ROY FULLER
Traduttore: Alba Bariffi
Editore: Guanda
Genere: Giallo
Pagine: 243
Anno edizione: 2025

Sinossi. Alla fine degli anni Quaranta, sullo sfondo di una Londra inconfondibile si muove George Garner, scrittore divorziato di mezza età, con grandi ambizioni letterarie ma bloccato in un impiego senza prospettive presso una casa editrice. George vive in un mondo intriso di arte e di libri: Graham Greene è il metro di misura per incasellare le nuove conoscenze, Dickens un compagno costante in tutti i suoi spostamenti. È anche poco incline a far fronte alle questioni pratiche e i suoi rapporti con le persone rimangono sempre a un livello superficiale, di mera formalità. L’unico con cui riesce ad aprirsi è William Widgery, un compagno di scuola con il quale intrattiene da anni una fitta corrispondenza, ma che inspiegabilmente da un po’ non risponde più alle sue lettere. Le giornate procedono in una confortante e compiaciuta monotonia, fino a quando George riceve l’inaspettata proposta di dirigere una rivista letteraria. Lusingato per l’offerta, inizia con entusiasmo a pianificare temi e articoli per la nuova creatura, ma a turbare i suoi progetti arriva una richiesta dalla sorella di William, preoccupata perché il fratello è scomparso. In nome della loro amicizia George accetta di aiutarla a scoprire che cosa è successo, ma quella che si prefigurava come una breve deviazione dalla routine quotidiana si trasforma in una spirale di violenza e terrore che non avrebbe mai immaginato di dover fronteggiare, in cui si ritrova a essere una pedina sacrificabile in un gioco molto più grande di lui.
Recensione
di
Marco Lambertini
George Garner, il personaggio centrale del libro e’ uno scrittore di mezza età, molto ambizioso, ma che in realtà lavora come recensore di libri e come lettore per una casa editrice.
“ Garner, aveva poco più di quarant’anni. Era massiccio e sgraziato.”
Questa breve descrizione è perfetta per inquadrare George Garner.
Lo troviamo all’inizio un po’ impacciato in un incontro con un amico scrittore con ottime entrature, che gli propone la direzione di una rivista letteraria e mano libera nelle scelte editoriali. Garner accetta con entusiasmo ma anche con un pizzico di paura. George, infatti, vive più di parole lette che di relazioni personali. Si trova a proprio agio con i versi dei poeti e con le trame letterarie e molto meno nei rapporti personali.
E’ divorziato e non ha relazioni sentimentali o di amicizia, tranne un unica eccezione; William Widgery unica persona con cui riesce ad aprirsi in maniera completa anche se solamente attraverso la parola scritta. Widgery è un amico dei tempi della scuola che George non vede da anni ma che continua a “frequentare” con scambi epistolari continui.
“In un certo senso, era comico. Garner non vedeva Widgery da dodici anni ed era ben possibile che non lo rivedesse mai più. Ma Widgery conservava (ne era sicuro) tutte le sue lunghe lettere, e ad alcune rispondeva.
Del mondo letterario in cui si muoveva Garner, quando si muoveva, Widgery non aveva conoscenza diretta: faceva l’ingegnere nel Lancashire. Ma era anche un pettegolo: era all’antica, aveva tempo. Garner lo aveva scelto come corrispondente con grande attenzione.”
Proprio mentre si appresta a scrivergli della sua nuova avventura, riceve una lettera dalla sorella di Widgery che gli comunica l’improvvisa scomparsa del fratello e la richiesta di aiuto per ritrovarlo. Garner, convinto si tratti di una semplice deviazione della propria routine e soprattutto per onorare in qualche modo l’amicizia che lo lega allo scomparso, decide di aiutare la Signora Widgery nella ricerca di William.
Fuller, alterna nella storia la trama noir e quella più letteraria, sempre con una scrittura diretta e arguta, con descrizioni molto belle sia di Londra, perfettamente descritta nei luoghi e negli “umori” del dopoguerra, sia del Lancashire, in quegli anni centro industriale della ripresa anglosassone.
In questa alternanza, l’autore dà anche spazio a quello che potrebbe essere una specie di saggio sulla narrativa poliziesca e su cosa sia il noir in Inghilterra negli anni 40. Lo fa con un gustoso scambio di battute tra Garner e un altro personaggio che diventerà poi centrale nello sviluppo della trama.
“Quello che manca al poliziesco inglese è il realismo… realismo sulla morte.» «Realismo su tutto» disse Garner. «No» disse capelli a spazzola. «Con troppo realismo, smetterebbe di essere poliziesco. Innanzitutto, il movente.
Perché le persone vengono assassinate?» «Soldi» disse Garner. «Parlano troppo alle feste»,«Vengono assassinate» disse capelli a spazzola «come risultato dell’azione delle forze sociali. L’omicidio è la vita portata avanti con altri mezzi. È d’accordo?» «Non saprei» disse Garner.”.
Ogni personaggio di “Dietro le quinte”, ruota attorno alla figura e alla personalità di George Garner e ognuno di loro in qualche modo lo porta ad agire anche in modi che spesso sorprendono sia lui che noi lettori.
Quella che appare una banale storia di una scomparsa, piano piano, attraverso una scrittura sapiente e un crescendo continuo, diventa una indagine che cattura totalmente il lettore, grazie ad una atmosfera ansiogena che entra sottopelle in maniera inesorabile.
L’intrigo, costruito magistralmente, si sviluppa quasi lasciando in sottofondo, proprio dietro le quinte, il vero motivo della scomparsa di Widgery. Garner si troverà così davanti ad un bivio personale che lo costringerà a scelte difficili. Come in un puzzle tutte le tessere andranno al loro posto, unendo indissolubilmente tutte le linee narrative apparentemente lontane tra loro, tenute insieme da uno dei più potenti sentimenti umani; l’avidità’, sia economica che letteraria.
Un noir letterario assolutamente consigliato. Complimenti a Guanda per averci proposto questa deliziosa “chicca” direttamente dagli anni 50 del secolo scorso.
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Roy Fuller
(1912-1991) è stato un romanziere e poeta inglese. Ha iniziato a scrivere poesie in giovane età, pubblicando la sua prima raccolta nel 1939. Oltre che scrittore è stato avvocato, ha prestato servizio nella Marina militare britannica e ha insegnato Poesia alla Oxford University. A partire dagli anni Cinquanta si è dedicato anche alla narrativa, con romanzi, memoir e libri per l’infanzia. Nel 1970 è stato insignito della Queen’s Medal for Poetry e nel 1980 del Cholmondeley Award dalla Society of Authors.