Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Arne Dahl
Traduttore: Carmen Giorgetti Cima
Editore: Marsilio
Genere: Thriller
Pagine: 398
Anno di pubblicazione: 2012
SINOSSI
Uno straniero viene ucciso a Skansen, il grande museo all’aperto della capitale svedese. Poco prima, otto donne scompaiono da un centro per rifugiati alla periferia di Stoccolma. Ma cosa lega questi episodi all’omicidio di un anziano studioso del cervello, ritrovato nel cimitero ebraico della città con il cranio trapassato da un sottile filo metallico? Il Gruppo A di Paul Hjelm e Kerstin Holm, sulle tracce di un drammatico traffico di prostitute, ha un’unica pista: una parola incomprensibile da decifrare, oscuro messaggio tracciato nel terreno da una delle vittime prima di morire. Alla ricerca di un nesso in un’intricata serie di omicidi, la rinata unità per i crimini internazionali trova un indizio in un diario, che conserva tra le sue pagine stralci dall’abisso dell’ultima guerra, un’ombra che ancora oscura l’Europa. L’indagine dalla Svezia ai paesi dell’Est, fino all’Italia, percorre il continente in un susseguirsi di colpi di scena che rimandano alle costanti variazioni del blues. Quasi un filo musicale che, dall’orrore di ricordi mai leniti, si snoda negli anni attraverso una sofferenza che si placherà solo con la vendetta.
“Non mi stancherò di ricordarti i vantaggi che ti spettano,
perché tu, antica dea, non possa mai dire
che da me, dea più giovane, e dai mortali che abitano nella città
fosti gettata nella rovina, senza onore, e bandita in esilio.”
(…)
“Raddolcisco, depongo la furia” (Le Tragedie – ESCHILO)
RECENSIONE
Un greco morto in modo assurdo, delle prostitute dell’est Europa scomparse e uno scienziato tedesco ucciso brutalmente: leggendo la sinossi, per un attimo si ha l’impressione di trovarsi di fronte all’introduzione di una barzelletta.
In realtà, con l’evolversi della storia ci si renderà conto che in quest’indagine l’unica certezza sarà l’assenza di normalità e il fatto che non ci sarà nulla di cui ridere.
“Proprio normale non è”.
Chi conosce il Gruppo A sa che aspettarsi un caso dai risvolti puliti e lineari è un’utopia, per cui è inutile pensarci e quindi procediamo.
Dopo anni di dubbi, tentennamenti, mal di pancia e lamenti vari, l’ultimo caso eclatante affrontato dal gruppo ha garantito alla squadra speciale una conferma definitiva.
Ci hanno provato in tutti i modi, ma alla fine nei momenti di difficoltà sempre loro hanno chiamato: i ragazzi (più una ragazza) di Hultin.
La squadra è cresciuta: un nuovo acquisto le cui capacità analitiche sono da subito apparse molto buone, Sara, proveniente dall’unità antipedofilia informatica dove aveva lavorato per un certo periodo assieme a Nyberg.
Anche per gli altri il tempo è coinciso con un’evoluzione, una maturazione frutto di tutte le esperienze condivise sul campo, in modo particolare per Chavez, il dongiovanni del gruppo. Nello stesso momento ha acquisito una nuova collega e una moglie, devo dirvi di più o avete capito da soli?
Nyberg oltre al riavvicinamento con la sua famiglia ha deciso che è giunto il momento di riaprire il cuore anche all’amore e Norlander è ormai un papà sereno.
Kerstin è in piena crisi mentre Paul è in piena primavera nel ritrovato rapporto con la sua signora. Il suo acume di fronte alle difficoltà per la risoluzione dei casi è sempre notevole come la sua fame di cultura letteraria e musicale, tant’è che anche questo libro, come il primo, sarà accompagnato da una colonna sonora che ci seguirà fino in fondo dando anche del ritmo ai fatti narrati. Passeremo dal jazz (incontrato durante il famoso caso dell’assassino dei potenti che ha dato vita al gruppo) al blues, sulle note di “Kind of Blue” di Miles Davis.
