NON CHIUDERE GLI OCCHI




Non chiudere gli occhi


Autore: Francesco Formaggi

Genere: letteratura per ragazzi

Pagine: 208

Editore: Pelledoca, 2017

Collana: neroinchiostro

Costo: 16 euro

Gio e Nico hanno tredici anni e sono amici per la pelle. Pur essendo, come spesso accade tra migliori amici, molto diversi l’uno dall’altro. Condividono la voglia e lo spirito di avventura e il non voler fermarsi alle apparenze. Ma Nico non ha paura di niente, mentre Gio, pur essendo comunque un tipo piuttosto audace, teme il buio e l’altezza, in particolar modo da quando è morto il suo papà. Un dolore ancora forte, terribile, una tragedia subito dopo la quale Gio, a seguito di una febbre molto alta e prolungata, ha iniziato a sviluppare in maniera particolare una sorta di sesto senso che lo porta a captare la cattiveria delle persone quando gli passano accanto. Eppure quando sono insieme non li ferma nessuno.

Durante una pedalata serale passano vicino al cimitero e notano una bizzarra coppia composta da un vecchio con la barba bianca e una donna magra che gli balla attorno quasi a mimare il movimento di una giostra. Barboni strampalati che, il giorno della misteriosa scomparsa di Giorgio, un bambino di sei anni, vengono subito additati dagli abitanti del paese come i responsabili.

Ma Gio e Nico, supportati anche da Alice e dal fratello maggiore della ragazza, Omar, non credono che quei due personaggi siano malvagi e iniziano un’indagine al cardiopalma per scoprire che cosa si nasconde veramente dietro alla scomparsa del piccolo.

Un thriller che tiene con il fiato sospeso in molte scene, ma che al suo interno propone anche argomenti “tosti” e delicati, come la paura della diversità, ma anche la violenza domestica. Senza dimenticare l’importanza dell’amicizia.

Una delle prime pubblicazioni della neonata casa editrice per ragazzi Pelledoca, nata a marzo e che si rivolge a un pubblico oltre i dieci anni e che spazia dai classici rivisitati del genere noir a storie inedite.


A SCUOLA

“Non chiudere gli occhi” crea suspense nel lettore per molte scene narrate con un ritmo incalzante che fa veramente trattenere il fiato, quasi come se si stesse vivendo il racconto accanto ai personaggi.

Ma a livello didattico può essere molto utile per affrontare con coraggio problematiche purtroppo diffuse, come quello delle violenza tra le mura domestiche, la paura della diversità, e come poterne parlare per superarle. I rapporti tra genitori e figli ricoprono in questo libro una varietà ampia e tratteggiata senza giri di parole, così come in maniera diretta si parla di bullismo, ma anche di complicità tra amici, di coraggio, di capacità di superare le barriere dell’apparenza.

Inoltre alcuni passaggi del romanzo offrono l’occasione di avvicinarsi a poeti e artisti anche stranieri e contemporanei che possono risultare una bella scoperta e un terreno di analisi e conoscenza da parte dei ragazzi.


DUE PAROLE CON L’AUTORE

Editor e redattore del magazine Riders e scrittore di romanzi e racconti anche per adulti (il suo primo libro, “Il casale”, edito da Neri Pozza nel 2013, è stato finalista del premio John Fante Opera Prima), Francesco Formaggi, laureato in filosofia estetica all’università di Bologna, si cimenta con un mistero rivolto ai ragazzi, toccando argomenti delicati senza retorica e in maniera molto diretta.

1) Francesco, l’idea di parlare ai ragazzi di temi come quelli che affronti in “Non chiudere gli occhi” è nata da fatti di cronaca precisi o da interesse personale sull’argomento?

Da un interesse personale, non un’esperienza, ma un interesse. Già in miei libri per adulti ho trattato il tema della violenza invisibile e ci tengo molto a raccontare questo. Perché è una violenza che non lascia i segni fuori, ma ti distrugge il corpo e la mente. Qui affronto anche la violenza nella famiglia, in una principalmente, anche con figure di ragazzi che subiscono. Mi interessa molto il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e l’attenzione a tutto ciò che può distruggere una normale evoluzione dell’essere umano: cresci sano se incontri persone sane, se se ne incontrano di “malate” serve la forza dell’individuo per combattere contro le violenze. E mi chiedo qui in che modo un ragazzino può sopravvivere interiormente a una famiglia che lo nega. Io credo che i ragazzi abbiano molta forza.

Poi, è vero, ci sono molti fatti di cronaca che parlano di violenza dentro la famiglia: a volte la violenza che viene da fuori è più evidente, se stai male con una persona esterna puoi anche evitarla, ma che cosa fai quando questa situazione l’hai dentro casa?

 

2) L’utilizzo di una trama “gialla”, misteriosa, serve qui proprio per mettere in luce, più che l’intreccio in sé, queste relazioni e varie problematiche sociali. Questa scelta dipende dal fatto che reputa il racconto giallo il genere più diretto per affrontare il sociale o che si augura di portare l’attenzione anche dei ragazzi su questi particolari argomenti offrendo loro un thriller, che di solito li appassiona?

Entrambe le cose, ma senza premeditazione. Io ho una trama: una comparsa e una ricerca. Ho un plot e dentro a questa struttura puoi creare i personaggi e le situazioni che ti permettono di raccontare questi temi. In questo romanzo c’è anche l’avventura. Quando ho affrontato questa scrittura mi sono chiesto quali fossero gli elementi per un libro per ragazzi e confrontandomi con lo staff della casa editrice è emerso che quello essenziale è l’avventura, perché c’è movimento. I ragazzi sono curiosi di natura e mi interessava mettere l’avventura, perché è bello che ci sia un’azione.

3) Nei dialoghi dei personaggi ricorrono spesso alcune cosiddette “parolacce”: perché questa scelta?

In realtà sono venute spontaneamente, perché nella massima parte le parolacce sono dette principalmente dai bulli, che usano un linguaggio loro. Ogni tanto ne scappa qualcuna a Nico, ma in maniera davvero spontanea. Credo che sia necessario il realismo, non possiamo ingannare il lettore.

a cura di Sara Magnoli