Recensione di Cristina Bruno
Autore: John Bude
Traduzione: Alessandra Maestrini
Editore: Vallardi
Genere: giallo
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Il reverendo Dodd, vicario di Boscawen, tranquillo villaggio sulla costa della Cornovaglia, trascorre le sue serate leggendo storie poliziesche davanti al focolare – ma non sia mai che anche solo l’ombra di un vero crimine possa venire a turbare la serena routine della sua parrocchia sul mare! La pace del vicario finisce tuttavia per essere infranta in una notte di tempesta, quando Julius Tregarthan, un riservato e scontroso magistrato del posto, viene ritrovato a Greylings, la sua residenza appena fuori Boscawen, con una pallottola in testa. I sospetti sembrano cadere sulla nipote di Tregarthan, Ruth, anche se è impensabile che la giovane donna abbia un movente per sparare allo zio a sangue freddo. Fortunatamente per l’ispettore Bigswell, il reverendo Dodd, dopo aver sorpreso per anni i parrocchiani con le sue argute deduzioni sulla vita quotidiana del paese, è ora pronto a mettere al servizio della giustizia la sua profonda comprensione della mente criminale…
Recensione
“Il reverendo Dodd, vicario della chiesa di St. Michel on the Cliff, se ne stava alla finestra del suo confortevole studio, guardando fuori nel buio…”
La vita del reverendo è fatta di piccole abitudini: la preparazione dei sermoni, il sigaro del dopo cena, l’appuntamento del lunedì sera con il dottor Pendrill con il quale parlare di libri gialli, la passione che li accomuna.
Quello in cui ben presto si troveranno coinvolti è però un omicidio reale che sconvolge la tranquilla routine di tutto il paese. Julius Tregarthan è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco. Chi sarà il colpevole? Dodd, assieme all’ispettore Bigswell dovranno dipanare la matassa e giungere alla verità.
Siamo di fronte a un giallo classico, pubblicato nel 1935, che segue tutti i canoni della narrativa di genere. Un delitto, una vittima che non era propriamente simpatica a tutti, una rosa di sospettati, un detective ufficiale e un dilettante, tecnica induttiva e deduttiva per le indagini. Tutto è esattamente come potremmo aspettarcelo e la scoperta del colpevole è una sfida ingaggiata con il lettore.
I personaggi principali sono il vicario e l’ispettore, uno detective in erba e l’altro di professione. Sarà ovviamente Dodd a giungere alla soluzione, vuoi per la sua conoscenza delle persone coinvolte, vuoi per un intuito e un guizzo di tecnica analitica delle prove. Interessante è l’uso dello spago, CSI ante litteram, per ricostruire le traiettorie dei proiettili e quindi individuare la posizione dell’assassino al momento dello sparo. Bigswell si adegua alle intuizioni di Dodd, riconoscendone la perspicacia e verificando la sostenibilità delle sue ipotesi.
La vittima ha mille buone ragioni per essere uccisa: avido, burbero, con numerosi scheletri nell’armadio.
I sospettati sono inevitabilmente tanti, primi tra tutti la nipote Ruth e il suo quasi fidanzato Hardy ostacolati nella loro storia d’amore. E poi c’è Ned, la pecora nera di Boscawen e i domestici che sembrano nascondere un qualche segreto.
In molti hanno motivo di risentimento o interesse a sbarazzarsi della vittima e non è facile per Dodd capire chi ha avuto movente e modo per portare a termine il crimine. Le false piste si moltiplicano e i sospettati vengono esclusi ad uno ad uno man mano che emergono nuovi indizi fino al colpo di scena finale, preannunciato passo dopo passo dalle scoperte che via via rendono più chiaro il quadro del delitto e le sue modalità di esecuzione. Niente viene lasciato al caso e la costruzione del romanzo è precisa come quella di un meccanismo ben oliato.
Come in ogni giallo classico che si rispetti non è tanto la suspence che conta quanto la sfida intellettuale che l’autore mette in atto contro il lettore.
Chi arriverà prima a risolvere il mistero? Il detective o il lettore?
È proprio questo che tiene incollati alle pagine, come in Agatha Christie e in Conan Doyle. Non ci sono gli eccessi di sangue e particolari macabri da pulp fiction che troppo spesso si trovano nei thriller.
L’atmosfera è calma e rilassata e quello che bobbiamo risolvere è un enigma, un puzzle di cui ricomporre tutte le tessere. Alla fine non servono tanti effetti speciali per passare piacevolmente qualche ora, basta solo una trama che funziona e una dignitosa tecnica narrativa.
A cura di Cristina Bruno
John Bude
John Bude: pseudonimo di Ernest Carpenter Elmore (1901-1957), è stato un regista e produttore teatrale inglese, noto anche per aver scritto una trentina di romanzi gialli tra gli anni ’30 e ’50. Nel 1953 fu tra i fondatori della Crime Writer’s Association. Delitto in Cornovaglia, pubblicato nel 1935, è il suo primo romanzo poliziesco.
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