Fauci
Maria Bellucci
Bacchilega Editore 2021
Noir, pag.184
Sinossi. Gemma e Marco, due fratelli uniti in un rapporto indissolubile ma dalle tinte oscure. Tragedie familiari che segnano per sempre vite intere. Una scia di delitti che attraversa un paese della provincia romana in un crescendo di sesso e sangue. Questi sono solo alcuni dei tasselli del rompicapo che il commissario Cesari e l’ispettore Capuozzo dovranno risolvere per porre fine alla serie di omicidi che sta gettando nel terrore la comunità che sono chiamati a proteggere.
Recensione di Loredana Cescutti
Un sopravvissuto a tutto ciò che ha visto, con qualche cicatrice sull’anima e qualche ruga a segnare il viso…”
L’autrice mi ha fatto dono di questa piccola chicca poco prima di Natale e finalmente mi sono decisa a leggerla, ma senza saper bene cosa aspettarmi poiché Maria Bellucci, fino ad ora, l’avevo ritrovata solamente all’interno delle antologie noir edite dalla Frilli in onore al loro fondatore Marco.
Certo, ero già rimasta colpita dal suo stile decisamente noir, ma in un racconto non è possibile cogliere tutto. E’decisamente troppo corto.
“Ricorda ancora le sue mani addosso quando non obbediva alle sue richieste e si permetteva di replicare se non era d’accordo. Gli hanno lasciato un solco nel cuore, una profonda spaccatura come terra arsa, la pioggia non l’ha mai bagnato ed è diventato sempre più arido e chiuso.”
La storia in cui mi sono imbattuta non è semplicemente nera, è assolutamente buia e cupa come le anime di cui si leggerà al suo interno.
Un nero che avvolge e travolge, che non si può eliminare in nessun modo poiché si è talmente radicato nei cuori, nelle teste e in ogni fibra dei personaggi come un cancro all’ultimo stadio.
Un oblio assoluto che ti ferisce, che non riesci a staccarti di dosso, che si insinua sottopelle come una larva e ti risucchia, un po’ alla volta, ti toglie l’anima, non vuole darti pace perché sa dove colpire e soprattutto, è consapevole dei tuoi punti deboli.
“Nessuno sa mai perché all’improvviso un ricordo torna alla memoria e diventa impossibile da scacciare finché non lo vivi di nuovo.”
Temi duri, di quelli che fanno paura e che nessuno vorrebbe provare, perché una volta che li conosci ti sentiresti in dovere di agire, di porre rimedio ma diciamolo, in certe situazioni il rimedio si trasforma in una chimera irraggiungibile e l’unica cosa che riesce a raggiungerci è proprio lo strazio. Fino a quando la paura, la sensazione di essere stati abbandonati diventerà pressante, insistente e insopportabile.
“Il pezzo mancante del puzzle, era stato lì tutto quel tempo e non lo aveva visto.”
Un indagine difficile, un protagonista tormentato dal suo passato impietoso e non molto amato fra gli alti ufficiali per la sua incapacità di starsene fermo e a modo davanti all’etichetta che seppur utile a livello politico, è decisamente inservibile per arrivare in fondo alle verità più tragiche.
Una scrittura, quella della Bellucci che già mi aveva colpita per la sua camaleontica capacità di estraniarsi alla storia pur riuscendo comunque a trasmettere emozioni vivide nei suoi racconti e che qui, mi ha veramente messa in difficoltà.
La potenza narrativa e la brutalità di vissuti talmente incancreniti da trasformarsi in un limbo eterno, hanno reso questo libro una bomba ad alto impatto esplosivo.
Tanta carne al fuoco, tutta sapientemente amalgamata, che riesce nell’intento di farti unire i puntini, un po’ alla volta, fino a permetterti di osservare l’intera ragnatela che finirà per condurti all’epilogo.
Mi sono affezionata al commissario Cesari, ai suoi silenzi, alla sua doppia vita e al suo sopravvivere di memorie e di ciò che avrebbe potuto essere sé, ma è sempre una figura importante anche la sua spalla Capuozzo, quadrato, puntiglioso ma estremamente affabile che assume, proseguendo nella lettura, una veste di sé inimmaginabile che sa di rivalsa nei confronti della vita.
Forse ho già detto troppo, ma ne sentivo il bisogno, anche per alleggerirmi dalla sacca di emozioni violente che mi hanno investita leggendo e che sono in parte riuscite a colpire ferendomi un po’, proprio per quell’intensità vivida che si percepisce, parola dopo parola.
“… quando la sua mente ritornava sulle macerie del passato e i dilemmi del presente si tramutavano in una massa vischiosa il richiamo del lavoro era un’ancora alla quale si aggrappava per dare un senso alla propria vita.”
Io mi fermo qui, ringraziando Maria per questo viaggio e voi, se non temete il nero, invece, non potete fare altro che iniziarne la lettura.
Buona lettura!
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Maria Bellucci
Maria Bellucci: è nata a Tarquinia, nel cuore della maremma laziale. Nel 2014 esordisce con un suo capitolo in “Verità imperfette”, il “noir a incastro” curato da Luigi De Pascalis per la Del Vecchio Editore; accanto a lei nel romanzo autori come Maurizio De Giovanni, Giampaolo Simi e Marco Vichi. Nel 2020 con “Ossa di vetro” vince il “Garfagnana in Giallo” nella sezione Racconti inediti. Dal 2015 a oggi scrive racconti per alcune antologie di diverse case editrici, in particolare le antologie noir di Frilli Editori. “Fauci” è il suo primo romanzo.