Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Maurizio De Giovanni
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi. Stile libero big
Anno edizione: 2020
Pagine: 272 p., Brossura
Sinossi. È una splendida mattina di primavera, la città è illuminata da una luce perfetta, nell’aria l’odore del mare si mescola al profumo del glicine, della ginestra, dell’anemone. Della rosa. Come può venire in mente di uccidere qualcuno in un giorno come questo, in un posto come questo? Savio Niola, proprietario di uno storico chiosco di fiori, è stato ammazzato. Un delitto che sconvolge Pizzofalcone, perché l’anziano era amato da tutti nel quartiere. Lo consideravano una specie di «nonno civico», che non avendo una famiglia propria si prodigava per quelle degli altri. Aiutava i giovani spingendoli a studiare, cercando di tenerli lontani da strade senza ritorno; chiunque si rivolgesse a lui poteva contare su una parola gentile, su un po’ di attenzione, se necessario su un sostegno materiale. Eppure è stato letteralmente massacrato. Chi può avere tanto odio, tanta rabbia in corpo da compiere un gesto simile? Poco tempo prima l’uomo si era esposto contro il racket che taglieggia i commercianti della zona, ma la pista della criminalità organizzata non convince i Bastardi, ancora una volta alle prese con un caso difficile da cui, forse, dipendono le sorti del commissariato. Un commissariato che, per loro, è ormai molto piú di un luogo di lavoro. Come per Savio era il suo chiosco.
RECENSIONE
(…) i fiori che si piegavano calpestati dai bambini che giocavano a pallone, ma che poi si rialzavano, resilienti e ribaldi.
Ed è esattamente così, resilienti e ribaldi – binomio meraviglioso – che tornano i Bastardi di Pizzofalcone.
A questo giro sono i fiori a declinare ed esplorare gli animi, gli intenti, i gesti, le reazioni, l’agire dei protagonisti. Sono i fiori, per mezzo del loro linguaggio universale e dalle infinite sfumature, a dare voce.
Tramite, mezzo, veicolo di espressione tanto più prezioso quanto più le parole fanno fatica ad uscire.
Certo non è il caso dell’autore, Maurizio de Giovanni.
La sua voce, pur se al servizio dei personaggi, sempre più autonomi, definiti, dimensionati, non vacilla, non esita.
E fa sì che venga consegnato alle stampe il suo romanzo più dirompente, potente, deflagrante.
Un romanzo che scardina le nostre debolezze, le disarma e ce le restituisce inerti, arrese di fronte alla bellezza della vita, laddove la si sappia celebrare, accogliendo. Rispettando(ci).
(…) la loro forza, pensava Palma, era proprio la diversità. (…) Il totale, doveva il vicequestore, è superiore alla somma delle parti. Il motivo, se avesse dovuto sceglierne uno, era il rispetto. Pur prendendosi in giro e non riuscendo a smussare i molti spigoli, tutti rispettavano tutti. Sapevano che ad ognuno, incluso quel ridicolo pazzoide di Aragona, poteva scaturire la scintilla di un’intuizione che avrebbe sollevato il velo.
E proprio di sollevare il velo, qui, si tratta.
Alzare il sipario sul delitto tanto efferato quanto, almeno in apparenza, immotivato, di un fioraio conosciuto e amato da tutto il quartiere, reputato da tutti persona buona e retta, dallo sguardo limpido e cristallino. Trasparente.
Savio (…) non ha mai avuto negli occhi quello che avete tutti, (….) la sensazione del diverso.
Un uomo fatto a pezzi, smembrato, dilaniato nel suo chiosco, i fiori unici testimoni.
Muti? Mai così loquaci, come detto poc’anzi.
Ci mettono il giusto, il tempo necessario, i Bastardi, per sintonizzarsi su quella lingua differente, e, quando lo fanno, ogni cosa appare chiara, un tassello alla volta, un elemento alla volta, a completare il tutto fino al sorprendente finale.
Sorprendente come e più di sempre, perché l’autore, per mezzo del suo talento, smisurato e colmo di intelligenza e sensibilità, si supera nel lasciare semi ai lettori, tra le righe, nelle pagine, riuscendo comunque inesorabilmente a stupire nell’epilogo, con un colpo di scena che nulla ha di artificioso e che, per questo, sa essere travolgente come la vita vera sa essere, spiazzandoci sempre.
Invece, il cuore. Invece, il sangue.
Una persona molto importante ha detto che questo sarebbe stato un libro fortunato.
Niente di più vero. Lo sarà perché lo merita, per ciò che contiene e per come viene espresso.
Ma non lo sarà mai tanto come chi farà l’esperienza di leggerlo, trovandosi di fatto poi nella meravigliosa impossibilità di dimenticarlo.
E arrivo in fondo rendendomi conto che potrei dire ancora e tutto quanto possibile su Fiori, ma la recensione più completa sta nel mazzo di tulipani multicolore, che idealmente consegno, ringraziandolo per queste e per ogni sua pagina, a Maurizio de Giovanni.
Maurizio de Giovanni
Nato nel 1958 a Napoli, è autore della fortunata serie di romanzi con protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta, su cui è incentrato un ciclo di romanzi, tutti pubblicati da Einaudi, che comprende finora: Il senso del dolore (2007), La condanna del sangue (2008), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), Per mano mia (Einaudi, 2011), Vipera (2012, Premio Viareggio, Premio Camaiore), Anime di vetro (2015) Serenata senza nome (2016), Rondini d’inverno (2017) e Il purgatorio dell’angelo (2018). Insieme a Sergio Brancato ha pubblicato due graphic novel sulle inagini del commissario Ricciardi: Il senso del dolore. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2017) e La condanna del sangue. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2018).
È anche autore di: Storie azzurre (Cento Autori, 2010), una raccolta di quattro racconti lunghi dedicati al Napoli, la sua squadra del cuore; Il metodo del Coccodrillo (Mondadori, 2012, Einaudi 2016; Premio Scerbanenco). Con I bastardi di Pizzofalcone (Einaudi 2013) ha inaugurato un nuovo ciclo contemporaneo, sempre pubblicato da Einaudi, continuato con Buio per i Bastardi di Pizzofalcone (2013), Gelo per i bastardi di Pizzofalcone (2014), Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone (2015), Pane per i bastardi di Pizzofalcone (2016), Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone (2017) che vede protagonista la squadra investigativa di un commissariato partenopeo. Il suo racconto Un giorno di Settembre a Natale è incluso nella raccolta Regalo di Natale edita da Sellerio nel 2013. È uscita nel 2014 un’altra raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Febbre appare accanto a quelli di De Cataldo, De Silva e Lucarelli. Inoltre, il suo racconto Un telegramma da settembre è incluso nell’antologia Sellerio La scuola in giallo, del 2014. Nel 2015 pubblica Il resto della settimana (Rizzoli)e Skira Una domenica con il commissario Ricciardi (Skira). Nel 2017 partecipa con un suo contributo alla raccolta di saggi Attenti al Sud, edito da Piemme, e con Rizzoli pubblica I Guardiani. Del 2018 sono Sara al tramonto (Rizzoli) e Sbirre (Rizzoli), scritto in collaborazione con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo. Nel 2019 pubblica per Sellerio Dodici rose a Settembre. Tra le altre pubblicazioni si ricordano: Una lettera per Sara (Rizzoli, 2020) e Troppo freddo per settembre (Einaudi, 2020).
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