Blanca




Recensione di Gabriele Loddo


Autore: Patrizia Rinaldi

Editore: Edizioni e/o

Genere: giallo

Pagine: 202

Anno di pubblicazione: 2013

Sinossi. Il commissariato di Pozzuoli è fermo nel caldo estivo e nella mancanza di casi rilevanti. Il commissario Martusciello e l’ispettore Liguori hanno tempo per i loro contrasti. Martusciello difende la sua appartenenza popolare; l’ispettore aristocratico respinge le semplificazioni del ciuccio di paese e rifiuta i ruoli di proprietario di proprietà, scienziato e cavaliere. Intanto Martusciello soffre i silenzi della moglie e il ritorno della figlia. Liguori vive un amore incerto con Marinella Di Somma. Crimini spezzano la lentezza dei giorni: una donna uccisa sul fondo di un cratere, il rapimento di un giovane e la scomparsa del figlio di Marinella. I casi sembrano legati alla fabbrica Di Somma e a chi la dirige con metodi vicini all’illegalità. In commissariato arriva Blanca, poliziotta ipovedente esperta di decodificazione. Sarà al fianco di Martusciello, il quale saprà fidarsi del suo modo particolare di decifrare parole e sentimenti. I tre investigatori lavoreranno ai casi seguendo piste diverse. Gli indizi portano contraddizioni e instabilità, la soluzione stenta ad arrivare. Blanca ha competenza di mistero, le sue intuizioni daranno ordine alla logica dei fatti. Dopo la soluzione dei casi Blanca racconterà l’origine del suo limite visivo e come è riuscita a convertire la mancanza in conquista di altre capacità.

RECENSIONE


Alle otto, come tutte le mattine, Martusciello la salutò con gli occhi che stavano già per strada. Lei lo accompagnò alla porta e si accomodò sul divano. Provò a vedere se c’era linea, per l’ansia dell’attesa. Poi si mise ad aspettare la telefonata di Giulia che l’avrebbe consolata del solito niente.”

C’è molta ricerca nello stile narrativo di Patrizia Rinaldi, c’è la voglia di trovare la parola perfetta, la sintesi che esalta i concetti non immediati. A una prima lettura potremmo pensare a una nota che stecca, a un’imperfezione all’interno di un quadro ineccepibile, ma quando entri nei suoi meccanismi capisci che la stessa costituisce la pietra preziosa, il diamante che arricchisce il diadema.

Singoli termini o intere frasi che apparentemente disconnesse dal testo richiamano nella mente del lettore immagini precise e, con loro, sensazioni, colori e umori di cui rammenti il sapore. Descrizioni che danno tridimensionalità e profondità alla percezione, trasformando i ricordi personali in un bene comune.

Non sempre è facile arrivare dove l’autrice vorrebbe condurci, bisogna prima percepirla e con lei la sua sensibilità.

Bisogna empatizzare con la sua sfera emotiva equando ci riesci ti apre un mondo:

Puteoli, piccoli pozzi. Si riempirono con onde di dettagli: occhi che cercavano occhi in uno specchio da borsa, i pensieri di carne della sera, gambe veloci, la musica che non avrebbe più sentito, la passeggiata fino al corso.”

Il giallo è ben costruito, i personaggi ben delineati, il finale di sicuro interesse. Ma l’originalità del romanzo è costituita dallo stile dell’autrice, la differenzia e la caratterizza in un territorio tutt’altro che spopolato.

Complimenti.

 

 

Patrizia Rinaldi


vive e lavora a Napoli, dove è nata nel 1960. È autrice di diversi gialli, tra cui ricordiamo Il commissario Gargiulo (Stampa alternativa 1995), Napoli-Pozzuoli. Uscita 14(Flaccovio editore 2007), Ninetta Ridolfi e gli oggetti affettuosi (Mondadori 2008, primo premio al concorso Profondo giallo 2007). È anche autrice di libri per ragazzi, tra cui Rock sentimentale (El 2011), e di numerosi racconti e novelle apparsi in diverse antologie. Nel 2012 le Edizioni E/O hanno pubblicato Tre, numero imperfetto.

 

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