Hitler




MAI PRIMA DI MEZZOGIORNO


Autrice: Helga Schneider 

Editore: Oligo

Pagine: 173

Anno edizione: 2025


Sinossi. Gli ultimi mesi di Hitler raccontati dalla voce di una delle ultime testimoni dirette dell’orrore nazista, allora bambina nascosta a pochi isolati di distanza dal bunker della cancelleria. Lontano dalla narrazione cinematografica consolidata, incontreremo il Führer per quello che, alla fine della guerra, era davvero: non più l’uomo forte del regime, ma una larva malata, tenuta in piedi a fatica e a forza di psicofarmaci, eppure ancora capace di attimi di perversa lucidità. A metà strada tra il romanzo e il saggio narrato, l’autrice de “Il rogo di Berlino” (Adelphi) mette a nudo la verità storica e la rende un monito, oggi attuale più che mai, contro ogni deriva autoritaria.

 Recensione di

Gabriel Uccheddu 


Il libro offre un’approfondita analisi degli ultimi anni della Seconda guerra mondiale e della parabola discendente di Adolf Hitler, mettendo in luce non solo le sue scelte strategiche e politiche, ma anche il contesto umano e psicologico che lo circondava. L’autore non si limita a raccontare le vicende belliche, ma dà spazio anche alla situazione della popolazione tedesca e agli alti ufficiali nazisti, alcuni fedelissimi fino alla fine, altri invece pronti a voltargli le spalle quando la disfatta si faceva ormai inevitabile.

Uno degli aspetti più interessanti è il modo in cui viene narrata la progressiva caduta del Führer: dalle disastrose operazioni militari contro l’Unione Sovietica, passando per i tentativi falliti di fermarlo (come il celebre attentato del 20 luglio 1944), fino agli ultimi, surreali giorni nel bunker di Berlino, dove Hitler e i suoi seguaci più fedeli attesero la fine in un’atmosfera quasi spettrale.

Il libro tratteggia con precisione il rapporto ossessivo e talvolta conflittuale tra Hitler e i suoi generali, evidenziando la loro graduale presa di coscienza dell’impossibilità di vincere la guerra.

Oltre alla cronaca degli eventi bellici, la parte finale assume un taglio più biografico, ripercorrendo l’infanzia difficile di Hitler, segnata da un padre violento, la sua giovinezza tormentata e povera, fino al momento decisivo della Prima guerra mondiale, quando sceglie di arruolarsi per la Germania pur essendo austriaco. Questa parte aiuta a comprendere le radici della sua ideologia e il contesto in cui maturò il suo pensiero.

Dal punto di vista stilistico, il libro è scritto in modo coinvolgente e scorrevole. I capitoli brevi e incisivi rendono la lettura dinamica, mentre la scelta di non seguire rigidamente una linea temporale cronologica – alternando episodi del 1919 a quelli del 1944 e così via – non crea confusione, ma anzi aggiunge ritmo e profondità alla narrazione. Questo espediente contribuisce a mantenere alta l’attenzione del lettore, offrendo una visione più ampia degli eventi senza risultare dispersivo.

In definitiva, si tratta di un’opera ben strutturata e ben scritta, capace di restituire con efficacia il clima di un periodo storico cruciale, senza perdere mai di vista l’elemento umano che ne fu protagonista. Una lettura consigliata a chiunque voglia approfondire gli ultimi anni del Terzo Reich con un approccio narrativo avvincente e ricco di dettagli.

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Helga Schneider


nel 1941 è stata abbandonata dalla madre che è diventata membro delle SS e poi guardiana nei campi di sterminio. La Schneider vive dal 1963 in Italia. Tra i suoi libri più noti: Il rogo di Berlino, Porta di Brandeburgo, Il piccolo Adolf non aveva le ciglia, Lasciami andare, madre, L’usignolo dei Linke. Per Salani ha pubblicato Stelle di cannella (Premio Elsa Morante ragazzi 2003), L’albero di Goethe e Heike riprende a respirare.

A cura di Gabriele Uccheddu 

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