Manuel Bova
Sperling & Kupfer
2023
Sinossi. Con l’ironia, la sagacia e i lunghi dialoghi che contraddistinguono il suo stile, Manuel Bova ci regala un romanzo d’esordio dal sapore nuovo, frizzante, dolce e amaro, da cui è impossibile staccarsi. Trentasette anni, una laurea che non gli serve, un lavoro che non ama. Nella vita, Massimo accetta quello che arriva, e quello che non arriva si vede che non doveva arrivare. Tutto il resto è il calcetto, la PlayStation e i tortellini di mamma. Una vita usata poco, come dice lui. Non sa però che la vita è pronta a sorprenderlo nel più inaspettato dei luoghi: una sala d’attesa. È qui che incontra Sara: quattro chiacchiere, strafalcioni, mani sudate, mezze frasi. Poi Sara entra dal medico e, quando esce, sparisce da quella sala d’aspetto così come dalla vita di Massimo. Massimo inizia a cercarla ovunque, in ogni foto, tra le amicizie, sui social. Ma proprio mentre nel suo cuore si fa spazio un nuovo sentimento, qualcos’altro lo costringe a fare i conti con tutto quello che finora ha sempre accettato senza reagire: il lavoro che non gli piace, la sua solitudine, l’amore. Genova fa da sfondo a una storia divertente e profonda in cui, tra gioie, dolori e sorprese, il protagonista dovrà mettere in discussione tutti i suoi punti fermi, stropicciando un po’ quella vita usata poco.
Recensione di Sabrina De Bastiani
Il mare se ne frega.
Al mare non importa nulla di te.
Succede a chi è così grande.
Non ha tempo per curarsi delle cose insignificanti.
Come me.
Il mare se ne frega perché lui sa che ci sarà anche domani.
È un lusso che a te non è concesso.
Hai meno tempo del mare.
Per questo dovresti dar valore al tempo che ti rimane.
Perché non ne hai.
Finché non arriva il giorno in cui fai il punto e di momenti importanti te ne vengono in mente quattro o cinque.
Gli altri?
Gli altri se li è portati via il mare.
Se un’indicazione di quanto abbia impattato su di noi un libro sono le frasi, i passaggi che ci sono rimasti impressi e che ci hanno fermato a riflettere, che siamo tornati a rileggere, che ci hanno fatto sorridere (o ridere forte), oppure commosso sottovoce, delicatamente, ebbene, quello che dovrei fare ora, sarebbe citarli uno a uno.
Ma, in questo modo, mi troverei a trascrivere tutto il romanzo.
“Al mare non importa” di Manuel Bova, infatti, è letteralmente una storia che si appiccica addosso fin dalle prime battute, restituita con voce autentica, unica, peculiare, che si sposa con un talento forte e originale; una storia personale e intima, ma allo stesso tempo così capace di coinvolgere, di farci sentire parte di quel discorso ininterrotto che mette in relazione noi stessi con la vita che viviamo, quale che essa sia, e con le persone che la abitano.
E dunque, che ci si riconosca in Massimo, il protagonista, oppure che si abbia un vissuto totalmente diverso da quello di questo personaggio indimenticabile, un approccio alla vita, ai cambiamenti, all’amore, totalmente differente dal suo, la grande forza comunicativa dell’Autore e la potenza del suo narrato travolgono, conquistano, ci “parlano”.
Davvero.
Sarebbe, ora, il momento, di approfondire la storia, di entrare maggiormente nei dettagli di una trama incalzante e imprevedibile nei risvolti, fatta di incastri e sublimi sliding doors, ma il quotidiano di Massimo, trentasettenne di Genova, va scoperto e vissuto passo passo, guidati da ciò che ci vuole mostrare, sorpresi dalle sue risposte rapide, tranchant senza (inter)rompere, dalle sue reazioni, talmente umane, talmente vive.
Sarebbe, ora, il momento di parlare dei comprimari, ciascuno a lasciare un segno indelebile, la propria impronta, la propria voce, le proprie contraddizioni. Personaggi dialoganti, dentro e oltre la pagina scritta.
Sarebbe, ora, il momento di parlare dello stile di Manuel Bova, della sua capacità di sintesi che sa restituire un mondo intero. Delle poche virgole che usa, perchè certe cose vanno dette senza la pur minima pausa, senza prendere fiato. Dei punti, quelli tanti. Mai fermi, però. Sempre a capo, a ripartire. Come quella corsa che fa compiere ogni giorno al suo protagonista, un piede comunque davanti all’altro, anche se pesa, anche quando costa fatica, ma fino a farsi sempre più leggera, la falcata sempre più ampia.
Sarebbe, ora, il momento di parlare del tono, ironico, brillante, acuto, privo di mezzi termini, ma mai disturbante, profondo, sensibile, capace di illuminare dettagli che non si sarebbero notati e renderli nella loro pienezza.
Sarebbe, ora, il momento di abbandonare il condizionale.
E’, ora.
Il momento di leggere “Al mare non importa”.
E rimanerne incantati.
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Manuel Bova
nasce a Genova il 3 febbraio 1983, e più o meno è la cosa più interessante che fa per un po’. Ha le idee molto chiare: infatti il suo sogno è fare il pilota di aerei e quindi si iscrive a ingegneria. Si innamora a tal punto dell’ingegneria che decide di insegnare Pilates. Nel tempo libero apre la pagina Facebook Manuel Bova e da quel momento non ha più tempo libero, ma ormai la pagina c’è, tanto vale tenerla. Quando è stato contattato da Sperling & Kupfer ha passato una settimana davanti allo specchio per imparare a dire Kupfer, ma continua a incespicarsi. Quindi se glielo chiedete lui dice che il libro è uscito con la famosa casa editrice Sperling & Mario.