Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Maurizio Blini
Editore: Edizioni del Capricorno
Pagine: 256
Genere: Noir
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Andrea e Marco, due studenti come tanti, sono gli scomodi testimoni di un evento inquietante: le torbide acque del lago Piccolo di Avigliana nascondono un terribile segreto a cui non possono più sfuggire. Aldo Sciortino, uno strano personaggio soprannominato «il Pretino», accusato da una serie di lettere anonime di essere un pedofilo, si ostina a stazionare giorno dopo giorno su una panchina di fronte all’area giochi del parco della Pellerina. Osserva i bimbi, e nulla più. Due storie parallele (ma nella realtà non è vero che due rette parallele non s’incontrano mai…) che metteranno a dura prova il dottor Stelvio e i poliziotti della Omicidi torinese. Dovranno affrontare il male più oscuro e devastante, quello in grado di nascondersi, mimetizzarsi, mutare sembianze come in un gioco di specchi.
Recensione
In un panorama editoriale che mangia e viene fagocitato con altrettanta facilità, in cui le lettrici e i lettori di gialli-noir sono, giustamente, sempre più esigenti, la penna di Maurizio Blini rappresenta una ventata di novità. O di “vecchia maniera”, per usare le sue parole.
E questo romanzo, I cattivi ragazzi, non fa eccezione.
Nessun detective improvvisato, né personaggi al confine tra la Marvel e il fotoromanzo: i protagonisti sono sbirri, sbirri e basta, poliziotti “alla vecchia maniera”, appunto, e quella che si imprime sulla pagina è la vita reale, che puzza e sorprende, che ha ancora qualche asso da giocare e ossa da spolpare. Procedure, gradi, modus operandi (e vivendi) sono descritti senza sconti, senza inganni né invenzioni da chi quel mondo l’ha visto, sperimentato, toccato da vicino: Blini è stato investigatore della Polizia di Stato per oltre trent’anni, e tra le righe li sentiamo tutti, decade dopo decade, giorno dopo giorno, con il loro peso, le loro delusioni, la loro bellezza appassionante, feroce, difficile da lasciare fuori dalla porta, da abbandonare.
Due casi all’apparenza distinti – il ritrovamento di un cadavere nelle acque del lago Piccolo di Avigliana, una serie di lettere anonime che puntano il dito contro un presunto pedofilo – e una squadra più che realistica, dannatamente umana – dal vicequestore a capo della Omicidi torinese, il dottor Silvano Stelvio, all’intuitivo Farci, a Nicotra, alla dottoressa Adinolfi, all’ispettore della Postale Bianco, fino a Moreno, a tratti voce narrante e fratello di Silvano, ex dirigente della Mobile da poco in pensione (ma si va mai davvero in pensione da un lavoro che è prima di tutto una missione?) – sono gli ingredienti di una ricetta noir eseguita a regola d’arte, servita alla giusta temperatura, ma che lascia, come è proprio del genere, un gusto amarissimo in bocca: non c’è esorcismo o fiamma che tenga, il male continua la sua macabra danza, e ogni terreno può trasformarsi in pista da ballo, dai giardinetti in cui giocano i bambini, innocentemente ignari e puri, alle sedi in cui il demonio, in ogni sua forma, dovrebbe essere denunciato, perseguito, sconfitto per il tempo che la giustizia concede.
Quanto è seducente il potere?
Quanto può essere attraente saltare il confine, macchiarsi, rotolarsi nella fanghiglia?
Quanto è semplice cambiare squadra, mantenendo la medesima facciata?
Quanto è sincero il desiderio di espiazione?
Sono interrogativi comuni, forse quotidiani, forse intimamente condivisi e pruriginosi, e talvolta la risposta è scomoda, deludente, perfino disgustosa… ma questa è la vita vera, non sempre il diavolo torna all’inferno con la coda tra le zampe caprine, non sempre il buono, o perlomeno chi fa di tutto per restare tale, onesto con se stesso, coerente con il proprio riflesso nello specchio, trionfa.
Se una vittoria c’è, è soltanto parziale, momentanea, consapevole dei suoi limiti: tolto il coperchio rovente, spezzata la punta dell’iceberg, sotto la superficie sobbollono macchinazioni e mali ancora peggiori, pronti a sfoderare gli artigli e a stringere le spire.
Ma non per questo si smette di combattere, anzi: ecco ciò che fanno i veri eroi, senza superpoteri, ma soltanto, splendidamente mortali.
A cura di Francesca Mogavero
Maurizio Blini
Maurizio Blini è nato a Torino nel 1959. Oltre a innumerevoli racconti inseriti in antologie, tra cui, per Edizioni del Capricorno, Porta Palazzo in noir (2016), Il Po in noir (2017) e Montagne in noir (2018), ha pubblicato i seguenti romanzi: Giulia e altre storie (2007, tradotto e pubblicato in Bielorussia nel 2012-2013), Il creativo (2008), L’uomo delle lucertole (2009), Il purificatore (2011), Unico indizio un anello di giada (2012), R.I.P. (Riposa in pace) (2013), Fotogrammi di un massacro (2014), Figli di Vanni (con Gianni Fontana) (2015), Rabbia senza volto (2016), La ragazza di Lucento (2018 e 2020, riedizione a cura di Il Giornale), La strategia del coniglio (2019), Le bugie della notte (2020).
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