Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Daniele Bresciani
Editore: Garzanti
Serie: Ispettore Miranda #1
Genere: Noir
Pagine: 396 p., R
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. L’ispettore Miranda sa che le regole sono fatte per essere infrante. Per questo, quando gli viene chiesto di archiviare tre casi senza avviare alcuna indagine, non ci sta. Sembrano tanto diversi l’uno dall’altro quanto possono esserlo l’investimento di una donna incensurata, il ritrovamento del cadavere di una prostituta e l’omicidio di un delinquente da quattro soldi. Ma Miranda ha imparato con l’esperienza che, in ogni cosa, esistono legami invisibili. Questa volta, però, non è del tutto sincero, nemmeno con sé stesso. Perché c’è qualcosa di molto personale che lo spinge a indagare oltre e a far fare gli straordinari al suo intuito: conosceva Gloria, la donna che è stata investita. La conosceva talmente bene da aver avuto una relazione con lei. Talmente bene da coprire un’attività illegale, seppur svolta a fini umanitari. Da anni, infatti, Gloria gestiva la Casa dei cento bambini, un asilo gratuito per i figli di famiglie costrette a vivere nell’ombra, senza permesso di soggiorno, di genitori sfruttati per svolgere lavori umili e spesso massacranti. Un’isola felice in un paese non sempre accogliente. Miranda deve capire che cosa è successo. Deve credere che non si sia trattato di un banale incidente causato da un pirata della strada. In una Milano sferzata dal primo gelo dell’inverno, l’ispettore conduce un’indagine ufficiosa, ben oltre i limiti imposti da ogni regolamento. Ma questo, per lui, non è un problema: ha rinunciato alla carriera per difendere le proprie idee contro tutto e contro tutti. Quello che non sa è che il vaso di Pandora che sta per scoperchiare nasconde scenari oscuri e inquietanti persino per chi, come lui, si è costruito una corazza che credeva infrangibile. Dall’acuta penna di Daniele Bresciani nasce un ispettore di polizia che appassiona per le sue doti intuitive e per il suo lato umano. Amante della natura, non ha paura di mettersi in gioco, sullo sfondo di una Milano che alla ribalta dei grattacieli preferisce la fosca penombra delle periferie.
«A questi bambini» … «viene inculcata prima di tutto la necessità di rendersi invisibili. Devono fare in modo che nessuno si accorga di loro. Sono anime trasparenti. Qui dentro potranno tornare a esistere e a essere quello che sono: bambini.»
Recensione
Non c’è niente da fare, da un po’ ho la tendenza ad imbattermi in libri che sono destinati a stupirmi, ad attaccarsi addosso a me e a non andarsene più.
“Anime trasparenti” è proprio uno di questi.
Le “Anime trasparenti” di questo libro non sono altro che i bambini, figli di immigrati irregolari ai quali per sopravvivere, fin da piccoli viene inculcata la necessità di rendersi invisibili. Nessuno deve accorgersi di loro. Di fatto loro non esistono o meglio, non devono esistere.
Questa però è una lama a doppio taglio, perché se da un lato l’invisibilità permette alle loro famiglie di lavorare (anche se irregolarmente) e di conseguenza ai bimbi permette di sopravvivere in una realtà diversa dalla loro, dall’altro lato però, in casi estremi di scomparsa, la paura di essere rispediti nei paesi d’origine avendo anche altri figli di cui occuparsi finisce per frenarli. Si attivano i passaparola nelle comunità allargate di loro pari, ma le forze dell’ordine rimangono un tabù. Proprio per tutta questa serie di fattori, la possibilità che si verifichino atti criminosi da parte di terzi è molto alta. Ed è proprio da qui che si articolerà tutta la storia
La prima cosa che balza agli occhi prima ancora della trama, prima dei fatti, prima di tutto insomma è che i ritmi di questa storia sono scanditi di volta in volta dai singoli personaggi, attraverso i loro ricordi, le loro emozioni e il loro modo di essere.
Con l’ispettore Dario Miranda ho percepito un’immediata sintonia che andava ben oltre ciò che mi capita solitamente. È vero, io mi affeziono velocemente soprattutto quando i protagonisti sono complicati e dissoluti e per questo spesso vengo presa in giro, ma con lui c’è stato di più; mentre lo leggevo e iniziavo a conoscerlo ho percepito una familiarità diversa, una sorta di legame più profondo. Insomma, mi sono ritrovata ad avvertire delle assonanze piacevoli con quello che considero IL MIO personaggio, ovvero Harry Bosch (nato dalla prolifica penna di Michael Connelly). Per certi aspetti infatti, mi sono sentita da subito attirata da questa figura rude, indisciplinata, controcorrente e allergica ai gradi, ma sempre coerente perché davanti a tutto lui ci mette costantemente la giustizia nei confronti dei più deboli, degli ultimi, quelli che di solito non fanno notizia.
