Recensione di Marina Morassut
Autore: Maria Silvia Avanzato
Editore: Fazi
Pagine: 205
Genere: Thriller/noir
Anno Pubblicazione: 2016
Romanzo di difficile catalogazione, ma se proprio volessimo dargli una collocazione, potrebbe essere tra il giallo ed il noir. Difficile anche parlarne, perché a partire da un certo punto le sorprese che l’autrice Maria Silvia Avanzato mette in campo sono molte ed il rischio di rivelare anzitempo qualche dettaglio importante è dietro l’angolo.
Questa è principalmente la storia di una donna, Gloria: del suo universo prima e dopo l’incidente stradale da cui si salva per miracolo, ma monca della vista e della memoria.
L’incidente ma soprattutto le menomazioni trasformano questa giovane donna bella, dinamica, indipendente e teoricamente sicura di sé, in un essere che dipende totalmente da un’altra persona e che inizia a dubitare di tutto e di tutti.
E mai come in questo caso il detto “tutto sembra il contrario di tutto” è così calzante.
Pure la vista e la memoria, che ritornano a sprazzi non fanno che confondere ulteriormente la protagonista del libro. Si intuisce subito che tutte le figure che ruotano attorno alla menomata Gloria hanno qualcosa da guadagnare dalla cecità e dalla mancanza di memoria di questa donna. Anzi, è la stessa autrice che si incarica di farne partecipi i lettori perché, mano a mano che proseguiamo la lettura, capiamo che l’autrice vuole proprio che noi lettori ci rendiamo conto di questa dinamica, perché in realtà le sorprese che ha in serbo per la povera e travagliata Gloria e per noi stanno giusto per iniziare.
Difficile per il lettore immedesimarsi nella protagonista: un po’ perché l’esperienza della cecità e della mancanza di memoria sono complessi anche solo da immaginare, nonostante la scrittrice ci aiuti notevolmente intensificando per noi e per Gloria tutti gli altri sensi.
Un po’ perché ciò che noi lettori scopriamo via via di Gloria non ce la fa apparire sotto una luce favorevole.
Il suo carattere, il suo modo di comportarsi ed interagire: tutto in lei ci respinge e solo quando arriviamo al gran finale, riavvolgendo il nastro della lettura, possiamo capire che così come avviene nella vita reale, non tutto ciò che appare inizialmente nero è sempre senza sfumature.
La storia è sicuramente ben scritta e scivola via veloce anche se la scelta narrativa dell’autrice tiene a distanza il lettore e, forse volutamente, non lo rende partecipe ma lo fa restare sempre alla finestra, freddo e non coinvolto.
Le vicende ed i personaggi sono concatenati con precisione ed astuzia, anche se in alcuni casi l’attesa per la “reunion” delle varie esche lanciate e poi riprese è forse un po’ troppo distanziata e c’è il rischio che il lettore non colga bene le connessioni, se non doverosamente spiegate, cosa che peraltro la scrittrice fa magnificamente.
E forse la sensazione di essere poco coinvolti per la prima metà del romanzo si ha perché ci si aspetterebbe un po’ d’ansia in più, mentre anche quando si leggono scene che dovrebbero far rabbrividire, tutto quel che saremmo tentati di esclamare è semplicemente: che sorpresa!, ma senza quel brivido di ansia e di aspettativa che vorremmo.
Del resto, come detto inizialmente, questo non è un thriller.
E comunque i ricordi che riaffiorano alla mente di Gloria – veri o falsi che siano – così pure il muoversi solo in casa e le sensazioni di una donna cieca che deve rassegnarsi a dipendere da qualcun altro, valgono forse lo scambio con la scarsità di tensione che si rileva in tutta la prima metà del romanzo. Forse.
Ad un certo punto della narrazione, quando oramai l’autrice sta tirando i fili della trama che aveva inizialmente dispiegato, c’è una situazione simil “Le Mille e Una Notte” che pare un po’ stonata, ma è un piccolo dettaglio e probabilmente propedeutico alla brevità che l’autrice sceglie di dare a questo episodio che però dovrebbe essere, insieme al gran finale, il pezzo forte dell’intera serie di vite e di vicende le une legate in qualche modo alle altre.
Ma come dice anche l’autrice: possiamo parlarne un’altra volta, lettore?
Maria Silvia Avanzato
Nata a Bologna nel 1985, ha vinto numerosi concorsi letterari con racconti e romanzi scritti dall’età di cinque anni. Oltre a scrivere articoli per il web e soggetti teatrali, cura mostre d’arte e conduce quotidianamente una trasmissione radiofonica su Radio Bologna Uno. Le piace oscillare fra ironia e noir e convive con una editor inflessibile dai giudizi ferrei: sua nonna. Per Fazi Editore, nel 2013 ha pubblicato Crune d’aghi per cammelli e nel 2015 In morte di una cicala, che ha raccolto un importante consenso di critica e di pubblico.
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