Ma non vi pare che manchi qualcuno all’appello?
Certo che sì, Arto Soderstedt che si è preso una pausa da tutti e se la sta godendo in Toscana nel Chianti con la sua famiglia, sorseggiando Brunello e godendo dei profumi delle innumerevoli varietà di basilico coltivate dalla moglie e intanto….
… “Nello zaino sotto l’ombrellone bianco e blu il cellulare era spento.”
Nel giro di poche ore però tutto cambia, la pace finisce e la squadra deve rimettersi in moto.
Noi lettori assieme al gruppo A ci ritroveremo davanti a fatti, che, come in altre occasioni, ci appariranno slegati fra di loro e ci faranno trarre spesso conclusioni sbagliate.
L’indagine ci farà fare un viaggio fra miti classici e storia contemporanea alla ricerca di un nesso logico, che forse ci sarà e forse no.
Attraverso un vecchio diario di memorie, che in realtà coprirà SOLO dieci tragici giorni, Arne Dahl, grazie all’analisi di Paul Hjelm, ci riporterà indietro nel tempo fino al febbraio del 1945 nel campo di concentramento di Buchenwald dove fra le altre atrocità si portavano avanti dei test sulla sopportazione del dolore.
Ma che relazione può esserci fra la mitologia e dei fatti risalenti a più di mezzo secolo fa?
La nebbia che da principio avvolgerà questo caso, piano piano comincerà a diradarsi, ma anche questa volta l’avvicinarsi alla verità comporterà l’essere messi a parte di un pezzo di storia, il più nero che l’umanità abbia avuto modo di attraversare, sul quale ancora oggi non si trova una risposta plausibile perché in realtà una risposta plausibile non ci potrà mai essere.
Mentre Dahl ci guiderà verso la soluzione di questo intricato caso, guidandoci attraverso un viaggio in Europa, a noi apparirà sempre più l’immagine di un domino dato dagli eventi che in più di cinquant’anni hanno influenzato e continuano ad influenzare tutt’oggi la storia personale di molte persone in modo negativo, arrivando ai giorni nostri con ancora tanto sangue versato.
Leggere mi ha portata a riflettere sulle brutture che l’uomo ha spesso perpetrato nei confronti dei suoi simili con azioni cruente e con sofferenze indicibili inflitte gratuitamente.
Dahl, ancora una volta è riuscito a dosare durezza e ironia, nell’affrontare un argomento tanto crudo e doloroso senza risultare mai indifferente al tema di fondo qui trattato e permettendoci anche di trovare respiro con gli scambi, talvolta comici, dei nostri poliziotti preferiti che ci hanno accompagnato alla fine tenendoci sulla corda sino alle ultime pagine.
“… c’è un campo fra le mani e la schiena, un campo magnetico vitale, e ciò che c’è fra loro c’è anche fra loro e me, e io so che quando non ci sarà più quella magia che c’è fra noi, quel campo magnetico vitale, quando non esisterà più non esisteranno più neanche loro. E loro non ci sono più. Sono morti. Io sono morto.”
Buona lettura!
Arne Dahl
Arne Dahl, pseudonimo di Jan Arnald (Sollentuna, 11 gennaio 1963), è uno scrittore svedese. Scrittore e critico letterario, a Stoccolma collabora con l’Accademia di Svezia[1]. Scrive principalmente romanzi gialli sotto il suo pseudonimo ed è famoso soprattutto per la serie di romanzi incentrati sul “Gruppo A”, pubblicata in Italia da Marsilio. La serie, tradotta in venticinque lingue e premiata con il Palle Rosenkrantz Prisen e più volte con il Deutscher Krimipreis[1], è ambientata a Stoccolma e ha per protagonista Paul Hjelm.
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