“… aveva imparato che il male, se lo si vuole combattere, va guardato negli occhi. Bisogna studiarlo, soffermarsi sulle sue manifestazioni.”
“Lo stesso succede con l’orrore che ci circonda: giriamo la testa, distogliamo lo sguardo, voltiamo pagina, cambiamo canale. O, appunto, facciamo scorrere il pollice.
A un certo punto, come diceva Gloria, tutto diventa trasparente.
Invece no.
Stavolta no.”
Questa è una storia dall’intreccio narrativo molto interessante e con un argomento di fondo profondamente attuale e innegabilmente devastante, che viene proposto con uno stile anche abbastanza delicato se così si può dire, tenendo conto dei temi trattati, almeno per quanto riguarda la voce dell’autore. Sarà invece l’urlo dei personaggi che popolano il romanzo, quello che riuscirà a spezzare le vostre certezze, a scalfire il vostro scudo anti-brutture fino a raggiungere la vostra anima e lì, come un virus, si impossesserà della vostra mente. La storia narrata dalle “Anime trasparenti” finirà per frantumare qualcosa dentro di voi, fino ad arrivare a lasciarvi una percezione d’impotenza addosso che farà male.
Una delle abilità che ritengo doveroso riconoscere a Daniele Bresciani è sicuramente l’utilizzo delle metafore. Le ho trovate di una freschezza e una delicatezza veramente magica, donano leggerezza anche nei momenti di sconforto. Pacate, puntuali ma destinate ad andare a segno, con un affondo che ti rimane, che ti frastorna, che ti stupisce e ti colpisce.
“Eravamo diventati due fiori recisi, costretti a stare vicini nello stesso vaso e a nutrirsi della stessa acqua, ma niente di più. Nessuna radice comune, solo un ambiente estraneo a tenerci l’uno accanto all’altra con un lampadario al posto del sole. Finché l’acqua ha cominciato a diventare torbida, a mandare cattivo odore. I petali hanno iniziato a cadere e i capolini a reclinarsi sul gambo. E inevitabilmente, nello spazio di pochi giorni, i fiori sono finiti nell’immondizia e si è sentita la necessità di spalancare le finestre, di cambiare aria.”
A dare respiro, gli scambi fra Miranda e Rizzo (il suo compagno di stanza in questura) che insomma, in storie come questa diventano fondamentali, sia per conoscere meglio i personaggi che per ritrovare l’ossigeno e distogliere l’attenzione, almeno per un attimo, dalla realtà che li circonda.
Un libro d’impatto che se da un lato ferisce di punta e di taglio dritto al cuore, dall’altro ci mostra che da tutto il male, qualcosa di buono può ancora accadere e che può e deve esserci ancora una possibilità. Ci insegna che fiducia e speranza non sono solo parole vuote e da sottovalutare e anzi, l’umanità ne ha molto bisogno, mai come in questi anni dove si tende a vivere di disillusioni a scopo preventivo, tanto per non rischiare di soffrire, poi.
“… lei inizia a dimenticare il proprio corpo, a non sentirlo più. A ripetersi, come una litania: «Non ti fa niente, non ti fa male, non sta succedendo a te, non ti fa male, non senti niente…».
Impara a inghiottire il dolore, anzi a nutrirsene.”
“A volte prova per lui qualcosa che forse assomiglia all’affetto. Ma poi vede quello che fa, quello che entra ed esce da quella casa, e l’orrore risale a galla e la soffoca. Perché se Lea ha imparato a dimenticare il proprio corpo, non sa controllare la mente e i mostri che abitano lì dentro.”
“Anime trasparenti” è sicuramente un romanzo che non si farà dimenticare subito, è una denuncia, è un richiamo, è un grido d’aiuto.
Spero che nel futuro l’ispettore Miranda, pur odiando i telefoni e la tecnologia in genere, trovi ancora il modo di darci sue notizie, anche perché la sua ricomparsa significherà sicuramente, se sono riuscita a leggergli dentro almeno un po’, che qualche altra anima in difficoltà riuscirà a trovare un po’ di pace.
Buona lettura.
Daniele Bresciani
Daniele Bresciani: (1962), giornalista, dal 1988 ha lavorato per quotidiani e settimanali tra i quali «La Gazzetta dello Sport», «Grazia» e «Vanity Fair» di cui è stato vicedirettore fino al 2012. In passato ha scritto per testate straniere come «The Guardian» e «The Sunday Times Magazine». Attualmente lavora nella Direzione Comunicazione della Ferrari a Maranello. Nel 2013 ha debuttato nella narrativa con Ti volevo dire, che ha vinto diversi premi nazionali ed è stato tradotto all’estero. Per Garzanti ha pubblicato anche Nessuna notizia dello scrittore scomparso (2017).
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