica si radichi in camerette di adolescenti apparentemente normali.
La serie si distingue anche per l’assenza della vittima, Katie. Non la vediamo mai in vita, ma la sua presenza aleggia nelle parole degli adulti che tentano di ricostruire ciò che è accaduto, rendendo il suo omicidio ancora più straziante e misterioso. Questa scelta narrativa sottolinea la tragedia non solo del crimine in sé, ma anche della vita di una giovane donna che avrebbe potuto avere un futuro.
“Adolescence” è un’esperienza difficile, persino insopportabile in certi momenti, ma è anche una serie che rasenta la perfezione. Non cerca risposte facili, non concede catarsi né speranza, e proprio per questo è così necessaria. È un viaggio all’inferno, e la cosa più spaventosa è rendersi conto che quell’inferno è già qui, intorno a noi. La regia di Philip Barantini e la trama permettono allo spettatore di immergersi nel dolore e nella confusione della famiglia Miller, rendendo ogni momento autentico e toccante.
La performance di Owen Cooper nei panni di Jamie è straordinaria; riesce a incarnare la vulnerabilità e la complessità di un ragazzo che si trova intrappolato in una spirale di eventi più grande di lui. Stephen Graham, nel ruolo del padre Eddie, offre una rappresentazione toccante di un genitore che cerca di proteggere il proprio figlio mentre affronta l’impossibilità di comprendere completamente la sua realtà. Dolorosa e impotente la sua affermazione sul finale: “Mi dispiace ragazzo, avrei dovuto fare di meglio”
Concludendo “Adolescence” è una serie che non solo narra una storia di violenza, ma invita a una riflessione profonda sulle responsabilità degli adulti e sulla fragilità degli adolescenti nel mondo contemporaneo. È un’opera che ogni adulto dovrebbe vedere, non solo per il suo valore artistico, ma anche per il messaggio urgente e provocatorio che porta con sé, stimolando una conversazione necessaria su temi spesso trascurati.
Una serie che lascia un segno profondo, non solo per la sua narrazione coinvolgente ma anche per il modo in cui affronta tematiche universali e inquietanti, invitando alla riflessione e che rimane impressa nella memoria degli spettatori, ben oltre la visione finale.
Senza alcun dubbio, una delle migliori produzioni di Netflix degli ultimi anni.
Buona visione! 🎬