Recensione di Giuseppe Tursi
Autore: Carmen Barbieri
Editore: Feltrinelli
Genere: narrativa
Pagine: 224
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Anna e suo padre sono «due pupi mossi dalla stessa coppia di aste di metallo», i fili che li legano sembrano destinati a non spezzarsi mai, il loro legame inviolabile. Ma non può essere così, non è mai così, e a diciannove anni, dopo una malattia che brucia il tempo, Anna perde il padre per un melanoma. Il rispecchiamento in lui è così forte, la sua figura così sensibile e piena di cura, così materna, che Anna perdendo suo padre perde se stessa, si confonde, senza lo sguardo di lui è come se fosse diventata niente. L’attraversamento del lutto diventa perciò, necessariamente, ricerca di sé, della propria femminilità, e finisce per passare attraverso una scarnificazione del corpo, il suo oltraggio. Trasferitasi da Napoli a Roma, usando l’università come un pretesto per allontanarsi dalla morte incombente, Anna si ritrova a doversi mantenere da sola, la madre non può aiutarla nelle spese né lei vuole gravare, così si indirizza a un prete grazie al quale la sua coinquilina ha trovato lavoro come ragazza delle pulizie. Il prete però la vede bella – «bisognerebbe proteggere la propria carne con squame più spesse di quelle che il lutto fa risplendere sopra le nostre teste. E invece ci esponiamo al sole dell’angoscia senza alcuna protezione, quasi a pretenderli, i segni sulla pelle di questo nostro attraversamento tisico del tempo» – e le propone un lavoro meglio pagato, in un night club. Anna è turbata, pensa di rifiutare ma poi accetta, e c’è repulsione e attrazione nel suo sì. Mescolato al racconto delle notti in cui si trasforma in Bube, con i muscoli tesi attorno al palo della lap dance, riemerge il passato, riemergono i vicoli e i bassi di Napoli, l’infanzia delle veglie con la nonna, i pomeriggi a fare i compiti con Alfredo e Cristina, e soprattutto il padre, la malattia che scompiglia tutto, la possibilità di esistere nonostante la morte.
Recensione
Anna è abituata sin da piccola a osservare il lutto nel volto delle persone, nonostante ciò, non è pronta a sopportare la malattia del padre e, successivamente, la sua morte. Appena diciannovenne la ragazza si ritrova senza una guida capace di mostrarle la giusta strada, così si perde, lasciandosi sopraffare da eventi, situazioni e persone.
Anna si trasferisce a Roma per studiare, ma ha bisogno di un lavoro, sua madre non può aiutarla economicamente, quindi lei deve provvedere da sola al proprio sostentamento.
Chiede aiuto a Prete Nero, avvezzo ad aiutare le ragazze a suo modo. Il sacerdote osserva il corpo di Anna, ne studia la sensualità, e fa alla giovane ragazza la sua proposta: lavorare in un night club. Anna non vede vie di uscita, accetta l’offerta.
I capitoli del romanzo si alternano tra passato e presente. Conosciamo Anna da piccola, quando viveva nei quartieri spagnoli a Napoli, l’amore incondizionato per suo padre, il bel rapporto instaurato con sua nonna, è lei a iniziarla nei lutti dei personaggi del quartiere, poi, ancora, il difficile rapporto con sua madre. Anna del presente, nel night, si fa chiamare Bube.
La sua figura volteggia nella semi oscurità del locale, gli occhi voraci degli uomini la seguono in ogni suo movimento, la desiderano, vogliono possedere il suo corpo. La lap dance darà la possibilità ad Anna di crescere e maturare.
Non meno importante è il rapporto che Anna ha con il proprio ragazzo. La protagonista vive in maniera disincantata questo amore, dando l’impressione che stia con lui solo per trovare un appoggio nella sua vita.
Carmen Barbieri riesce a ordire sapientemente gli intrecci temporali, e lo fa cambiando diversi registri linguistici, alternando un linguaggio più alto, a uno più discorsivo, inserendo nei dialoghi anche il dialetto napoletano.
L’autrice con la sua opera prima dimostra di avere un grandissimo talento narrativo e un ottimo uso del linguaggio. Cercando il mio nome è un romanzo che mette in primo piano i rapporti familiari, delineando personaggi vividi e reali.
Non mi resta che consigliare assolutamente questa lettura, che lascerà un segno importante nel panorama letterario italiano di quest’anno.
A cura di Giuseppe Tursi
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Carmen Barbieri
Carmen Barbieri, scrittrice e attrice, è nata a Napoli nel 1984. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati da “Abbiamo le prove”, “Minima&moralia”, “Rivista inutile”, “Reader For Blind”, “Lahar magazine”, “Futura – Corriere della Sera”. Finalista nel 2014 al premio Hystrio alla vocazione per giovani attori. È autrice di una tesi in Filosofia del linguaggio sul Teatro Povero di Jerzy Grotowski. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo cercando il mio nome, edito da Feltrinelli.
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